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lunedì 24 ottobre 2016

Chi è grande nel cuore del Padre?


Stare in mezzo alla gente, esercitare il ministero diaconale accanto alle persone, facendo un tratto di strada assieme nella vita con chi si trova magari in situazioni particolari di sofferenza o di bisogno, è fare l'esperienza sempre nuova della vicinanza del Padre, che Gesù, che ritrovo nei miei fratelli, mi fa sperimentare.
Rimedito le parole del vangelo della parabola del fariseo e del pubblicano che salgono al tempio a pregare (cf Lc 18,9-14).
E mi chiedo: chi è più grande nel cuore del Padre?
Guadando al pubblicano che non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma, battendosi il petto, si rivolge a Dio chiedendo di avere pietà di lui che è peccatore, è inequivocabile l'atteggiamento di Gesù. Egli non loda il pubblicano per la sua vita, ma perché si riconosce peccatore e fa conto dell'amore di Dio.
Potremmo dire che è preferibile chi, in situazione irregolare, accetta di non poter ricevere i Sacramenti a chi, dicendosi "praticante", li vive come un diritto.
L'atteggiamento del pubblicano si manifesta nel conservare la stima, anche quando si vedono le debolezze, nel cercare la Parola di Dio per cambiare lo stile di vita e di pensiero, nell'affidarci all'amore gratuito del Padre, nel riconoscere che Gesù ha dato la vita per tutti, "caricandosi" del peccato dell'umanità.
E mi ritorna alla mente l'esperienza di Roberta:

«Sono sposata civilmente con un divorziato. Ho vissuto con ribellione la privazione dei Sacramenti. Ero certa che Dio mi capiva nella mia scelta e mi ribellavo alla Chiesa e al prete che non mi capiva.
Il passare degli anni e le difficoltà nella vita di coppia mi hanno cambiata.
La privazione dei Sacramenti mi faceva soffrire: non aveva senso per me la Messa, se non potevo ricevere l'Eucaristia e così non partecipavo più. Apparentemente un taglio netto, ma dentro un vuoto sempre più grande. Quel vuoto che tanta sofferenza mi procurava - l'ho capito dopo - era la presenza di Dio, che non mi lascia e che non smette di amare la sua creatura anche se essa volta le spalle. Questo è il Dio che ho ritrovato: un Dio che è Misericordia.
Ho seguito le indicazioni del mio parroco e ho ripreso poco a poco, anche con l'aiuto della comunità, la capacità di rivedere la mia vita non secondo le mie convinzioni, ma alla luce della Parola di Dio e degli insegnamenti della Chiesa. Io e Dio, io sola davanti alla sua Parola.
È cambiato tutto. Non posso ricevere i Sacramenti e questa rimane una sofferenza… Cerco però l'incontro con Gesù nella contemplazione del Crocifisso: da lì viene il dono della Misericordia divina. Ho trovato quindi anche il mio posto nella Chiesa: aiutare nella pastorale dei casi difficili di matrimonio».



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