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venerdì 14 dicembre 2018

Che cosa dobbiamo fare?


3a domenica di Avvento (C)
Sofonia 3,14-17 • Salmo Is 12,2-6 • Filippesi 4,4-7 • Luca 3,10-18
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Che cosa dobbiamo fare?
Sono interessanti due aspetti nella risposta a questa domanda ripetuta.
Il primo è che l'attenzione è rivolta non a opere di preghiera o di penitenza particolari: Giovanni avrebbe potuto chiedere di seguire la sua strada, di ritirarsi nel deserto… chiede di essere attenti alle persone che si incontrano e con cui si ha a che fare. La "buona novella" che egli annuncia, la venuta del Messia, si concretizza nel rinnovare i "rapporti" tra le persone.
E per vivere la giustizia e l'amore del prossimo, non occorre lasciare la monotonia dei rapporti quotidiani o del luogo in cui si vive, per dedicarsi a qualcosa di più creativo, ma rimanere al proprio posto, nel proprio ambiente, al proprio lavoro. L'esattore delle tasse rimanga al suo tavolo, il soldato in caserma, la mamma e l'operaio al loro lavoro, lo studente sui banchi di scuola.
Ciò che deve cambiare è il modo di rapportarsi con gli altri…
Cambia il modo di concepire e vivere il lavoro, qualsiasi lavoro: non primariamente come mezzo per guadagnarsi da vivere, ma come il primo e più continuo modo di amare e servire gli altri: ogni lavoro serve a qualcuno e siamo chiamati a farlo bene, con perfezione e onestà. E ci viene chiesto di non vedere solo i propri diritti, ma i propri doveri e i diritti degli altri: prima dell' "elemosina" c'è la giustizia. Allora tutto sarà nuovo, perché tutto rinnovato dall'amore, che prenderà l'espressione del rispetto, della condivisione della "tunica", del servizio, dell'ascolto…

Viene uno che è più forte di me … annunziava loro la buona novella
Il Vangelo, cioè la buona, bella novella, è la venuta del "più forte" che "battezza (immerge), in Spirito Santo". Essere "immersi" nello Spirito Santo significa essere portati nel cuore della stessa vita di Dio, in cui lo Spirito è l'amore.
Da una parte è qualcosa di abissalmente distante ("Io non sono degno di slacciare i sandali"), dall'altra ci viene prospettato addirittura come stile di vita. La novità di Gesù è così grande che mai si finisce di accoglierla e comprenderla.
Per questo ci vuole il "fuoco" (che è segno di purificazione): è un'opera che solo Lui può portate a compimento: infatti, "ha in mano il ventilabro".
Solo con questa luce nuova, si può riconoscere in ognuno una parola e un dono di Dio: ognuno è destinato ad essere "battezzato". Vedere il positivo, soprattutto in chi è "diverso" in religione, in politica, nel modo di vivere, ascoltare senza pregiudizi chi ha convinzioni diverse, capire le sue ragioni e vedere la sua parte di verità, sono aspetti del nostro "accogliere" Gesù. Allora non c'è più semplicemente tolleranza e rispetto l'uno per l'altro, ma un arricchimento vicendevole.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
E noi che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,14)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi proposta a suo tempo pubblicata:
 Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16) (Lc 3,16) - (13/12/2015)
(vai al testo…)
 E noi, che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,14) - (16/12/2012)
(vai al testo…)
 Rallegratevi sempre nel Signore! (Fil 4,4) - (11/12/2009)
(vai al post "Chiamati alla gioia")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Gesù accende la vita e la rende felice (11/12/2015)
  La gioia di incontralo nel migliore dei modi (14/12/2012)

Commenti alla Parola:
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2018)
  di Luigi Vari (VP 10.2015)
  di Marinella Perroni (VP 10.2012)
  di Claudio Arletti (VP 10.2009)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione di Bernardette Lopez)

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