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venerdì 7 novembre 2014

Il nuovo Tempio


Dedicazione della Basilica Lateranense
[32a domenica del T.O. (A) - (9 nov. 2014)]

Appunti per l'omelia

La coincidenza della festa della Dedicazione della Basilica Lateranense con la domenica odierna ci fa guardare alla realtà vera del Tempio quale "luogo" della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. È Gesù stesso, come descritto nel brano evangelico (cf Gv 2,13-22), che definisce se stesso, il suo corpo, il "nuovo tempio", presenza definitiva di Dio in mezzo agli uomini, Lui l'Emmanuele, il Dio-con noi.
La risurrezione di Gesù ne svelerà il mistero, non solo della sua Persona, ma anche del significato della sua presenza nella storia, attraverso la comunità dei credenti, nella Chiesa radunata nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
L'apostolo Paolo ci ricorda questa verità: «Voi siete edificio di Dio… Siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi» (cf 1Cor 3,9c-11.16-17).
Siamo, pertanto, invitati a prendere, oggi, coscienza sempre di più della nostra vera identità e della conseguente nostra responsabilità.
Essere noi discepoli del Signore Gesù che formiamo la sua Chiesa, segno e sacramento della sua presenza in mezzo agli uomini, significa sperimentare che Dio realmente ci ha conquistati e ha fatto di noi la sua dimora.
L'apostolo Giovanni scrive: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
Gesù, con queste parole, sta rivolgendo agli apostoli i suoi grandi ed intensi discorsi di addio e li assicura, fra il resto, che essi lo avrebbero visto di nuovo, perché egli si sarebbe manifestato a coloro che lo amano. La sua manifestazione non sarebbe avvenuta in modo spettacolare ed esterno. Essa sarebbe stata una semplice, straordinaria "venuta" della Trinità nel cuore del fedele, che si attua là dove vi è fede ed amore. Con queste parole Gesù precisa in quale modo egli rimarrà presente in mezzo ai suoi dopo la sua morte e spiega come sarà possibile avere contatto con lui.
La sua presenza dunque si può realizzare fin d'ora nei cristiani ed in mezzo alla comunità: non è un evento che riguarda il futuro. Il tempio che lo accoglie non è tanto quello fatto di muri, ma il cuore stesso del cristiano, che diventa così il nuovo tabernacolo, la viva dimora della Trinità.
Ma come può il cristiano arrivare a tanto? Come portare in sé Dio stesso? Quale la via per entrare in questa profonda comunione con lui?
È l'amore verso Gesù. Un amore che non è mero sentimentalismo, ma si traduce in vita concreta e, precisamente, nell'osservare la sua Parola.
È a quest'amore del cristiano, verificato dai fatti, che Dio risponde col suo amore: la Trinità viene ad abitare in lui.
L'«osservare la sua parola» è la garanzia di questa divina dimora nel nostro cuore. Le parole di Gesù, il suo vangelo! Non tanto un catalogo di leggi, quanto piuttosto le sue parole tutte sintetizzati in quello che lui ha illustrato con la lavanda dei piedi: il comandamento dell'amore reciproco. Dio comanda ad ogni cristiano di amare l'altro fino al dono completo di sé, come Gesù ha insegnato ed ha fatto.
Questa è la garanzia del nostro essere "tempio di Dio".



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Parlava del tempio del suo corpo (Gv 1,21)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
  di Enzo Bianchi


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