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martedì 11 novembre 2014

Diaconi testimoni di solidarietà


Riporto l'ultima parte dell'articolo di Giancamillo Trani, vicedirettore della Caritas di Napoli, che rileggo dagli Atti del Convegno dei diaconi italiani (Napoli, Agosto 2013), dove descrive la presenza del diacono in una società dominata dagli interessi finanziari e sorda alle necessità dei più deboli.

«[…] Certo vivere non è semplice, la tendenza è di prendere, pretendere per sé e non. vedere quello che ci viene anche da chi soffre la malattia, l'oppressione, la discriminazione, la povertà o semplicemente il rifiuto e la più comune non-accettazione: il mestiere dell'umano è proprio di riconoscere la nostra vulnerabilità che è forse la qualità più importante che abbiamo e che ci rende davvero umani! Ed allora, diaconi non sentinelle di solidarietà: la sentinella è vigile ma relativamente statica; si limita a dare l'allarme oppure a custodire. Direi meglio diaconi alfieri e fanti di carità e solidarietà: Gesù è diacono permanente, è servo a tempo pieno. Voglio ora ricordare uno scritto di Don Tonino Bello: Anche tu per evangelizzare il mondo.
"Il Signore ce l'ha anche con te. La sua mano tesa ti ha individuato nella folla. È inutile che tu finga di non sentire, o ti nasconda per non farti vedere. Quell'indice ti raggiunge e ti inchioda a responsabilità precise che non puoi scaricare su nessuno. Anche tu. Perché il mondo è la vigna del Signore, dove egli ci manda tutti a lavorare. A qualsiasi ora del giorno. Non preoccuparti: non ti si chiede nulla di straordinario. Neppure il tuo denaro: forse non ne hai. E quand'anche ne avessi, e lo donassi tutto, non avresti ancora obbedito all'intimo comando del Signore. Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi l'esistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare l'anima dalle lacrime della gente. Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso. Che ti decida, finalmente, a camminare sulle vie del Vangelo, missionario di giustizia e di pace. Esprimi in mezzo alla gente una presenza gioiosa, audace, intelligente e propositiva. Ricordati che l'assiduità liturgica nel tempio non ti riscatterà dalla latitanza missionaria sulla strada. Ma fermati anche a fare il pieno perché in un'eccessiva frenesia pastorale c'è la convinzione che Dio non possa fare a meno di noi. [...] Se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l'aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull'utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: Ma cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?" (don Tonino Bello)».


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