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venerdì 20 novembre 2015

La regalità di Cristo, pienezza di umanità


34a domenica del Tempo ordinario (B)
Daniele 7,13-14 • Salmo 92 • Apocalisse 1,5-8 • Giovanni 18,33-37
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Pilato disse a Gesù: «Tu sei re?». Rispose Gesù: «Io sono re»
Due uomini, Pilato e Gesù, uno di fronte all'altro. Il confronto di due poteri opposti: Pilato, circondato di legionari armati, è dipendente dalle sue paure; Gesù, libero e disarmato, dipende solo da ciò in cui crede. Un potere si fonda sulla verità delle armi e della forza, l'altro sulla forza della verità. Chi dei due uomini è più libero, chi è più uomo? È libero chi dipende solo da ciò che ama. Chi la verità ha reso libero, senza maschere e senza paure, uomo regale.

Il mio regno però non è di questo mondo
Gesù rilancia la differenza cristiana consegnata ai discepoli: voi siete nel mondo, ma non del mondo. I grandi della terra dominano e si impongono, tra voi non sia così.
Il suo regno è differente non perché riguardi l'al di là, ma perché propone la trasformazione di «questo mondo». I regni della terra, si combattono, i miei servi avrebbero combattuto per me: il potere di quaggiù ha l'anima della guerra, si nutre di violenza. Invece Gesù non ha mai assoldato mercenari, non ha mai arruolato eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti, se non da prigioniero.
"Metti via la spada" ha detto a Pietro, altrimenti la ragione sarà sempre del più forte, del più violento, del più crudele.
Dove si fa violenza, dove si abusa, dove il potere, il denaro e l'io sono aggressivi e voraci, Gesù dice: non passa di qui il mio regno.

Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto…
I servi dei re combattono per i loro signori. Nel suo regno no! Anzi è il re che si fa servitore dei suoi: non sono venuto per essere servito, ma per servire.
Un re che non spezza nessuno, spezza se stesso; non versa il sangue di nessuno, versa il suo sangue; non sacrifica nessuno, sacrifica se stesso per i suoi servi. Pilato non può capire, si limita all'affermazione di Gesù: "io sono re", e ne fa il titolo della condanna, l'iscrizione derisoria da inchiodare sulla croce: questo è il re dei giudei, che io ho sconfitto. Ed è stato involontario profeta: perché il re è visibile proprio lì, sulla croce, con le braccia aperte, dove l'altro conta più della tua vita, dove si dona tutto e non si prende niente. Dove si muore ostinatamente amando: questo è il modo regale di abitare la terra, prendendosene cura.

Pilato poco dopo questo dialogo esce fuori con Gesù e lo presenta alla folla: Ecco l'uomo! Affacciato al balcone della piazza, al balcone dell'universo lo presenta all'umanità: Ecco l'uomo! L'uomo più vero, il più autentico degli uomini: il re! Libero come nessuno, amore come nessuno, vero come nessuno, perché la regalità di Cristo non è potere ma pienezza d'umano, vita piena.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sono venuto... per dare testimonianza alla verità (Gv 18,37)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (25/11/2012)
Il mio regno non è di questo mondo (Gv 18,36)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Il vero Re, colui che serve e muore per amore (23/11/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

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