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lunedì 28 dicembre 2015

Il diacono sposato: sua presenza nella comunità ecclesiale


Ricorre oggi il primo anniversario della morte di don Lino D'Armi. «Un amico carissimo, un padre nello Spirito, un uomo di Dio, un sacerdote», ho scritto il 31 dicembre 2014, a chiusura dell'anno. Con lui ho condiviso «quasi quindici anni di vita a servizio dei sacerdoti e diaconi legati dalla spiritualità dell'unità per un servizio prezioso alla Chiesa. Don Lino, per la sua particolare sensibilità e per il suo amore personale, è stato per me e per Chiara mia moglie, un punto di riferimento prezioso ed illuminato, che ci ha fatto scoprire sempre di più e vivere con maggior consapevolezza la realtà della nostra famiglia diaconale; una famiglia sì come tutte le altre, ma che riteniamo tutta particolare per il servizio che può offrire alla vita dei sacerdoti».
Nel ricordarlo ho ripreso alcuni suoi scritti. Uno in particolare: Il diacono permanente e sua moglie nella comunità ecclesiale oggi, spunti di conversazione per un Convegno di diaconi e le loro mogli, svoltosi dall'8 all'11 marzo 2001, presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (RM).
Ho riportato l'intero testo nel mio sito di testi e documenti.

Alcuni passi significativi:
«Pensiamo che, per capire pienamente la funzione del diacono permanente oggi, sia necessario guardarla a questa luce [nell'ottica di una spiritualità di comunione]. Cioè, quello che è richiesto a lui nel nostro tempo va oltre quanto gli si chiedeva in antico, cioè fino a mille anni fa, quando la sua figura è scomparsa dalla scena della Chiesa. Oggi questa figura è stata ripristinata perché egli porti nel tessuto ecclesiale il suo contributo di mediazione tra laicato e sacerdozio; e non soltanto nello svolgimento delle opere di ministero, ma anche e prima di tutto per colmare la distanza tra queste due realtà e favorirne la comunione e l'unità.
Oggi si avverte una crescente esigenza di ricomporre la frattura tra religioso e temporale, tra divino e umano, tra sacro e profano: e il diacono riassume ambedue questi aspetti nella sua persona. Per cui il ripristino del diaconato permanente risulta essere una delle tante ispirazioni dello Spirito santo alla sua Chiesa, per avviarla a realizzare nel suo insieme quella reciprocità e comunione, che è già iscritta nel progetto originario della stessa persona umana, fatta a immagine di Dio Trinità.
Quindi al diacono è chiesto, sì, anche di battezzare e predicare, ecc.; ma, perché la sua azione sia carica di contenuto, gli si chiede di essere Gesù: cioè, di portare nella sua carne la testimonianza di quella comunione che è propria del rapporto di Gesù col Padre».

Inoltre, per quanti riguarda la coppia diaconale: «Questo [l'ordine sacro inserito nel matrimonio] conferisce alla coppia diaconale un ruolo specifico suo: quello di contribuire in modo speciale a creare ponti, a mediare in prima persona, nella propria carne, tra il sacro e il profano, tra l'eterno e il temporale. Tutti abbiamo questa vocazione, ma nel caso della coppia diaconale c'è un segno particolare, che è il sacramento dell'ordine sacro, che investe lui; ordine sacro che è saldato in maniera esistenziale, indissolubile, con la realtà umana più concreta: vita coniugale, professione e ambiente laico».

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