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sabato 14 febbraio 2015

Una parola "antica" capace di incantare


6a domenica del Tempo ordinario (B)
Levitico 13,1-2.45-46 • Sal 31 • 1Corinzi 10,31-11,1 • Marco 1,40-45
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano di Vangelo odierno (cf Mc 1,40-45), come già altre volte, presenta un'apparente contraddizione: da una parte, Gesù guarisce il lebbroso e gli ordina di presentarsi al sacerdote in testimonianza della guarigione avvenuta, dall'altra, gli proibisce di parlare dell'accaduto con qualsiasi altra persona.
Gesù afferma di essere venuto per "predicare" e va in cerca delle persone per annunciare loro il regno di Dio, eppure sfugge all'assalto delle folle ritirandosi in luoghi deserti (Mc 1,45).
Perché tutto questo? Egli compie segni che lo rivelano Messia e contemporaneamente vorrebbe nasconderlo; cerca la gente e contemporaneamente se ne separa. E non solo prende le distanze dalle folle, ma anche dai discepoli stessi: «Tutti ti cercano» gli dicono i discepoli, ed egli ribatte: «Andiamocene altrove, perché io predichi anche là» (cf Mc 1,37-38).
Abbiamo già notato che sia il suo modo di insegnare che quello di operare ha qualcosa di sorprendente che fa esclamare alle persone: «Che cos'è mai questo?» (Mc 1,27).
Anche nel brano di oggi l'evangelista mette in evidenzia come Gesù guarisca unicamente con la forza della sua parola: «Lo voglio, guarisci!» e ciò che lo muove non è la voglia di stupire o di convincere gli avversari, ma è la logica della compassione: «Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò...».
C'è un altro elemento di novità notevole: Gesù sembra prendere le distanze dall'Antico Testamento stesso. Per l'A.T. il lebbroso era un "impuro", un colpito da Dio e diventava causa di impurità per chiunque lo accostasse: per questo era un intoccabile e doveva essere messo al bando dal convivere sociale. Il libro del Levitico (cf Lv 13,1-2.45-46), ad esempio, scrive: «Il lebbroso porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!" Sarà impuro finché durerà in lui il male; e impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dal'accampamento». Per questo Gesù invia il lebbroso dal sacerdote, perché l'uomo sia reintegrato nel convivere civile.
Ma il modo con cui la guarigione è avvenuta ha qualcosa di radicalmente nuovo: Gesù non soltanto guarisce con l'energia della sua parola, ma con un gesto inusuale e proibito: toccando un intoccabile. Il regno di Dio, che si annuncia in Gesù, è una realtà di vita in cui cadono anche le barriere del puro e impuro.
È per questo che i miracoli vanno letti non come gesti strabilianti, ma come delle "parole speciali", attraverso le quali Gesù annuncia e porta la novità del regno di Dio.
È una "novità" in continuo pericolo di fraintendimento: Gesù non vuole prima di tutto mettere in evidenza se stesso, ma il rapporto tra la persona e Dio, il Padre. Un rapporto in cui non si catturi Dio per i propri interessi o lo si pieghi al proprio modo di vedere le cose, ma in cui la fiducia nel Padre diventi il fondamento di sicurezza della propria esistenza: io voglio bene a Dio non per quello che mi dà, ma per quello che è, sapendo che proprio in Lui c'è già un "disegno" di vita che supera le mie aspettative stesse.
La novità portata da Gesù non è una pura novità cronologica, nel senso di qualcosa non detto mai prima o di non sentito da altre parti; è invece una novità qualitativa, qualcosa che rigenera, rinnova e ringiovanisce. Ed è per questo che il Vangelo è sempre "vecchio", da una parte, perché è sempre lo stesso, eppure fa sentire "vecchio" te, ti spinge a rigenerarti e purificarti: lo ascoltiamo sempre da capo e non finisce mai di stupirci e di incantarci.
Ma proprio per questo occorre cercare nel Vangelo quello che il Vangelo vuole dare, non quello che vorremmo noi: occorre lasciarci conquistare da Gesù, non dai suoi "miracoli".
Tutto questo non ci impedisce di chiedere: il lebbroso chiede a Gesù «Se vuoi, puoi purificarmi!». È una preghiera che nasce non dalla pretesa di accaparrare il favore di Gesù, ma dalla fiducia interiore che la propria situazione sia già conosciuta e stia già a cuore a lui: «Lo voglio, sii purificato!».
Non per nulla Gesù ci invita a chiedere con la certezza che non dobbiamo rendere edotto Dio di ciò di cui abbiamo bisogno.
«Qualunque cosa chiedete, abbiate fede di averla già ottenuta», con la consapevolezza interiore che la risposta di Dio è sempre, in fondo, ciò che corrisponde alle nostre attese più profonde.




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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo voglio, sii purificato! (Mc 1,41)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (12/02/2012)
Se vuoi, puoi purificarmi (Mc 1,40)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
La compassione di Dio (10/02/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi

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