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lunedì 5 ottobre 2015

Il ministero diaconale
risorsa per un nuovo umanesimo [4]



La rivista Il Diaconato in Italia dedica il n° 192 al tema Il ministero diaconale risorsa per un nuovo umanesimo .
Nel riportare i vari articoli nel mio sito di testi e documenti, segnalo questi interventi.






Comunicazione e Parola: le risorse dei diaconi
di Luca Bassetti
La nostra cultura, in cui l'originaria matrice greca è stata riplasmata dalla vitale irruzione ebraico-cristiana, si fonda sul primato della Parola. Elemento fondamentale della civiltà indoeuropea, in cui la radice greca e quella ebraica conoscono la loro originaria unità, la Parola ha da sempre un valore non solo informativo, ma performativo, dotata di energia intrinseca e capace di autentica effettività. La dinamica della Parola nella nostra cultura occidentale è segnata come da due movimenti intrecciati tra loro in vario modo, che oggi conoscono un sostanziale esaurimento del loro slancio e della loro fecondità: quello del pensiero filosofico greco e quello della fede ebraico-cristiana. È necessario ripercorrerli brevemente nel loro intrecciato sviluppo storico per far luce su alcune radici dell'attuale crisi, nella nostra società occidentale, della capacità di autentiche relazioni, fondate sull'apertura dell'ascolto.

Il messaggio della comunicazione e la Parola nella relazione
Il mondo greco conosce, dai suoi albori, un primato del logos. Dapprima il logos rivestito del mythos, nascosto nelle grandi narrazioni mitologiche che gli danno corpo, che lo incarnano in una dimensione storico-esistenziale totalmente aperta verso l'alto e completamente penetrata dall'alto, tutta pervasa di trascendenza. Il logos originario trova carne nell'espressione poetico-narrativa, in cui intelligenza ed emozione, sentire e volere, umano e divino trovano una loro sostanziale unità di continua interazione, come in un flusso vitale che procede dall'intimo dell'uomo, toccato a sua volta dal contatto segreto con una realtà che gli si svela nella sua tremula e vivida luce. L'invenzione greca della filosofia, con la sua esattezza concettuale, si pone come cesura rispetto alla parola poetica sorgiva del mito.
[…]
La natura ambivalente della comunicazione
Il lungo percorso dell'Occidente cristiano vede dunque contrapporsi due modalità della parola: stupore che procede dall'incontro con la trascendenza, o potere dispiegato dall'immanenza. La parola della meraviglia davanti all'alterità, come esperienza e ricerca della comunione, oppure la parola comunicazione del controllo, della manipolazione e del potere diretto verso un'alterità solo oggettuale. L'originaria parola del mito, linguaggio metaforico, inesauribile ricchezza simbolica, unità di tutto il reale che promana dal suo centro generatore; il Verbo fatto carne, creatore e ricapitolatore di ogni cosa, rivelazione parabolica di segreti che restano tali, per dischiudersi solo alla gratuita apertura dell'atto di fede e all'umile autenticità della conversione: la parola della meraviglia in cui Dio si rivela ai semplici, rivelandoli nel contempo a se stessi.
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L'allentarsi delle relazioni
Una parola solo emotivamente rivestita, senza l'anima generati va dell'amore o una parola solo razionalmente strutturata senza più legame con il flusso vitale della sua primitiva sorgente: entrambe parole del primato dell'io senza legami, di fatto chiuso alla relazione. L'odierna situazione di una comunicazione senza relazione è l'epilogo del lungo percorso storico della cultura occidentale. La dimensione più intima del logos-amore, senso ultimo di tutte le cose, richiede la modalità non possessiva di attento ascolto, di un'attesa della luce, che si leva in corrispondenza all'apertura umile di una coscienza rispettosa.
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