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venerdì 8 aprile 2016

Mi vuoi bene?


3a domenica di Pasqua (C)
Atti 5,27b-32.40b-41 • Salmo 29 • Apocalisse 5,11-14 • Giovanni 21,1-19

(Visualizza i brani delle Letture)


Appunti per l'omelia

Disse Simon Pietro: Vado a pescare… Veniamo anche noi con te
Gli Apostoli sono tornati là dove tutto ha avuto inizio, al loro mestiere di prima, alle parole di sempre: vado a pescare, veniamo anche noi. E poi una notte di fatica, le barche vuote, i volti delusi.
L'ultima apparizione di Gesù è raccontata nel contesto della normalità del quotidiano. Nel cerchio delle azioni di tutti i giorni anche a noi è dato di incontrare Colui che abita la vita e le persone, non i recinti sacri.

Gesù stette sulla riva… Gettate la rete… Venite a mangiare…
Gesù ritorna da coloro che l'hanno abbandonato e, invece di chiedere loro di inginocchiarsi davanti a lui, è lui che si inginocchia davanti al fuoco di brace, come una madre che si mette a preparare da mangiare per i suoi di casa. È il suo stile: tenerezza, umiltà, custodia: Vi chiamo amici, non servi. E nella normalità e semplicità di una vita di famiglia chiede: portate un po' del pesce che avete preso. Venite a mangiare!

Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro…
In questo clima di amicizia e semplicità, seduti attorno al fuoco, si svolge il dialogo stupendo tra Gesù e Pietro.
Gesù, maestro di umanità, usa il linguaggio semplice dell'amore, domande risuonate sulla terra infinite volte, sotto tutti i cieli, in bocca a tutti gli innamorati che non si stancano di sapere: Mi ami? Mi vuoi bene?
Semplicità estrema di parole che non bastano mai, perché la vita ne ha fame; di domande e risposte che anche un bambino capisce perché è quello che si sente dire dalla mamma tutti i giorni. Il linguaggio del sacro diventa il linguaggio delle radici profonde della vita, perché la vera religione non è mai separata dalla vita.

Simone, mi ami più di costoro?
Le tre domande di Gesù: sempre uguali e sempre diverse: Simone, mi ami più di tutti? Pietro risponde con un altro verbo, quello più umile dell'amicizia e dell'affetto: ti voglio bene.
Anche nella seconda risposta Pietro mantiene il profilo basso di chi conosce bene il cuore dell'uomo: ti sono amico. Nella terza domanda succede qualcosa di straordinario. Gesù adotta il verbo di Pietro, si abbassa, si avvicina, lo raggiunge là dov'è: Simone, mi vuoi bene? Dammi affetto, se l'amore è troppo; amicizia, se l'amore ti mette paura. Pietro, sei mio amico? E mi basterà, perché il tuo desiderio di amore è già amore.
Gesù rallenta il passo sul ritmo del nostro, la misura di Pietro diventa più importante di se stesso: l'amore vero mette il tu prima dell'io. Pietro sente il pianto salirgli in gola: vede Dio mendicante d'amore, cui basta così poco, e un cuore sincero.

Nell'ultimo giorno sono certo che, se anche per mille volte avrò tradito, il Signore per mille volte mi chiederà soltanto questo: Mi vuoi bene? E io non dovrò fare altro che rispondere per mille volte soltanto questo: Ti voglio bene.

(spunti da Ermes Ronchi)


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
È il Signore! (Gv 21,7)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (14/04/2013)
Simone, mi ami? ( Gv 21,16)
(vai al testo)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
L'amore al di sopra di tutto! (12/04/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)

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