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lunedì 14 marzo 2016

Intervista sul diaconato a
 Mons. Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza


Nella rivista della F.A.C.I. (Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia), L'Amico del Clero da alcuni anni vengono pubblicate delle interviste ai vescovi delle diocesi italiane sul diaconato permanente e i diaconi delle loro diocesi.
Le interviste sono curate da Michele Bennardo.


Michele Bennardo, diacono permanente della diocesi di Susa, ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. È professore di religione cattolica nella scuola pubblica e docente di Didattica delle competenze e di Didattica dell'Insegnamento della Religione Cattolica e Legislazione scolastica all'ISSR della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Sezione parallela di Torino. È autore di numerosi testi e articoli e dal 2005 collabora con L'Amico del Clero.


Ho riportato le varie interviste nel mio sito di testi e documenti.

Nel numero 1 (gennaio 2016) de L'Amico del Clero è riportata l'intervista a Mons. Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza.

Alla domanda "Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?", mons. Pizziol ha risposto: «Il rito di ordinazione, subito dopo l'invocazione dello Spirito, augura loro alcune qualità: "sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito". Credo questi siano i requisiti di base per far crescere ogni sequela autenticamente cristiana e il ministero diaconale in particolare. La premura per i deboli e gli ultimi, in tutta sincerità e umiltà, lontani dalla tentazione di ogni potere, rendono fruttuosa una autentica passione per la comunità cristiana concreta, quella della quotidianità. Accanto a questo va valutata la serenità e l'equilibrio della vita familiare, sia per chi è celibe e che per questo più di qualche volta è chiamato a farsi carico di genitori anziani, e così pure per chi è sposato. Per quest'ultimo poi sarà importante verificare la disponibilità della sposa a confrontarsi con lo sposo sul cammino che lui intende iniziare, per evitare che un marito faccia un percorso e una esperienza di vita cristiana alla quale è estranea proprio la moglie che ha sposato nel Signore».
Vai all'intervista…

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