Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


sabato 31 ottobre 2015

La riforma evangelica di Papa Francesco


Leggo da ZENIT.org questo articolo di Antonio Gaspari, che riporto:

Una riflessione alla luce del Sinodo dei vescovi sulla famiglia appena concluso

Città del Vaticano, 27 Ottobre 2015
Ancora profondamente scosso dalle dimissioni di Benedetto XVI, il Collegio cardinalizio ha fatto una scelta insolita eleggendo al Soglio di Pietro un cardinale "venuto dalla fine del mondo". "Povertà e servizio" sono state le parole chiave che hanno caratterizzato il pontificato di Bergoglio fin dai primi giorni. Già al secondo giorno da Papa, nell'incontro con i giornalisti, con tono serio e determinato disse per ben due volte: "Sogno una chiesa povera per i poveri".
E quando incontrò le Chiese cristiane sorelle , ribadì che il suo compito era quello di "Servo dei servi", Vescovo tra i Vescovi, e che Roma avrebbe dovuto rinnovare il suo "primato nella carità". Ai rappresentanti dei vari poteri politici, economici, istituzionali Francesco ha ricordato incessantemente che "il vero potere è il servizio".

A distanza di due anni e mezzo dalla sua elezione, è diventato chiaro a tutti che Papa Francesco sta operando velocemente una rivoluzione nella Chiesa e nel mondo in senso evangelico, influenzando credenti e non credenti, laici e religiosi, ricchi e poveri, nord e sud del mondo, centro e periferia.
È in questo contesto che si può comprendere quanto accaduto al Sinodo e come stiano cambiando anche i rapporti interni in funzione di un processo in cui la leadership emerge e si rafforza contemporaneamente alla capacità di coinvolgimento, di condivisione, di discussione in libertà e democrazia. Un processo che è "segno dei tempi" e che è possibile, in velocità ed efficacia, grazie ai sistemi di comunicazione che si stanno evolvendo nelle rete.

Al Sinodo, Papa Francesco ha modificato le modalità di intervento e discussione. Invece delle riunioni plenarie, ha dato maggiore spazio ai Circoli minori, i gruppi divisi per le diverse lingue in cui i Padri hanno potuto discutere liberamente, affrontando i problemi in maniera diretta, conoscendosi meglio, riscoprendo una fratellanza ed una unità di intenti.
Inoltre è evidente una rivoluzione nell'equilibrio dei poteri interni. La maggioranza che dura da sempre dell'Europa e dell'Occidente ha cominciato a vacillare, con l'emergere dei continenti e dei Paesi di periferia, in prossimità di un collegio cardinalizio che nel giro di pochi anni potrebbe vedere la solida delegazione europea diventare minoranza. E questo per la prima volta nella storia.
D'altro canto è proprio in Europa che la Chiesa stenta a crescere. Di fronte alle evidenti minacce e ai tentativi di condizionamento da parte di poteri forti esterni e delle resistenze interne, il Papa ha rilanciato con maggior chiarezza il suo progetto di riforma. Proprio perché a servizio di Dio e degli uomini, la Chiesa deve esercitare la sua influenza sul mondo in "povertà" e "servizio".

In questo contesto ha riproposto la struttura di una Chiesa senza nessuna tentazione temporale, e cioè il Pontefice "Servo dei servi" e i Vescovi pastori umili e accoglienti. In questo progetto non c'è la Curia, struttura che seppur nata per aiutare il Successore di Pietro a esercitare la sua missione evangelizzatrice, è diventata troppo potente e, per certi versi, secolarizzata.
Gesù Cristo realizzò la più grande delle rivoluzioni: quella del bene che vince sul male, dell'amore che vince sull'inimicizia, della fragilità umana che vince sui poteri forti. Seppur nelle debite proporzioni, Francesco sta seguendo quella stessa linea indicata chiaramente nel Vangelo: "Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. (…) Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli".

venerdì 30 ottobre 2015

Nelle Beatitudini la regola della santità


Solennità di Tutti Santi (31adomenica T.O. - B)
Apocalisse 7,2-4.9-14 • Salmo 23 • 1 Giovanni 3,1-3 • Matteo 5,1-12
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate…


Non ci stanchiamo mai di ascoltare le nove beatitudini, anche se le sappiamo bene, anche se certi di non capirle. Esse riaccendono la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di non violenza, di sincerità, di solidarietà. Disegnano un modo tutto diverso di essere uomini, amici del genere umano e al tempo stesso amici di Dio, che amano il cielo e che custodiscono la terra, sedotti dall'eterno eppure innamorati di questo tempo difficile e confuso: sono i santi.
La storia si aggrappa ai santi per non ritornare indietro, si aggrappa alle beatitudini. Beati i miti perché erediteranno la terra, soltanto chi ha il cuore in pace garantisce il futuro della terra, e perfino la possibilità stessa di un futuro. Nell'immenso pellegrinaggio verso la vita, i giusti, coloro che più hanno sofferto conducono gli altri, li trascinano in avanti e in alto.
Lo vediamo dovunque, nelle nostre famiglie come nella storia profonda del mondo: chi ha il cuore più limpido indica la strada, chi ha molto pianto vede più lontano, chi è più misericordioso aiuta tutti a ricominciare.

Dio interviene nella storia, annuncia e porta pace. Ma come interviene? Lo fa attraverso i suoi amici pacificati che diventano pacificatori, attraverso gli uomini delle beatitudini. Il Vangelo ci presenta nelle beatitudini la regola della santità; esse non evocano cose straordinarie, ma vicende di tutti i giorni, una trama di situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime: nostro pane quotidiano. Nel suo elenco ci siamo tutti: i poveri, i piangenti, gli incompresi, quelli dagli occhi puri, che non contano niente agli occhi impuri e avidi del mondo, ma che sono capaci di posare una carezza sul fondo dell'anima, sono capaci di regalarti un'emozione profonda e vera. E c'è perfino la santità delle lacrime, di coloro che molto hanno pianto, che sono il tesoro di Dio.

Le beatitudini compongono nove tratti del volto di Cristo e del volto dell'uomo: fra quelle nove parole ce n'è una proclamata e scritta per me, che devo individuare e realizzare, che ha in sé la forza di farmi più uomo, che contiene la mia missione nel mondo e la mia felicità. Su di essa sono chiamato a fare il mio percorso, a partire da me ma non per me, per un mondo che ha bisogno di esempi raccontabili, di storie del bene che contrastino le storie del male, di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcuno. E Dio si occuperà della loro: «Beati voi!».


-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Beati i poveri in spirito (Mc 10,9)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (1°/11/2014)
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Ciò che sta più a cuore a Dio: la nostra felicità! (31/10/2013)
La gioia del Cielo (31/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

----------

Commemorazione dei defunti
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
  di Enzo Bianchi

Visualizza i brani delle Letture


martedì 27 ottobre 2015

Bartolomeo I, maestro in Cultura dell'Unità


«Offrire al mondo una cultura di unità nella diversità»
Al Patriarca Bartolomeo il primo Dottorato h. c. dell'Istituto Universitario Sophia
Il messaggio di papa Francesco «all'amato fratello»


La cerimonia di conferimento del dottorato h.c. in Cultura dell'unità a Sua Santità Bartolomeo I, ha visto riunite all'Auditorium di Loppiano, cittadella dei Focolari dove ha sede l'Istituto Universitario Sophia, 1400 persone, con delegazioni e personalità provenienti da diversi paesi d'Europa e Medio Oriente e di varie Chiese: del Patriarcato ecumenico e di altre Chiese ortodosse, copti, anglicani, luterani, riformati, valdesi, avventisti, cattolici. È stata seguita nel mondo attraverso una diretta internet (rivedi la diretta streaming).
«Accettiamo con profonda emozione questo onore, che vogliamo estendere a tutta la nostra Chiesa martire di Costantinopoli, il Patriarcato Ecumenico, che presiede nella carità la sinfonia di tutte le Sante Chiese Ortodosse». Così il Patriarca Bartolomeo inizia il suo intervento alla cerimonia di conferimento del Dottorato h. c. «Questo onore è ancora maggiore per le parole inviateci per questa occasione dal nostro amato Fratello, il Vescovo della Antica Roma, Papa Francesco. Lo ringraziamo di cuore», prosegue Bartolomeo, riferendosi al messaggio di papa Francesco letto dal card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze.
In esso il Papa rivolge un particolare ricordo «all'amato fratello Bartolomeo», rallegrandosi per la presente iniziativa che «oltre a costituire un doveroso riconoscimento per il suo impegno nella promozione della cultura dell'unità, contribuisce favorevolmente al cammino comune delle nostre Chiese verso la piena e visibile unità, alla quale tendiamo con dedizione e perseveranza». All'Istituto Universitario Sophia, Francesco auspica che «seguendo il carisma proprio del Movimento dei Focolari e aperto all'azione dello Spirito, continui a essere un luogo d'incontro e di dialogo tra culture e religioni diverse».
Nel suo saluto al Patriarca Bartolomeo, Maria Voce - Presidente dei Focolari - mette in rilievo come «la sua sollecitudine per le Chiese sorelle, unita alla cura della preziosa tradizione teologico-spirituale dell'Oriente cristiano e all'impegno per il Sinodo pan-ortodosso, e i suoi ripetuti incontri con i Papi negli scorsi decenni, hanno tessuto una rete sempre più fitta di rapporti che spiegano l'attuale sovente esplicito riconoscimento da parte di Papa Francesco della profonda reciproca amicizia e condivisione di intenti... Il dialogo è la nostra comune priorità», conclude Maria Voce.
Da parte sua il Preside Piero Coda afferma: «Ammiriamo in Lei e nel processo di sinodale discernimento, presenza e azione in cui è ingaggiata la Chiesa ortodossa nel mondo grazie alla Sua personale e autorevole regia d'amore, l'inedito e meraviglioso fiorire - in sintonia con le istanze più profonde dell'oggi e come balsamo di risanamento e di nuovo vigore dispensato sulle tante ferite che piagano il corpo della nostra umanità - di quella bimillenaria tradizione liturgica, mistica, teologica, estetica, sociale, ecologica che è stata fedelmente trasmessa e si è arricchita lungo i secoli, con inestimabile fecondità, attraverso la vita e la creatività dei nostri fratelli e delle nostre sorelle dell'Oriente cristiano».
Il Patriarca Bartolomeo regala in questa occasione una lectio magistralis di grandi orizzonti, nella quale penetra nella prospettiva a lui tanto cara della unità nella diversità: «Il carisma dell'unità non si infrange nella diversità in quanto santificata, vivificata dall'aspetto relazionale Trinitario, in cui è innescato. La Diversità non è azione antagonista, ma è fruizione della salvezza operata nella relazione teandrica delle due nature, unite ma non confuse. Percepire il principio della diversità come ricchezza, diviene possibilità di comprendere e possibilità di essere compresi, ricapitolati in Cristo. La prospettiva che dobbiamo offrire al mondo perché creda e si salvi, è quella di formare una cultura di unità nella diversità».
A Loppiano si è vissuta una giornata con il sapore della storia. Il rapporto spirituale che da quasi cinquant'anni lega il Patriarcato di Costantinopoli e il Movimento dei Focolari, viene rinsaldato da questo dottorato h. c. e rilanciato verso nuove prospettive di dialogo a livello culturale e accademico.

SIF - Servizio Informazione Focolari - Comunicato stampa – 27 ottobre 2015
Link Focolari


venerdì 23 ottobre 2015

Nel buio… Qualcuno ti chiama!


30a domenica del Tempo ordinario (B)
Geremia 31,7-9 • Salmo 125 • Ebrei 5,1-6 • Marco 10,46-52
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare
Un mendicante cieco: un "ultimo", seduto lungo la strada come chi si è fermato e si è arreso, un naufrago della vita. Improvvisamente passa Gesù, uno che non permette all'uomo di arrendersi… Ed ecco che tutto sembra mettersi di nuovo in moto. Bartimeo comincia a gridare: Gesù abbi pietà di me! Perché il peggio che ci possa capitare è di innamorarsi della propria cecità.

Molti lo rimproveravano, perché tacesse…
La folla fa muro e lo sgrida, perché i poveri disturbano, sempre: ci fanno paura, sono là dove noi non vorremmo mai essere, sono il lato doloroso della vita, ciò che temiamo di più. Ma è proprio sulla povertà dell'uomo che si posa sempre il primo sguardo di Gesù, non sulla moralità di una persona, ma sul suo dolore: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».

Gettato via il suo mantello…
Il cieco non parla, grida; non si toglie il mantello, "lo getta"; non si alza in piedi, "ma balza in piedi". La fede è questo: un di più illogico e bello, una dinamica nuova in tutto ciò che fai. La fede è qualcosa che moltiplica la vita, secondo le parole di Gesù: «Sono venuto perché abbiate la vita, e l'abbiano in abbondanza». Credere fa bene, la fede produce una vita buona, il rapporto con Gesù è l'avvio della guarigione di tutta l'esistenza. Il cieco comincia a guarire già nell'accoglienza e nella compassione di Gesù. Ha bisogno, come tutti, che per prima cosa qualcuno lo ascolti: ascolti le sue ferite, la sua speranza, la sua fame, il suono vero delle sue parole, uno che gli voglia bene!

Va', la tua fede ti ha salvato
Bartimeo guarisce come uomo, prima che come cieco; l'ultimo comincia a riscoprirsi uno come gli altri perché chiamato con amore. «Balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama, orientandosi solo sulla parola di Gesù, che ancora vibra nell'aria. Come lui, ogni cristiano si orienta nella vita senza vedere, solo sull'eco della parola di Dio ascoltata con fiducia là dove risuona: nel vangelo, nella coscienza, negli eventi della storia, nel gemito e nel giubilo del creato.

Che vuoi che io faccia per te?
Se un giorno anch'io sentissi, con un brivido, queste stesse parole rivolte a me, che cosa chiederei al Signore? Una domanda che è come una sfida, una prova per vedere che cosa portiamo nel cuore.
Gesù insegna instancabilmente qualcosa che viene prima di ogni miracolo, insegna la compassione, che rimane l'unica forza capace di far compiere miracoli ancora oggi, di riempire di speranza il dolore del mondo. Noi saremo come Cristo, non se faremo miracoli, ma se sapremo far sorgere nel mondo il tempo della divina compassione.


-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (28/10/2012)
Che cosa vuoi che io faccia per te? (Mc 10,51)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Credere è "vedere", ma soprattutto "seguire" (26/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


mercoledì 21 ottobre 2015

Riconoscersi fratelli


Quando nell'ambiente in cui vivo, nella comunità che sono chiamato a servire, ci sono tensioni e l'armonia e l'unità si sono appannate, capisco che quello è il posto che devo preferire, il servizio all'unità ed alla fraternità che mi viene chiesto. Può essere un posto scomodo, ma è l'unico che può portare frutto. Amare quel dolore, riconoscervi il volto di Gesù, "stare" in quella spaccatura perché si ricomponga l'unità.
È un allenamento continuo e salutare… È un preferire, fra le varie situazioni, quelle meno piacevoli, perché è lì che ritrovo il Volto di Gesù, di quel Gesù - che è il tutto della mia vita - che ho scelto!
Scrive Chiara Lubich: «Se ognuno di noi amerà quanti lo circondano come farebbe Gesù, da ognuno di noi partirà la scintilla della rivoluzione cristiana, la quale consiste nel costringere con l'amore gli uomini a riconoscersi fratelli e trattarsi come tali. Allora cambieranno tante cose. La mia famiglia sarà l'umanità, come disse Gesù: "Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la Parola di Dio". E passando per le strade del mondo, ci accorgeremo che gli uomini non solo sono uomini, ma figli di Dio. Tutti uno!».
È riconoscersi fratelli!




venerdì 16 ottobre 2015

Creati per essere serviti da Dio


29a domenica del Tempo ordinario (B)
Isaia 53,2-3.10-11 • Salmo 32 • Ebrei 4,14-16 • Marco 10,35-45
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiediamo
Giovanni, il discepolo preferito, il più spirituale, chiede di occupare il primo posto, lui e suo fratello. E gli altri dieci compagni immediatamente si ribellano, unanimi nella gelosia, probabilmente perché avrebbero voluto chiederlo loro! Ed è come se finora Gesù avesse parlato a vuoto: «Non sapete quello che chiedete», quale mondo sbagliato generate con questa volontà di potenza! E spalanca l'alternativa cristiana: I grandi della terra dominano e opprimono gli altri. Tra voi però non è così!
I governanti delle nazioni credono di dirigere il mondo con la forza... voi non sarete così! Gesù prende le radici del potere e le capovolge al sole e all'aria.

Chi vuole diventare grande…
Gesù non condanna questo desiderio, anzi lui stesso promette una grandezza, non vuole con sé uomini umiliati o schiavi, ma che diventino grandi, regali, nobili, fieri, liberi, prendendosi cura della felicità dell'altro.

Sia il servitore di tutti…
Il servizio, il nome esigente dell'amore, il nome nuovo della civiltà. Anzi, il nome di Dio: Non sono venuto per farmi servire, ma per essere servo. La più sorprendente di tutte le definizioni di Gesù! Parole che danno una vertigine: Dio mio servitore! Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio e sull'uomo: Dio non è il Padrone dell'universo, il Signore dei signori, il Re dei re, è il servo di tutti. Non tiene il mondo ai suoi piedi, è inginocchiato lui ai piedi delle sue creature; non ha troni, cinge un asciugamano, si inchina davanti a me, e i miei piedi sono fra le sue mani.
E possiamo immaginare un'umanità dove ognuno corre ai piedi dell'altro? E si inchina non davanti ai potenti del mondo, ma davanti all'ultimo?

Pensiamo attentamente a che cosa significhi avere un Dio nostro servitore. Il padrone fa paura, il servo no. Cristo ci libera dalla paura delle paure: quella di Dio. Il padrone giudica e punisce, il servo no, sostiene, non spezza la canna incrinata ma la fascia come fosse un cuore ferito.
Gesù capovolge l'immagine tradizionale di Dio, le dà una bellezza che stordisce: siamo stati creati per essere amati e serviti da Dio, qui e per sempre. Non sono io che esisto per Dio, ma è Dio che esiste per me, in funzione di me, per amarmi, per servirmi, per conoscermi, per lasciarsi stupire da me…, da questi imprevedibili, liberi, splendidi, talvolta meschini figli che noi siamo.
Se Dio è nostro servitore, chi sarà nostro padrone?
Il credente non ha nessun padrone, eppure è servo di ogni uomo. E non come riserva di viltà, ma come grandezza d'animo, come prodigio di coraggio.


-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (21/10/2012)
È venuto per servire e dare la propria vita (Mc 10,45)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Un servizio secondo lo stile di Gesù (19/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


venerdì 9 ottobre 2015

Una "povertà" che crea comunione


28a domenica del Tempo ordinario (B)
Sapienza 7,7-11 • Salmo 89 • Ebrei 4,12-13 • Marco 10,17-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Un tale corse incontro a Gesù...
Corre: un gesto che esprime entusiasmo e desiderio. Si getta ai piedi di Gesù, con slancio, con fiducia; parla e pone domande grandi; fin da ragazzo ha sempre osservato la legge: è davvero una bella persona. E in più fa un'esperienza da brivido, sente su di sé lo sguardo di Gesù, sguardo come d'innamorato. Riferisce Marco: Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò.
Quel giovane corre un grande rischio, interroga Gesù per sapere la verità su se stesso. E non è in grado di sopportarla. Vuol sapere se è vita o no la sua, chi è davvero. Notiamo che non ha un nome, è «un tale» di cui non sappiamo nulla se non che è molto ricco. Il denaro è diventato la sua carta d'identità, il suo nome e cognome. Per tutti, fino ad oggi, è semplicemente il giovane ricco. Nel Vangelo altri ricchi si sono incontrati con Gesù, e hanno tutti un nome, perché hanno scoperto il loro più autentico essere non in ciò che possiedono, ma come rapporto con gli altri.

Un cosa sola ti manca… vendi quello che hai, dallo ai poveri…
È questo che intende Gesù, quando sorprende il giovane con la sua proposta: il tuo denaro dallo ai poveri! Tutto ciò che hai, tutto ciò che sei deve diventare strumento di comunione. Quello che Gesù propone più ancora che la povertà è la condivisione. Più che la rinuncia, è la libertà. Con i poveri, contro la povertà.

… e vieni! Seguimi!
Ciò che Gesù sogna non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e in comunione. Il tuo denaro ai poveri, e tu con me. Capovolgere la vita: prima le persone e dopo le cose. Sui piatti della bilancia della felicità cosa pesa? L'oro, lo «spread», l'indice della Borsa? No, pesano le relazioni, il dare e il ricevere amore. Gesù ha un progetto di umanità, vuole estendere a livello di massa le relazioni buone della famiglia. Lo vediamo dal seguito del racconto. Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai cento fratelli e sorelle e madri e figli.
La vita si riempie di volti e di legami buoni, come si è riempita di volti la casa di Zaccheo, il ricco che ha detto: ecco metà dei miei beni li do ai poveri.


-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vendi quello che hai... e vieni. Seguimi! (Mc 10,21)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (14/10/2012)
Se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni (Mc 10,22)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Con cuore veramente libero (12/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


lunedì 5 ottobre 2015

Il ministero diaconale
risorsa per un nuovo umanesimo [4]



La rivista Il Diaconato in Italia dedica il n° 192 al tema Il ministero diaconale risorsa per un nuovo umanesimo .
Nel riportare i vari articoli nel mio sito di testi e documenti, segnalo questi interventi.






Comunicazione e Parola: le risorse dei diaconi
di Luca Bassetti
La nostra cultura, in cui l'originaria matrice greca è stata riplasmata dalla vitale irruzione ebraico-cristiana, si fonda sul primato della Parola. Elemento fondamentale della civiltà indoeuropea, in cui la radice greca e quella ebraica conoscono la loro originaria unità, la Parola ha da sempre un valore non solo informativo, ma performativo, dotata di energia intrinseca e capace di autentica effettività. La dinamica della Parola nella nostra cultura occidentale è segnata come da due movimenti intrecciati tra loro in vario modo, che oggi conoscono un sostanziale esaurimento del loro slancio e della loro fecondità: quello del pensiero filosofico greco e quello della fede ebraico-cristiana. È necessario ripercorrerli brevemente nel loro intrecciato sviluppo storico per far luce su alcune radici dell'attuale crisi, nella nostra società occidentale, della capacità di autentiche relazioni, fondate sull'apertura dell'ascolto.

Il messaggio della comunicazione e la Parola nella relazione
Il mondo greco conosce, dai suoi albori, un primato del logos. Dapprima il logos rivestito del mythos, nascosto nelle grandi narrazioni mitologiche che gli danno corpo, che lo incarnano in una dimensione storico-esistenziale totalmente aperta verso l'alto e completamente penetrata dall'alto, tutta pervasa di trascendenza. Il logos originario trova carne nell'espressione poetico-narrativa, in cui intelligenza ed emozione, sentire e volere, umano e divino trovano una loro sostanziale unità di continua interazione, come in un flusso vitale che procede dall'intimo dell'uomo, toccato a sua volta dal contatto segreto con una realtà che gli si svela nella sua tremula e vivida luce. L'invenzione greca della filosofia, con la sua esattezza concettuale, si pone come cesura rispetto alla parola poetica sorgiva del mito.
[…]
La natura ambivalente della comunicazione
Il lungo percorso dell'Occidente cristiano vede dunque contrapporsi due modalità della parola: stupore che procede dall'incontro con la trascendenza, o potere dispiegato dall'immanenza. La parola della meraviglia davanti all'alterità, come esperienza e ricerca della comunione, oppure la parola comunicazione del controllo, della manipolazione e del potere diretto verso un'alterità solo oggettuale. L'originaria parola del mito, linguaggio metaforico, inesauribile ricchezza simbolica, unità di tutto il reale che promana dal suo centro generatore; il Verbo fatto carne, creatore e ricapitolatore di ogni cosa, rivelazione parabolica di segreti che restano tali, per dischiudersi solo alla gratuita apertura dell'atto di fede e all'umile autenticità della conversione: la parola della meraviglia in cui Dio si rivela ai semplici, rivelandoli nel contempo a se stessi.
[…]
L'allentarsi delle relazioni
Una parola solo emotivamente rivestita, senza l'anima generati va dell'amore o una parola solo razionalmente strutturata senza più legame con il flusso vitale della sua primitiva sorgente: entrambe parole del primato dell'io senza legami, di fatto chiuso alla relazione. L'odierna situazione di una comunicazione senza relazione è l'epilogo del lungo percorso storico della cultura occidentale. La dimensione più intima del logos-amore, senso ultimo di tutte le cose, richiede la modalità non possessiva di attento ascolto, di un'attesa della luce, che si leva in corrispondenza all'apertura umile di una coscienza rispettosa.
[…]
   Leggi tutto…




sabato 3 ottobre 2015

Non tradire il sogno di Dio


27a domenica del Tempo ordinario (B)
Genesi 2,18-24 • Salmo 127 • Ebrei 2,9-11 • Marco 10,2-16
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Alcuni farisei si avvicinano a Gesù per metterlo alla prova
Quella che chiedono a Gesù è una cosa ovvia e risaputa, «se è lecito a un marito ripudiare la moglie». Era chiaro che tutta la tradizione religiosa lo permetteva. Ma Gesù, come al suo solito, gioca al rialzo, porta la questione su di un piano più alto: per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma.
Gesù prende le distanze dalla legge, la relativizza, ed afferma che non tutta la legge ha autorità divina, talvolta essa è solo il riflesso di un cuore duro e non della volontà di Dio. C'è dell'altro, più importante, più vitale di ogni norma. Gesù va oltre al lecito e all'illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come esecuzione di ordini. A lui non interessa regolamentare la vita, ma ispirarla, accenderla, rinnovarla. Gesù ci prende per mano e ci accompagna a respirare l'aria degli inizi, a condividere il sogno sorgivo, iniziale di Dio: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così.

L'uomo lascerà il padre e la madre… I due diventeranno una carne sola
«L'uomo lascerà il padre e la madre, si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. L'uomo non separi quello che Dio ha congiunto».
Dal principio Dio congiunge le vite! Questo è il suo nome: «Dio-congiunge». Egli è profezia di comunione. Fa incontrare le vite, le unisce: collante del mondo, cemento della casa. Il Nemico invece ha come nome «il Separatore», colui che divide.
L'uomo non divida... cioè agisca come Dio: si impegni a cercare ciò che unisce e non ciò che divide, a inventare gesti e parole che abbiano la gioiosa forza di congiungere le vite e di mantenere vivo l'amore; lavori su di sé per non cadere nella durezza di cuore, la "sclerosi" del cuore, la peggior nemica del sogno di Dio sulle sue creature.

Chi ripudia… commette adulterio
«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Il ripudio e l'adulterio, lo sappiamo da tutto il Vangelo, non sono un atto formale o giuridico, cominciano nel cuore. Chi vive con durezza di cuore, con cuore fariseo, sta ripudiando l'amore. Chi non alimenta un amore dolce e umile, sta ripudiando il sogno di Dio, è già un separato e un adultero. Se non mi impegno a fondo per le mie relazioni, se non do loro tempo e cuore, intelligenza e fedeltà, le ho ripudiate, ho già commesso adulterio nel cuore. Sto tradendo il respiro degli inizi.
Il vero peccato non è trasgredire una norma, ma trasgredire un sogno, il sogno di Dio. Gesù getta le basi per la libertà del cristiano: norma di comportamento non è mai una legge esterna all'uomo, ma solo l'amore che dentro riaccende il volto, il sorriso, il sogno di Dio.


-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (7/10/2012)
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Immagine della fedeltà di Dio (5/10/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

venerdì 2 ottobre 2015

Giornata internazionale della nonviolenza


Giornata internazionale della nonviolenza
Oggi, 2 ottobre, in India è festa nazionale



«Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» (Gandhi)


La Giornata internazionale della nonviolenza viene commemorata il 2 ottobre, data di nascita del Mahatma Gandhi. È stata promossa dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 15 giugno 2007 e celebrata per la prima volta il 2 ottobre 2007.
La risoluzione riafferma "la rilevanza universale del principio della nonviolenza" ed "il desiderio di assicurare una cultura di pace, tolleranza, comprensione e nonviolenza".
Presentando la risoluzione all'Assemblea Generale per conto dei 140 co-sostenitori, il Ministro degli Esteri indiano, Anand Sharma, ha dichiarato che l'ampio sostegno da più parti alla risoluzione riflette il rispetto universale per il Mahatma Gandhi e la rilevanza attuale della sua filosofia. Citando le ultime parole del leader, ha dichiarato: «La nonviolenza è la più grande forza a disposizione del genere umano. È più potente della più potente arma di distruzione che il genere umano possa concepire».

Mohandas Karamchand Gandhi detto il Mahatma (Porbandar, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi, 30 gennaio 1948) è stato un politico, filosofo e avvocato indiano. Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma ("grande anima"), appellativo che gli fu conferito per la prima volta dal poeta Rabindranath Tagore. Un altro suo soprannome è Bapu, che in hindi significa "padre".
Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull'ahimsa (nonviolenza). Con le sue azioni Gandhi ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela, e Aung San Suu Kyi.
In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata «Giornata internazionale della non violenza» dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

giovedì 1 ottobre 2015

Il Diaconato – passato, presente, futuro




Il Diaconato – passato, presente, futuro
Il 50° anniversario del Centro Internazionale del Diaconato (CID)

Roma/Assisi 21-25 ottobre 2015
Fraterna Domus, via Sacrofanese 25 – 00188 Roma (www.fraternadomus.it)
Spese € 390



Programma

MERCOLEDÌ, 21
18.30 - Discorso d'apertura del Presidente Klaus Kießling - Discorso di benvenuto dell'Ecc.mo Vescovo Gebhard Fürst, Protettore del CID - Altri discorsi di benvenuto
19.30 - Cena
20.30 - 50 anni del CID la storia di un movimento

GIOVEDÌ, 22
7.30 - S. Messa (Rappresentante della Congregazione per il Clero)
8.15 - Prima colazione
9.00 - Il diacono nella Chiesa del futuro (Oscar Andrés Cardo Rodriguez Maradiaga)
10.30 - Workshop
12.00 - Discussione plenaria
13.00 - Pranzo
14.30 - Il diaconato nelle diverse regioni del mondo
17.00 - Il Progetto Pro-Diakonia nei Paesi di lingua tedesca
18.00 - Consegna del Premio Pro Diaconia (Ecc.mo Vescovo Gebhard Fürst)
19.30 - Cena

VENERDÌ,23
7.15 - Lodi
7.45 - Prima colazione
8.30 - Partenza Roma
10.00 - Udienza dal Papa Francesco
13.00 - Pranzo
14.30 - Visita San Paolo fuori le Mura - Riflessioni sul diaconato
16.30 - S. Messa, San Lorenzo Fuori le Mura al Verano
18.00 - Ritorno alla Fraterna Domus
19.30 - Cena
20.30 - Francesco d'Assisi un emarginato del suo tempo eppure un riformatore della Chiesa (P. Dr. Leonhard Lehmann OFMCap. Docente alla Pontificia Università Antonianum, Roma)

SABATO, 24
7.00 - Prima colazione
7.30 - Pellegrinaggio ad Assisi
11.00 - Visita guidata spirituale alla Basilica di San Francesco (Frati del monastero dei Francescani Conventuali)
12.30 - Messa, Basilica di San Francesco
13.30 - Pranzo
14.30 - Visita a San Damiano oppure Visita guidata alla città oppure tempo libero in Assisi
16.00 - Visita alla Porziuncola
17.00 - Ritorno a Roma
20.00 - Buffet, Serata dell'incontro (Musica: Pierino Bertone e la sua orchestra)

DOMENICA, 25
8.30 - Prima colazione
9.30 - S. Messa
11.30 - Trasferimento all'aeroporto
(trasferimento aeroportuale andata e ritorno € 20)