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venerdì 9 gennaio 2015

Lo "sprofondare" del Figlio di Dio… per farci figli


Battesimo del Signore (B)
• Isaia 55,1-11 • Sal: Is 12,2.4-6 • 1 Giovanni • Marco 1,7-11
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Appunti per l'omelia

Oggi celebriamo altri aspetti dell'Epifania, cioè della manifestazione di Dio in Gesù.
Chi riceveva il battesimo da Giovanni, con questo gesto si riconosceva peccatore, bisognoso di essere perdonato e purificato da Dio, e manifestava pubblicamente la volontà di percorrere un cammino di conversione alla scuola e sotto la guida del Battista, per prepararsi ad accogliere il Messia. Non poteva non suscitare stupore e scandalo nei primi cristiani il fatto che anche Gesù - l'innocente, il Figlio di Dio - si sia mescolato con i perduti, in coda anche Lui aspettando il proprio turno per essere battezzato.
L'Incarnazione non è soltanto il farsi uomo del Figlio di Dio, ma il farsi fratello dei peccatori, prendendo su di sé la loro realtà di peccato e accettandone tutte le conseguenze. La Croce sarà l'ultimo traguardo di questo "sprofondare", per amore, del Figlio di Dio nell'esperienza umana di lontananza e separazione da Dio. Il battesimo quindi manifesta la scelta fatta da Gesù di essere uno di noi, uno con noi.
Colui, però, che per amore si è identificato con i suoi fratelli peccatori, Dio, il Padre, lo riconosce e lo manifesta come il proprio Figlio e gli dona lo Spirito Santo.
La scena è estremamente suggestiva e ricca di significato (cf Mc 1,7-11).
Marco descrive il fatto come un'esperienza vissuta da Gesù. È Lui che "vide aprirsi i cieli". La comunicazione tra Dio e gli uomini, che era stata interrotta dal peccato, ora riprende. Il dialogo si fa nuovo e intenso. È la risposta divina al grido implorante di Israele e dell'umanità: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (Is 63,19).
La via è libera perché lo Spirito di Dio, cioè la sua infinita vitalità e potenza, il suo amore traboccante, venga riversato sulla terra. Il primo destinatario è Gesù: "e lo Spirito discendere su di lui come una colomba".
Qualunque sia il senso preciso dell'immagine della colomba, tuttavia si vuol dire che l'intera realtà di Dio si raccoglie e si concentra in Gesù. Egli si sente sotto la presa di Dio e, invaso dal suo Spirito d'amore, sperimenta su di sé tutta la sua tenerezza paterna. E ascolta, rivolta a Lui, una dichiarazione inaudita: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
È l'unica volta che nei primi tre Vangeli si ode la voce di Dio (qui e nella Trasfigurazione di Gesù). Se Dio parla è per rivelare anzitutto a Gesù, e pure a noi, chi Egli è. È il Messia, ma nel nostro testo evangelico Dio dice "Figlio mio", non intendendo soltanto il Messia, ma il suo Figlio unico, oggetto di tutto il suo amore. In tal modo Dio rivela l'identità di Gesù quale figlio amatissimo. E rivela se stesso come il Padre suo. È tutta la famiglia della Trinità che è coinvolta e si manifesta in questo evento.
Il battesimo rappresenta per Gesù una svolta decisiva: ricevendo la forza dello Spirito e ascoltando la voce del Padre, dà inizio alla sua missione.
Ma il suo battesimo diventa in qualche modo simbolo e anticipo di quello cristiano. L'esperienza che Gesù fa', la partecipa ai credenti, a coloro che attraverso il battesimo sono introdotti nella comunità cristiana e lo incontrano: il dono dello Spirito e la condizione filiale rispetto a Dio.
La scena del Giordano, quindi, si è rinnovata nel momento del mio battesimo. Attraverso questo rito di ingresso nella comunità cristiana sono stato accolto nella Chiesa. Qui ho incontrato Gesù, che è il cuore pulsante di questa famiglia, e Gesù mi ha legato a sé per sempre. E anche su di me è sceso lo Spirito Santo invadendomi col suo amore. E anche su di me il Padre, abbracciandomi con infinita tenerezza, ha incominciato a dichiarare: "Tu sei mio figlio. Sei tutta la mia gioia". E non si è ancora stancato di ripeterlo. È cominciata per me la più grande avventura, la più bella storia d'amore che mai sia stata vissuta, la storia d'amore tra il Padre e ognuno dei suoi figli. Col battesimo, infatti, siamo entrati nella famiglia di Dio per pura grazia, perché Lui ci ha scelti. In questa famiglia non si vale per le opere che si fanno, per quello che si produce. Si vale solo perché Dio ci ama. E l'amore di Dio per noi è eterno. Il battesimo non può essere ripetuto, perché è una parola d'amore eterno di Dio su di noi. Un amore che ci fa figli suoi e mai nulla, neppure il nostro tradimento, potrà cancellare il fatto che siamo suoi figli.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Tu sei il Figlio mio, l'amato (Mt 1,11)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa a/r per A5)

Commenti alla Parola:
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Enzo Bianchi


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