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martedì 11 febbraio 2014

Il diacono e le sfide del nostro tempo [2]


La rivista Il Diaconato in Italia dedica il n° 181 al diaconato dentro le sfide del nostro tempo.
Nel riportare i vari articoli nel mio sito di testi e documenti, segnalo questi ulteriori interventi.







Il diacono con l'occhio rivolto al mondo (Il Punto)
di Andrea Spinelli
Che il nostro tempo ci presenti sfide ben determinate credo non abbia bisogno di essere dimostrato: ci troviamo, volenti o nolenti, di fronte a situazioni inedite, almeno nella loro forma concreta, e ciò senza dubbio procura smarrimento a noi cattolici, abituati ad essere maggioranza e ad avere le idee chiare sulle scelte da compiere e su relativo comportamento. Ormai non è più così, tutto o quasi sembra sconvolto da idee "moderne", apparentemente indiscutibili sul piano della libertà dell'individuo e sull'orizzonte fondamentale del vivere sociale. Non sono un esperto sociologo, ma la mia età anagrafica mi ha reso spettatore (forse non attore) di un cambiamento così radicale da credere che tutto sia avvenuto in un lungo intervallo di tempo invece che assai breve, come di fatto è capitato.
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Diaconi e migrantes (Focus)
di Raffaele Iaria
La Chiesa non deve «chiudersi in se stessa, nei propri uffici, gruppi, parrocchie, etc., ma andare "oltre" verso le "periferie esistenziali"». Non dobbiamo «chiudere dentro Gesù e non farlo uscire», ha detto papa Francesco aggiungendo che «oggi viviamo in una cultura dello scontro, della frammentarietà, dello scarto». E così, purtroppo, «non fa notizia quando muore un barbone per il freddo». Eppure «la povertà è una categoria teologale perché il Figlio di Dio si è abbassato per camminare per le strade».
Un invito non certamente nuovo, quello del papa. Da sempre la Chiesa ha invitato ad uscire e ad essere a fianco dei più bisognosi coinvolgendo l'intero "popolo di Dio" e quindi, ponendo, pur con le dovute e sostanziali diversità ministeriali e carismatiche, vescovi, sacerdoti e laici, sullo stesso piano passando da una concezione piramidale e fortemente gerarchica ad una concezione comunionale, poiché tutti corresponsabili nella testimonianza della Parola di Cristo a partire proprio dai più poveri.
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Linee di speranza per il nostro tempo (Servizio)
di Enzo Petrolino
Illustrando la vera e nobilissima concezione della pace, il Concilio, condannata l'inumanità della guerra, intende rivolgere un ardente appello ai cristiani, affinché con l'aiuto di Cristo, autore della pace, collaborino con tutti per stabilire tra gli uomini una pace fondata sulla giustizia e sull'amore e per apprestare i mezzi necessari per il suo raggiungimento. Così si esprime la Gaudium et Spes al n. 77 parlando della promozione della pace tra le nazioni. È pertanto importante tornare a riflettere sulle analisi e sulle indicazioni offerte dalla costituzione conciliare, per verificarne il valore e coglierne la sapienza. Ma la Gaudium et Spes non si limita agli interrogativi di fondo. Nel desiderio di rendere un più concreto servizio all'uomo del nostro tempo, essa scende anche sul terreno dei problemi immediati che lo assillano. Il problema della povertà e del suo superamento mediante una economia rispettosa del valore primario della persona rimanda così a un discorso più ampio di etica politica. Giustamente pertanto, la Gaudium et spes, dopo aver considerato l'ambito economico, dedica pagine eloquenti alla fondamentale necessità di promuovere, nelle nazioni e tra le nazioni, una vita politica ispirata ad irrinunciabili valori morali (cf. GS 73-90). L'appello del Concilio a promuovere la pace è tuttora quanto mai vivo ed urgente.
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