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mercoledì 12 novembre 2014

Rispettarsi nella diversità


Da una rubrica di corrispondenza con i lettori, apparsa sulla rivista Città Nuova (nr. 9/2009), riporto questo breve stralcio, che mi aiuta a vivere bene, in positivo, il mio rapporto con gli altri, nonostante le diversità che frenano o cercano di allontanarmi. È un prendere con sempre maggior coscienza che la diaconia che siamo chiamati a vivere e animare è una carità che fa comunione.

«Per far spazio all'altro occorre dimenticare noi stessi: l'accettare senza sentirne il peso (cioè sopportare) le differenze dell'altro è un primo passo per non restare in noi stessi. In concreto sopportare sarà, quindi: non giudicare le intenzioni dell'altro da quanto lui fa o dice e che possiamo non comprendere; non ingigantire quanto vediamo ma cercare di osservarlo per quello che è nel presente; riuscire a guardare ogni giorno l'altro come lo vedessimo la prima volta senza sommare al fastidio attuale quello dei giorni precedenti... Fatto questo primo passo, sarà più facile saper leggere quello che l'altro ha in cuore e che spesso è oscurato da quel modo di fare che ci dà fastidio e riuscire a capirlo, a capirsi, e anche ad aiutarsi a migliorare» (Francesco Châtel).

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