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domenica 10 gennaio 2016

Il mio "servizio" sull'esempio di Gesù


Abbiamo celebrato oggi la festa del Battesimo di Gesù.
Quello che sempre mi colpisce seriamente è il modo di comportarsi del Figlio di Dio, il suo "essere" per noi, il suo mettersi al nostro livello, nella nostra condizione di precarietà creaturale, il suo camminare al nostro fianco…
Sono andato a rileggermi due miei interventi pubblicati su questo blog, relativi appunto a questa festa, che mi sono di luce per il ministero diaconale a cui sono chiamato.
Uno è del 12 gennaio del 2009, dal titolo Servi di Dio nel prossimo, e l'altro del 13 gennaio del 2013, dal titolo Farsi noi, per farci Lui.

Rivedo la scena: «In fila come tutti, confuso tra la folla, per farsi battezzare… È quel farsi simile in tutto a noi, solidale con noi peccatori pur essendo il Figlio di Dio, che mi attrae e diventa l'icona di ogni ministero, in particolare quello diaconale». Gesù, infatti, divenendo simile a noi tranne che nel peccato, diventa per me l'esempio, «l'unico, su cui conformare la mia vita, come peraltro il vescovo, prima di impormi le mani, mi ha chiesto: "Vuoi conformare tutta la tua vita sull'esempio di Cristo…?"».
L'esempio su cui modellare la mia vita è Gesù «in questo suo "svuotarsi", …e mi sono trovato "dentro" a questo "vuoto d'amore" che è l'Incarnazione… e con me tutta l'umanità peccatrice. In Lui ora io posso "fare penitenza", in Lui ora io mi sento "purificato", in Lui ora io mi sento "il figlio amato"… Quello che Lui fa diventa anche per me, ora, momento di predilezione, sacramento di salvezza. Ed è un "ora" che mi fissa nell'eterno!».
Gesù «ha voluto associarsi pubblicamente alla folla dei peccatori desiderosi di purificazione. È l'atteggiamento di chi inizia e poi esercita un ministero pubblico: questo immergersi nell'umanità fino ad "annullarsi" sulla croce; modello per chi vuol seguire Colui "che è venuto per servire e dare la vita"».
Si legge nel "Direttorio" dei diaconi, al nr. 45: «In particolare, per i diaconi la vocazione alla santità significa "sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio, che non s'esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe e modella tutto il modo di pensare e di agire", per cui, "se il loro ministero è coerente con questo spirito, essi mettono maggiormente in luce quel tratto qualificante del volto di Cristo: il "servizio", per essere non solo "servi di Dio", ma anche servi di Dio nei propri fratelli».
«Questo essere servi di Dio nei propri fratelli significa farsi uno di loro, calandosi nella loro umanità, come Gesù, che ha iniziato il suo ministero "umiliandosi" col battesimo di Giovanni, assieme a tutti coloro che desideravano "purificarsi" per una vita di conversione a Dio. Gesù è uno di noi! Per questo ci chiama fratelli e ci fa entrare in comunione con il Padre».
Guardando a Gesù, comprendo sempre meglio che «il "servizio" del diacono è innanzitutto questo essere "uomo fra gli uomini" nella misura di Gesù».


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