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giovedì 15 settembre 2016

Intervista sul diaconato a:
 Mons. Mario Delpini, Vescovo Ausiliare di Milano
 Mons. Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia


Riprendo le interviste ai vescovi delle diocesi italiane sul diaconato permanente e i diaconi delle loro diocesi, pubblicate nella rivista L'Amico del Clero della F.A.C.I. (Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia).
Le interviste sono curate da Michele Bennardo.

Michele Bennardo, diacono permanente della diocesi di Susa, ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. È professore di religione cattolica nella scuola pubblica e docente di Didattica delle competenze e di Didattica dell'Insegnamento della Religione Cattolica e Legislazione scolastica all'ISSR della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Sezione parallela di Torino. È autore di numerosi testi e articoli e dal 2005 collabora con L'Amico del Clero.

Ho riportato le varie interviste nel mio sito di testi e documenti.

Nel numero 3 (marzo 2015) de L'Amico del Clero è pubblicata l'intervista a Mons. Mario Delpini, Vescovo Ausiliare di Milano.

Alla domanda: "Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?", Mons. Delpini ha risposto: «Il diaconato è una vocazione per adulti, cioè si rivolge a uomini che hanno già maturato e vissuto in modo affidabile la loro vocazione al matrimonio o al celibato. Quindi, il primo requisito indispensabile è che si possano riconoscere come uomini maturi che hanno dato buona prova di sé nella loro vita familiare, professionale, ecclesiale.
Il secondo requisito indispensabile è la disponibilità a un cammino di formazione che li abiliti per il ministero che sarà loro affidato. Il diaconato non è infatti un premio alla carriera, ma la vocazione a un modo nuovo di essere a servizio della Chiesa. Si impone quindi una formazione che richiede una disponibilità a un modo nuovo di pensarsi nella Chiesa, di impegnare il tempo, di vivere i rapporti. Ne consegue che i punti qualificanti di questa formazione a cui devono essere disponibili riguardano le forme e i tempi della preghiera, la competenza teologica e pastorale, la coscienza di appartenenza al clero con l'implicazione dell'obbedienza al Vescovo, la disciplina nell'uso del tempo che è richiesto per il ministero e che, in particolare per i diaconi sposati, deve essere armonizzato con i ritmi della famiglia.
Un terzo requisito indispensabile è che rivelino attitudini ad esporsi al cospetto della comunità cristiana e del contesto in cui sono mandati come uomini di Chiesa. La predicazione, l'assunzione di servizi diocesani, la destinazione a prestazioni ministeriali nelle comunità locali richiedono una particolare forma di libertà spirituale e di scioltezza che non è richiesta a tutti i cristiani, ma ai ministri ordinati sì».

E alla domanda: "Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua arcidiocesi?", ha risposto: «In diocesi di Milano i diaconi sono 139, mentre in formazione ci sono 15 candidati e 12 aspiranti. Per il futuro mi immagino che con la testimonianza offerta, con il diffondersi della loro presenza, con la cura per la loro formazione e destinazione la vocazione al diaconato sia conosciuta, apprezzata, valorizzata per il bene delle nostre comunità. Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti? Ho constatato che le candidature al diaconato in questi anni sono state costanti anche senza iniziative specifiche. Ne ho dedotto che l'intenzione e il desiderio di mettersi a disposizione per il diaconato è frutto di alcuni preti che hanno la franchezza di fare proposte, dei diaconi stessi che con la loro testimonianza rivelano l'attrattiva di questo ministero, della sensibilità di alcuni fedeli che sentono il desiderio di un "di più" nella loro vita cristiana e si fanno avanti per un percorso di formazione per essere non "di più", ma discepoli che portano a compimento la propria vocazione imitando Gesù che è venuto per servire. Non sento tanto il bisogno di incrementare il numero dei diaconi permanenti, quanto di aiutare ciascuno a trovare la sua vocazione e che niente di ciò che lo Spirito semina nella nostra Chiesa vada perduto. La pubblicazione della nuova edizione del Direttorio diocesano per il diaconato permanente offrirà l'occasione per richiamare a tutta la Diocesi questa vocazione e descriverne i tratti caratteristici. La cura per le vocazioni al diaconato si inserisce nella responsabilità per le vocazioni, in particolare per le vocazioni a servizio della diocesi (preti diocesani, diaconi permanenti, ausiliarie diocesane, ordo virginum, fratelli oblati diocesani, romite ambrosiane) ed è stata raccomandata come "priorità pastorale" durante questo anno pastorale 2014/15. Confido che queste raccomandazioni suscitino una risposta attenta, fiduciosa e generosa in tutte le comunità».
Vai all'intervista…

Nel numero 4 (aprile 2015) de L'Amico del Clero è pubblicata l'intervista a Mons. Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia (emerito dal 24/01/2016).

Alla domanda: "Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?", Mons. Giudici ha risposto: «Dopo tanti secoli di assenza, il diacono risulta una figura nuova e viene alle volte avvertito dai preti come un concorrente. Una strada possibile per superare questo problema è la determinazione precisa dei compiti che gli sono assegnati quando riceve la sua destinazione».

E alla domanda: "Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?", ha risposto: «È indispensabile favorire una maggiore conoscenza di questo ministero da parte dei preti e dei laici; occorre parlarne e soprattutto trovare figure significative che vivano bene i loro ministero diaconale».
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