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martedì 17 giugno 2014

Preghiera, poveri e pace


«Preghiera, poveri e pace»… Sono queste tre parole che hanno caratterizzato e sintetizzato il discorso che papa Francesco ha fatto alla Comunità di Sant'Egidio, domenica scorsa 15 giugno.
Alcuni passaggi del discorso mi fanno cogliere più seriamente il mio rapportarmi con le persone che il Signore mi chiama a servire. Sono parole universali, che faccio mie e che mi sostengono nella diaconia che sono chiamato a svolgere.
È interessante: «Tutto comincia con la preghiera», dice il papa. «La preghiera preserva l'uomo anonimo della città da tentazioni che possono essere anche le nostre: il protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, l'indifferenza, il vittimismo». Tutto nasce dal personale rapporto con Dio, perché «chi guarda il Signore, vede gli altri… in particolare i più poveri… Nei poveri è presente Gesù, il quale si identifica con loro».
E poi ci sono gli «anziani». «Il trattamento degli anziani, come quello dei bambini, è un indicatore per vedere la qualità di una società. Quando gli anziani sono scartati, quando gli anziani sono isolati e a volte si spengono senza affetto, è brutto segno! (…) Un popolo che non custodisce i suoi anziani, che non si prende cura dei suoi giovani, è un popolo senza futuro, un popolo senza speranza. Perché i giovani - i bambini, i giovani - e gli anziani portano avanti la storia. I bambini, i giovani con la loro forza biologica, è giusto. Gli anziani, dando loro la memoria. Ma quando una società perde la memoria, è finita, è finita. È brutto vedere una società, un popolo, una cultura che ha perso la memoria».
E poi quello che è più preoccupante: «per mantenere un equilibrio, dove al centro dell'economia mondiale non ci sono l'uomo e la donna, ma c'è l'idolo denaro, è necessario scartare cose. Si scartano i bambini… E si scartano gli anziani, con atteggiamenti dietro ai quali c'è un'eutanasia nascosta, una forma di eutanasia. Non servono, e quello che non serve si scarta. Quello che non produce si scarta».
Ecco da dove cominciare: «Dai poveri e dagli anziani si inizia a cambiare la società. Gesù dice di sé stesso: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo" (Mt 21,42). Anche i poveri sono in qualche modo "pietra d'angolo" per la costruzione della società. Oggi purtroppo un'economia speculativa li rende sempre più poveri, privandoli dell'essenziale, come la casa e il lavoro. È inaccettabile! Chi vive la solidarietà non lo accetta e agisce. E questa parola "solidarietà" tanti vogliono toglierla dal dizionario, perché a una certa cultura sembra una parolaccia. No! È una parola cristiana, la solidarietà!».
E poi l'impegno per la pace: «In alcuni Paesi che soffrono per la guerra, voi cercate di tenere viva la speranza della pace. Lavorare per la pace non dà risultati rapidi, ma è un'opera da artigiani pazienti, che cercano quel che unisce e mettono da parte quel che divide…».
E le tre parole sintesi: «preghiera, poveri e pace» ed il programma: «far crescere la compassione nel cuore della società - che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza -, … far crescere l'amicizia al posto dei fantasmi dell'inimicizia e dell'indifferenza».

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