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mercoledì 26 novembre 2014

Testimoni credibili


Il tempo attuale ha bisogno, come ci ricorda il beato Paolo VI, di testimoni più che di maestri. O meglio: i maestri siano dei veri testimoni.
Durante l'ordinazione diaconale il vescovo, nel consegnare il libro dei Vangeli, dice: «Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunciatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni».
La nostra testimonianza evangelica, anima della nostra azione pastorale, non necessita di cose straordinarie, di atteggiamenti che suscitano ammirazione o stupore, né di miracoli eclatanti, ma della povertà della nostra fede, animata dalla grazia dello Spirito, e della sincera carità che è dono di sé. Già san Paolo ammoniva che «i segni sono per gli infedeli increduli» (cf 1Cor 14, 22).
E mi risuonano attuali le parole di sant'Agostino che leggo nelle sue Confessioni: «[Signore], i tuoi ministri operino in terra non più come nelle acque dell'incredulità quando annunciavano il messaggio con miracoli, simboli e parole misteriose che sono attrattiva per l'ignoranza, generatrice di stupore e di timore davanti a segni sconosciuti: tale è, per i figli di Adamo che si dimenticano di te, la strada che porta alla fede fintanto che si nascondono a te divenendo come l'abisso.
Operino invece come su terra asciutta separata dai gorghi dell'abisso, e siano nel vivere modello per i credenti, stimolandoli all'imitazione. Così questi ascolteranno il loro annuncio non soltanto per capire, ma anche per agire». (Sant'Agostino, Le Confessioni, Libro XIII, n. 21)

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