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martedì 8 marzo 2016

Il cuore del cristianesimo


Nell'anno dedicato al Giubileo della Misericordia, mi sono proposto di approfondire le Opere di Misericordia. Lo faccio anche attraverso le riflessioni di Enzo Bianchi, Priore di Bose, pubblicate su Vita Pastorale, cercando di "recuperare l'elementare grammatica dell'amore misericordioso di Dio".


Le opere di misericordia/1
Il cuore del cristianesimo


«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi,
anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12)

Nel vangelo c'è una parola decisiva di Gesù: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12). È la "regola d'oro", che stabilisce l'amore attivo di ciascuno di noi verso l'altro: una regola presente in tutte le culture della terra, perché elaborata dal "noi insieme" nel cammino di umanizzazione. Purtroppo non è abbastanza conosciuta e ripetuta l'universalità di questo comando, sovente sconfessato anche dalle religioni. Ma se questo imperativo è sentito come tale in ogni tempo e a ogni latitudine, significa che l'essere umano è capax boni, è per natura capace di discernere e operare il bene. È soprattutto in questa capacità che consiste l'immagine di Dio e la somiglianza con lui che ogni umano porta in sé (cf Gen 1,26-27). […]
Questo imperativo dell'amore dell'altro non è privilegio di una religione, ma è umano, umanissimo, ispirato dal cuore presente in ogni persona, che è capace di compierlo o di rifiutarlo. La fede cristiana, dunque, non ha creato questa regola d'oro, ma le ha dato un primato assoluto, chiedendo ai discepoli di Gesù Cristo di contribuire al cammino di umanizzazione e di non smentirlo mai: fare un'azione di misericordia verso gli altri è come farla verso il Signore Gesù Cristo («Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» Mt 25,40), perché è fare la sua volontà («Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» Gv 14,15). […]
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Le opere di misericordia/2
Dare da mangiare


Avere cibo e beni abbondanti e non condividerli è un peccato
che invoca giustizia davanti al trono di Dio

Dare da mangiare a chi ha fame significa far vivere chi non ha cibo. Tale azione è un non permettere la morte di un fratello o di una sorella in umanità. Ogni situazione di fame appare profondamente ingiusta, una vera contraddizione alla bontà di Dio.

Mangiare è molto più del nutrirsi… dare da mangiare a chi ha fame significa far vivere chi non ha cibo e dunque è votato alla morte. Tale azione è un non permettere la morte, un non compiere l'omicidio di un fratello o di una sorella in umanità.
Appena usciti dall'utero materno, noi tutti facciamo esperienza dell'avere fame, bisogno di cibo; e non essendo in grado di procurarcelo, lo attendiamo innanzi tutto dalla madre. La pulsione a vivere che ci abita si esprime con la fame, e per vivere abbiamo bisogno di mangiare.
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La prima verità dell'eucaristia: accogliere il pane e condividerlo.
Gli affamati, coloro che, se non saziati, rischiano di morire, sono per i cristiani non solo il "sacramento" di Cristo, ma i "vicari di Cristo", come li definiva il Medioevo cristiano. Proprio su questa misericordia corporale si gioca la salvezza delle nostre vite di credenti. […]
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Le opere di misericordia/3
Dare da bere agli assetati


«Laudato si', mi' Signore, per nostra sorella acqua, la quale è molto umile, preziosa e casta»
Dare da bere agli assetati significa in primis procurare acqua a chi ha sete vera, reale: sete nella sua carne, nella sua gola. Non accorgersi di questi bisognosi è attirare su di sé la maledizione, perché si resta indifferenti alla sete dell'altro.

L'Europa, terra dell'emisfero settentrionale del pianeta, terra che riceve abbondanti piogge ed è solcata da numerosi fiumi e torrenti, terra abitata soprattutto nelle valli o nelle pianure ai piedi delle montagne, non fa soffrire di sete i suoi abitanti. Si verificano anche in essa di tanto in tanto periodi di siccità, durante i quali si prosciugano i torrenti e si riduce l'acqua dei fiumi, ma i suoi pozzi non si seccano. Sicché l'azione di misericordia corporale del dare da bere agli assetati può sembrarci non così decisiva come le altre, poco esercitata e di minore importanza: l'acqua c'è e basta una semplice azione per condividerla, procurandoci tutt'al più un po' di scomodità. Forse per questo alcuni la commentano unendola alla precedente, dare da mangiare agli affamati. Noi cerchiamo invece di comprenderla per sé e di verificare se si tratta davvero di un'azione che ci riguarda poco. […]
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