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venerdì 20 febbraio 2015

Convertirsi, guardare nella direzione del Vangelo


1a domenica di Quaresima (B)
Genesi 9,8-15 • Sal 24 • 1Pietro 3,18-22 • Marco 1,12-15
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Tradizionalmente la prima domenica di Quaresima ci pone in contatto con Gesù che nel deserto subisce l'assalto del diavolo, ma non soccombe, riporta vittoria su di lui e sulle sue suggestioni. Quest'anno ascoltiamo il racconto di Marco, che è molto più breve rispetto alle narrazioni di Matteo e di Luca.
Ritirandosi nel deserto, Gesù fa un'esperienza autenticamente biblica. Pensiamo ai quarant'anni trascorsi nel deserto dal popolo di Israele, o all'esperienza del profeta Elia, che attraversa il deserto, sostenuto da un misterioso cibo donatogli da Dio, per arrivare al monte Oreb (Sinai).
Gesù fa anche l'esperienza più autenticamente umana dell'uomo sotto ogni latitudine: per maturare le scelte e l'impostazione della propria vita, è necessario il silenzio, la solitudine. Una solitudine, però, riempita dalla presenza di Dio, vissuta nel dialogo con Lui.
Si direbbe che molti, anche cristiani praticanti, nel ritmo spesso frenetico e vorticoso del nostro tempo, hanno paura di fermarsi a riflettere: forse temono di spaventarsi di fronte al profondo vuoto interiore; non se la sentono di rimettere in questione tante scelte di comodo; non se la sentono di buttare giù una certa maschera dal loro volto. E così si continua a giocare e a scommettere su tante cose secondarie, magari anche banali o negative, e non ci si decide mai a scegliere l'essenziale. Occorre la sapienza e il coraggio di "ritirarsi nel deserto". E ciò è possibile anche nel frastuono della città.
Proprio per questo, il deserto è pure il luogo della tentazione. Per Israele il tempo del deserto era stato il tempo del primo amore e del fidanzamento col Signore, ma anche il tempo dei grandi tradimenti, dei gravi peccati del popolo.
Anche Gesù nel deserto, dove si è ritirato per prepararsi alla missione, è raggiunto dalla tentazione di Satana. Marco – diversamente da Matteo e Luca – nota che la tentazione è un fatto permanente, che accompagna Gesù durante tutto il soggiorno nel deserto.
Marco non rivela il contenuto della tentazione, come faranno invece Matteo e Luca. Ma lungo tutto il Vangelo di Marco vediamo Gesù continuamente impegnato a correggere nei discepoli e nella folla quella falsa concezione secondo cui la salvezza viene da un messianismo facile e trionfalistico e non esclusivamente dall'amore che si abbandona a Dio e si fa servizio fino al dono di sé.
La tentazione che Gesù sente forte, quando prepara il suo piano d'azione, è proprio quella di operare la salvezza attraverso la via del potere e del successo. Un progetto agli antipodi del progetto di Dio: salvare gli uomini col servizio disarmato e apparentemente impotente di chi ama fino a donare se stesso. Questa tentazione si ripresenterà puntualmente a Gesù in ogni tappa del suo ministero e assumerà una violenza inaudita nell'ora della croce. La tentazione prende le forme più diverse e cerca di separare Gesù dal Padre, boicottando il disegno di Dio.
Perseverando nella sua scelta controcorrente, rimanendo fedele al Padre e al suo progetto fino in fondo, Gesù ribalta la tentazione, alla quale aveva ceduto Israele nel deserto e, prima ancora, l'umanità ai suoi inizi.
A tale vittoria di Gesù sembra alludere Marco notando che "gli angeli lo servivano" (nel senso soprattutto che lo proteggevano contro gli assalti del Maligno: cfr. Sal 91, 11-13).
Non possiamo pretendere che ci sia risparmiata la prova. Ma possiamo affrontarla guardando a Gesù! Egli ci insegna a pregare il Padre "non ci indurre in tentazione", fa' che non soccombiamo alla tentazione di tradirti, di perdere la fiducia in te. In definitiva è su questa che il tentatore cerca di insidiare, portando un figlio di Dio a non guardare a Dio come Padre, a vedere la propria vita in Lui.

In questo senso Gesù ci annuncia che "Il tempo è compiuto", che c'è Qualcuno che ha cuore la nostra vita, la nostra felicità: "Il Regno di Dio – Dio stesso – è vicino".
Convertirsi (con-vertere = guardare verso) non è prima di tutto guardare ai nostri peccati, ma a Colui che ci dà la notizia più bella per la nostra esistenza: "Convertitevi e credete al Vangelo".
Restituire a Dio il primo posto nella vita vuol dire lasciarsi affascinare dalla "buona notizia" del Regno, l'amore del Padre che si dona in Gesù.
Nessuno, qualunque sia la sua situazione e il suo stato d'animo, vuol perdere l'appuntamento con la felicità.
Come non provare il desiderio di "ricominciare", nella novità del cuore e delle opere, in questo tempo che è vera "primavera dello Spirito", in cui "tutto rifiorisce ... e noi, resi sempre più nuovi dal perdono del Signore, possiamo cantare un canto nuovo"? (da un inno quaresimale).




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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto (Mc 1,12)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (26/02/2012)
Convertitevi e credete nel Vangelo (Mt 4,4)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Credere nel Vangelo, la novità di Dio! (24/02/2012)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


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