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mercoledì 9 settembre 2015

Il ministero diaconale
risorsa per un nuovo umanesimo [1]



La rivista Il Diaconato in Italia dedica il n° 192 al tema Il ministero diaconale risorsa per un nuovo umanesimo .
Nel riportare i vari articoli nel mio sito di testi e documenti, segnalo questi interventi.






Le risorse diaconali nel seguire Cristo (Editoriale)
di Giuseppe Bellia
Certo, il tema scelto per questo numero monografico può sembrare ingenuo o un po' immodesto. Infatti, proporre il ministero diaconale, e quindi in concreto il diaconato italiano, come "risorsa" «per un nuovo umanesimo», significa avere conoscenza di capacità e competenze ministeriali o ecclesiali dei nostri diaconi, davvero insospettate in un tempo di stanchezza e di confusione come il nostro. Sull'umanesimo nuovo si è già detto qualcosa nei numeri precedenti e c'è ancora da dire, soprattutto se l'umano e ciò che rinnova l'uomo è interpretato da una visuale biblica più che da una prassi pastorale.
D'altra parte "risorsa" è termine impegnativo che suscita attese, prospettive, speranze e può significare espediente, accorgimento, stratagemma, rimedio, possibilità, ripiego e comunque qualsiasi cosa che valga a fornire aiuto, sostegno, specialmente in situazioni di necessità e .perciò può esprimere disponibilità, fonte, mezzo, potenzialità risolutive che si collocano tutte in un orizzonte di comprensibile ottimismo. Non che il nostro piccolo mondo diaconale non possa essere segno di queste aspettative di rinascita e di ripresa ma è la situazione generale del nostro paese e della chiesa italiana che, nonostante l'exploit telematico di papa Francesco, vede le nostre comunità immerse in un'atmosfera di surreale indifferenza verso pronunciamenti immorali di leader leghisti e dintorni con una condotta che, tra uno scandalo e un'omissione, ricerca il quieto e ordinario sopravvivere. Non ha gridato allo scandalo per le troppe morti per acqua del «mare nostrum» con la stessa intensità e forza che in passato ha usato per chiamare alla raccolta per problemi politici e sociali di ben altro taglio morale.
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Misericordiosi come il Padre (Presentazione)
del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione
Nell'Esortazione apostolica Evangelii gaudium, che permane come la carta programmatica del pontificato di papa Francesco, un'espressione è sintomatica per cogliere il senso del Giubileo straordinario che è stato indetto lo scorso 11 aprile: «La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell'aver sperimentato l'infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva» (EG 24). È a partire da questo desiderio che bisogna rileggere la Bolla di Indizione del Giubileo Misericordiae vultus dove papa Francesco delinea le finalità dell'Anno Santo. Come si sa, le due date indicative saranno l'8 dicembre solennità dell'Immacolata Concezione che segna l'apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro e il 20 Novembre 2016, Solennità di Gesù Cristo Signore dell'Universo, che costituisce la conclusione dell'Anno Santo. All'interno di queste due date si sviluppa un calendario di celebrazioni con differenti eventi.
È bene ribadire da subito, a scanso di equivoci, che il Giubileo della Misericordia non è e non vuole essere il Grande Giubileo dell'Anno 2000. Ogni confronto, quindi, è privo di significato perché ogni Anno santo porta con sé la sua peculiarità e le finalità proprie. Il papa desidera che questo Giubileo sia vissuto a Roma così come nelle Chiese locali; questo fatto comporta un'attenzione particolare alla vita delle singole Chiese e alle loro esigenze, in modo che le iniziative non siano un sovrapporsi al calendario, ma tali da essere piuttosto complementari.
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L'umanesimo creaturale delle religioni e l'uomo nuovo Cristo (Contributo)
di Giuseppe Bellia
Le riflessioni che qui propongo intendono mettere in luce ciò che di autenticamente umano c'è nel modo di concepire l'umanità rinnovata in Cristo, rispetto all'umanità creaturale condivisa da tutte le religioni e non soltanto, da quelle dette monoteiste. Già la tradizione biblica d'Israele si distanzia da una concezione demiurgica e apre al confronto con quelli che in Gaudium et spes 22 sono chiamati «uomini di buona volontà». Nello stesso tempo, in queste pagine, si vorrebbe dare un contributo alla riflessione che le Chiese d'Italia stanno compiendo in vista del V Convegno ecclesiale nazionale che si terrà in novembre a Firenze.
Come si legge nell'Invito a Firenze 2015 e come raccomanda vivamente papa Francesco, siamo invitati a «uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del vangelo» (Evangelii gaudium 20). Le periferie esistenziali cui si allude hanno spesso i contorni sociali e umani delle nostre periferie urbane, dove ormai convivono credenti di varie fedi ed espressioni religiose in un confronto serio che tarda a iniziare e a svilupparsi. A questi lontani, e tuttavia vicini, si deve poter dare una testimonianza e anche una parola di speranza su quella creaturalità redenta da Cristo, che interessa ogni autentico spirito religioso bisognoso di salvezza. Potrebbe essere l'occasione per approntare i modi rispettosi e appropriati per un annuncio, per un'evangelizzazione che schiude il futuro di un nuovo umanesimo.
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