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lunedì 30 maggio 2016

Giubileo dei Diaconi:
 Uomini a servizio, disponibili e miti


Abbiamo concluso ieri il Giubileo dei Diaconi. Si sono fissate in cuore le parole che papa Francesco ci ha rivolto all'omelia durante la Messa celebrata in piazza San Pietro, che si potrebbe sintetizzare: Uomini a servizio, disponibili e miti, perché Gesù lo è stato per primo. Servitore di tutti, del fratello atteso e di quello non previsto, elastico nell’accogliere e fare spazio a chi ha bisogno, non un burocrate del sacro per cui anche la carità, la vita parrocchiale, sono regolate da un orario di servizio.

Il Giubileo ha visto una massiccia presenza di diaconi (moltissimi accompagnati dalle loro spose ed anche dai figli) provenienti da tutto il mondo.
Tre giorni importanti ed intensi di catechesi, preghiera, di fraternità…, dove, nel pellegrinaggio verso la Porta Santa, abbiamo portato nel nostro cuore tutti coloro che avremmo voluto accanto in quel momento, ma che per diversi motivi non erano presenti, perché ammalati o troppo anziani… oppure perché hanno perso la fede. Abbiamo raccolto tutti nel nostro cuore e portati con noi verso la Porta della Misericordia, accompagnati dalle parole del Salmo 122 «Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore"…».

Il nostro Giubileo è iniziato il pomeriggio di venerdì 27 maggio. Ci siamo incontrati in diverse basiliche, divisi per gruppi linguistici. Il tema di questo primo incontro: "Il Diacono, Immagine della misericordia per la promozione della nuova evangelizzazione: nella famiglia, nella pastorale, nell'ambiente di lavoro". Tre temi-testimonianze presentati da altrettanti diaconi.
Il giorno di sabato 28 maggio, iniziato con il pellegrinaggio alla Porta Santa, è terminato con la catechesi dal titolo: "Il Diacono: Chiamato a essere dispensatore della carità nella comunità cristiana". Nella basilica dove ero stato assegnato, relatore: il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Camisasca, che ci ha coinvolti intensamente.

La domenica mattina, 29 maggio, la Messa con Papa Francesco, in Piazza San Pietro.
Esperienza indimenticabile, profonda…, senso di appartenenza, amore per la Chiesa, per il Papa…, per l'umanità che siamo chiamati a servire… nella totale disponibilità.
«Il servitore – ha detto Francesco - ogni giorno impara a distaccarsi dal disporre tutto per sé e dal disporre di sé come vuole. Si allena ogni mattina a donare la vita, a pensare che ogni giorno non sarà suo, ma sarà da vivere come una consegna di sé. Chi serve, infatti, non è un custode geloso del proprio tempo, anzi rinuncia ad essere il padrone della propria giornata. Sa che il tempo che vive non gli appartiene, ma è un dono che riceve da Dio per offrirlo a sua volta: solo così porterà veramente frutto. Chi serve non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio. Il servitore sa aprire le porte del suo tempo e dei suoi spazi a chi gli sta vicino e anche a chi bussa fuori orario, a costo di interrompere qualcosa che gli piace o il riposo che si merita… Così, cari diaconi, vivendo nella disponibilità, il vostro servizio sarà privo di ogni tornaconto ed evangelicamente fecondo».

Ed infine il breve, ma intenso, incontro con Francesco, che esprime tutto l'amore dato e ricevuto. Un attimo, uno sguardo, una stretta di mano, un bacio e le parole che spontaneamente mi sono uscite dal cuore: "Grazie, Santo Padre, per la sua vita…".




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