Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


giovedì 17 marzo 2016

Intervista sul diaconato a
 Mons. Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste


Riprendo le interviste ai vescovi delle diocesi italiane sul diaconato permanente e i diaconi delle loro diocesi, pubblicate nella rivista L'Amico del Clero della F.A.C.I. (Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia).
Le interviste sono curate da Michele Bennardo.

Michele Bennardo, diacono permanente della diocesi di Susa, ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. È professore di religione cattolica nella scuola pubblica e docente di Didattica delle competenze e di Didattica dell'Insegnamento della Religione Cattolica e Legislazione scolastica all'ISSR della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Sezione parallela di Torino. È autore di numerosi testi e articoli e dal 2005 collabora con L'Amico del Clero.

Ho riportato le varie interviste nel mio sito di testi e documenti.

Nel numero 2 (febbraio 2016) de L'Amico del Clero è pubblicata l'intervista a Mons. Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste.

Alla domanda "Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?", mons. Crepaldi ha risposto: «Ritengo che innanzitutto devono essere persone ricche di umanità, consapevoli del dono inestimabile della chiamata al ministero ordinato, persone innamorate della loro storia, riflesso del progetto di Dio su di loro, innamorati della Parola di Dio quale "lampada" che essi sono chiamati a far risplendere nei luoghi della loro vita incominciando dalla famiglia, dall'ambiente di lavoro, dai servizi loro proposti in seno alla Chiesa. Persone che hanno una forte spiritualità che condividono con i fratelli specie nella preghiera e nell'ascolto fraterno».

E alla domanda "Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?", ha risposto: «Occorre continuamente aiutare i presbiteri a riscoprire la ricchezza rappresentata dal diacono permanente che non è un vice-parroco, né un ministrante cresciuto. Questo implica la necessità di educare alla Diaconia il clero ripartendo dalle origini della Chiesa e facendo leva sui documenti che la Chiesta stessa ha prodotto nell'ultimo cinquantennio riguardanti proprio il diaconato».
Vai all'intervista…

Nessun commento:

Posta un commento