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venuto per servire
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venerdì 31 maggio 2013

Il Dono che è per tutti


SS. Corpo e Sangue di Cristo (C)

Appunti per l'omelia

«Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24). Quando ci riuniamo per l'Eucaristia noi non siamo soltanto un gruppo di discepoli che si ritrovano insieme per ricordare con commozione e gratitudine immensa un incredibile gesto d'amore, il più grande gesto d'amore della storia, compiuto dal loro Maestro. Ma questo gesto d'amore, con cui Cristo si è offerto in sacrificio, nella celebrazione è reso presente qui e ora. L'Eucaristia è quindi memoria e presenza. Presenza che ci coinvolge.
«Voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga» (1Cor 11,26). Non è un semplice annuncio ma un proclamare come realtà presente la "morte del Signore", cioè del Cristo risorto. È rendere attuale qui e ora il suo sacrificio, cioè la sua morte che sfocia nella sua risurrezione. "Finché Egli venga", perché non si attende la venuta di un morto. Il Cristo risorto, presente nell'Eucaristia, possiede tutta la realtà del mondo futuro, anche se non del tutto svelata. Colui che verrà nella gloria a fare nuova ogni cosa è già presente nell'Eucaristia e ci incontra.
Come il popolo di Dio, Israele, era nato al Sinai, così la Chiesa è nata nella cena di Gesù, e rinasce in ogni Eucaristia, grazie a quel sangue. Questa realtà vertiginosa del sacrificio di Cristo e della Nuova Alleanza si realizza in ogni Eucaristia, è resa presente non perché noi restiamo spettatori passivi o indifferenti, ma perché ce ne appropriamo. I gesti che Gesù compie, quando con cinque pani e due pesci sazia una moltitudine di persone, sono un richiamo alla cena eucaristica (cf Lc 9,11-17). Si tratta appunto di un banchetto sacrificale. Ricevendo il cibo eucaristico realizziamo una comunione con Gesù, con Dio e tra noi, che non è possibile descrivere con parole umane. È la vita del Signore risorto che viene travasata in noi, è il suo Spirito, cioè l'Amore-Persona nel seno della Trinità, che ci viene comunicato. "Noi veniamo trasformati in ciò che riceviamo", dice San Leone Magno; cioè in Gesù. E san Tommaso precisa: "L'effetto proprio di questo Sacramento è la trasformazione dell'uomo in Cristo".
Così ad ogni Eucaristia che celebriamo, noi riconosciamo quel Dono inestimabile e lo accogliamo con gioiosa gratitudine. Mancare a questo appuntamento per negligenza è deludere Colui che con immenso amore offre il Dono. È fare un torto alla famiglia ecclesiale di cui faccio parte; è fare un torto a me stesso, perché la Messa della domenica, non è "obbligatoria", ma "necessaria". Chi si rifiuta di partecipare è uno che rinuncia a quell'incontro che dà senso alla propria vita e la sostiene. Se sono denutrito, come posso camminare? Se non bevo alla sorgente dell'amore, come posso pretendere di amare?
L'Eucaristia a cui partecipo diventa un'esperienza autentica di incontro con Dio e tra fratelli. Incontro che si prolunga in una vita trasformata dall'amore scambievole e dall'attenzione concreta a tutti i poveri. Che senso ha un'Eucaristia dove tra i presenti manca l'amore e la riconciliazione? Non per nulla nell'ultima cena, e quindi in ogni Eucaristia, Gesù dice ai discepoli: "Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi". Ma prima ancora dice: "Prendete, mangiate". Cioè dona la sua persona, la sua capacità di amare. Quindi aggiunge: con l'amore che vi ho comunicato amatevi a vicenda. Così, se è importante andare alla Messa, è molto più importante sapere come si esce dalla Messa: se soltanto sfiorati dall'Incontro oppure cambiati nel profondo, rinnovati, col cuore pieno di gioia e di speranza, pronti ad amare e testimoniare il Risorto.
Sulla porta di una chiesa si poteva leggere questa scritta: "Di qui si entra per amare Dio. Di qui si esce per amare il prossimo". Davanti alla folla sterminata di persone tormentate da ogni genere di fame, Gesù continua a dire ai suoi discepoli che nutre con l'Eucaristia: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13).
Nell'Eucaristia Gesù offre se stesso, il suo corpo, la sua vita per dare risposta ad ogni interrogativo umano, per saziare completamente la fame di ogni uomo e di ogni donna: fame di verità, di vita, di felicità.
Così l'invio che ci viene rivolto a nutrirci di Lui ci porta ad essere noi stessi, a nostra volta, dono per gli altri, nella condivisione delle loro sofferenze e delle loro gioie.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Voi stessi date loro da mangiare (Lc 9,13)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi




domenica 26 maggio 2013

L'immensa profondità di Dio


Nella contemplazione del mistero della Trinità, che oggi celebriamo, mi sono soffermato su uno scritto di San Colombano, tratto dalle Istruzioni, dal titolo L'immensa profondità di Dio. Ne riporto alcuni stralci, che mi sembrano significativi, perché, di fronte all'immensità di Dio, non posso fare altro che adorare contemplando, lasciandomi portare dallo Spirito.


«(…) Chi dunque è Dio? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Non cercare altro di Dio, perché volendo conoscere la misteriosa profondità di Dio, è necessario innanzi tutto investigare la natura delle cose. La conoscenza della Trinità infatti viene giustamente paragonata alla profondità del mare, secondo il detto del Sapiente: E l'immensa profondità chi potrà trovarla? (cf Qo 7, 24). Come la profondità del mare è invisibile agli sguardi umani, così la divinità della Trinità si dimostra incomprensibile ai sensi dell'uomo. Se dunque qualcuno vuol conoscere quello che deve credere, deve rendersi conto che non potrà capire di più parlandone, che credendo. La conoscenza di Dio, infatti, quanto più viene discussa, tanto più sembra allontanarsi da noi.
Cerca perciò la conoscenza di Dio più alta, quella che non sta nelle dispute verbose, ma nella santità di una buona vita; non nel parlare, ma nella fede che sgorga dalla semplicità del cuore; non quella conoscenza che si ottiene mettendo insieme le opinioni di una dotta empietà.
Se cercherai colui che è ineffabile con le discussioni, egli «fuggirà da te più lontano» (Qo 7, 23) di quanto non fosse prima. Se invece lo cercherai con la fede, troverai la sapienza presso le porte della città, dov'è la tua dimora. (…)».

sabato 25 maggio 2013

La diaconia dell'ascolto [1]


La rivista Il Diaconato in Italia dedica il n° 178 al tema della diaconia dell'ascolto (Educare alla fede: la diaconia dell'ascolto).
Nel riportare i vari articoli nel mio sito di testi e documenti, segnalo due interventi che raffrontano l'ascolto con il servizio, presentando, fra l'altro, una esegesi puntuale dell'episodio di Marta e Maria (cf Lc 10, 38s).





Dall'ascolto al servizio il percorso della fede (Editoriale)
di Giuseppe Bellia

Educare alla fede non è un'impresa da poco. È una disciplina che nasce e si sviluppa imparando a dare ascolto all'altro. Da questo stato d'animo che dispone all'apertura del cuore e all'accoglienza l'uomo impara a fare spazio alla Parola e al percorso della fede che dispone al servizio. Non si dà dunque una vera relazione di fede tra l'uomo e Dio che non parta dalla disponibilità concreta del credente a mettersi in ascolto. La fede esige dunque la pazienza dell'ascolto che richiede tempo e luogo adeguati, senza dei quali si ha un'accoglienza formale che resta in superficie che non porta alla comunione, come ricorda l'episodio emblematico di Marta e Maria (Lc 10,38-42).
[…]
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Ascoltare per servire (Approfondimento)
di Daniele Fortuna
Accostare servizio e ascolto a molti può apparire un ossimoro, cioè, un accostamento di due termini contrastanti. L'ascolto, infatti, suggerisce un atteggiamento passivo, il servizio, al contrario, uno attivo. Lo stesso episodio evangelico di Marta e Maria sembrerebbe confermare quest'opposizione: l'una ascoltava la parola di Gesù, l'altra si adoperava per il servizio della mensa. C'è chi parteggia per Maria, ponendo al primo posto la vita spirituale come l'unica necessaria; c'è chi, invece, prende le difese di Marta, osservando che, se non fosse stato per lei, Gesù e i suoi discepoli quel giorno sarebbero rimasti digiuni! Ma è proprio vera quest'opposizione? È vero che ascolto e servizio sono due dimensioni intrinsecamente separate? E se fossero, invece, i due lati di una stessa medaglia, i due aspetti di un unico atteggiamento di amore?
[…]
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venerdì 24 maggio 2013

Nel vortice d'amore della Trinità


Santissima Trinità (C)

Appunti per l'omelia

"Credo in un solo Dio". Questa professione di fede, che è comune anche agli Ebrei e ai Musulmani, sulla bocca dei cristiani ha un significato molto diverso. I credenti in Cristo, infatti, proseguono specificando: "Padre... Figlio... Spirito Santo". Il nostro Dio non è un Dio solitario, in compagnia soltanto di se stesso, nella sua beatitudine inaccessibile, ma è una "famiglia", una pluralità di persone unite nell'amore: è una comunità d'amore.
Il mistero del Dio unico in tre Persone è il principio, la sorgente da cui deriva tutta la realtà creata. Ce lo richiama velatamente il brano dei Proverbi (8, 22-31). La Sapienza creatrice di Dio si presenta quasi come una persona, che lo assiste nel "fare" il mondo, è «con lui come un artefice», come un architetto, ed è «la sua delizia ogni giorno», «giocava davanti a lui in ogni istante... e pone le sue delizie tra i figli degli uomini». Questa descrizione evoca la gioia che Dio prova nel creare, insinua una pluralità di persone in Dio e la presenza di una di loro in mezzo agli uomini. Nel Nuovo Testamento Gesù sarà presentato come la "sapienza" di Dio.
Dalla pietra al filo d'erba, al fiore, alle galassie, all'uomo, a tutti gli esseri, tutto esiste perché le tre divine Persone lo hanno voluto, continuano a volerlo, continuando a crearlo, a mantenerlo nell'essere, perché la creazione è sempre in atto. Non ci inganniamo quando fissando lo sguardo su una realtà creata, soprattutto sulla persona umana, è come se la vedessimo uscire in quel momento dalla mano di Dio Padre-Figlio-Spirito Santo e la ricevessimo in dono da loro per la nostra felicità.
Non ci inganniamo neppure quando, cogliendo l'armonia e l'interdipendenza fra gli esseri creati, pensiamo che al di sotto della realtà tanto varia e molteplice c'è l'amore che tutto pervade e unifica, spingendo ogni cosa a incontrare e servire l'altra, quasi innamorando ogni cosa dell'altra. Ma soprattutto nelle relazioni sociali gli uomini imitano e richiamano i rapporti d'amore che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vivono nell'intimo della Famiglia divina. È così che gli uomini realizzano la loro identità più profonda, quella di essere immagine di Dio!
L'opera della Trinità è la creazione, ma è soprattutto la redenzione. Il Padre ci ha amati per primo ed ha mandato per noi il suo Figlio che ha condiviso integralmente la nostra condizione umana fino a morire. Una morte d'amore supremo sfociata nella risurrezione. In questo modo il Figlio ci ha salvati, riconciliandoci con Dio, riportandoci in braccio a Dio. Lo Spirito Santo, poi, che il Padre e il Figlio ci hanno donato, porta alla perfezione questo incontro dei credenti con Dio.
I cristiani hanno conosciuto veramente questo mistero, senza per altro poterlo esaurire e spiegare, ritenendolo tale soltanto perché Dio ce lo ha rivelato in Gesù? Si trovano, infatti, cristiani che rischiano di vivere la loro fede alla maniera, per esempio, dell'ebreo o del musulmano, in quanto non importa che in Dio ci siano tre invece che uno. Di fatto, molti cristiani, anche quelli devoti o praticanti, vivono praticamente come se Dio non fosse in Tre Persone.
In realtà Dio ci ha rivelato il suo mistero perché ci chiama alla "comunione" con Lui. Ora agli amici non si tiene nascosto nulla, per gli amici non ci sono segreti. Così, Dio ci ha rivelato la struttura intima della sua vita, chiamandoci a vivere un rapporto d'amore con Lui già da ora, per partecipare un giorno in modo pieno e definitivo alla sua infinita beatitudine.
In questa luce si comprende la parola di Gesù: «Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Gesù, che è la verità, ci ha rivelato pienamente Dio Padre e il suo amore per gli uomini. Anzi, è Lui stesso questa rivelazione. "Lo Spirito di verità", infatti, è chiamato così perché la rivelazione di Gesù la fa comprendere, interiorizzare, vivere, portando gradualmente i discepoli di tutti i tempi a entrare ed inabissarsi in questa Rivelazione, trascinandoli verso il cuore di Dio, verso la sua vita intima che è la "comunione d'amore", la "comunione trinitaria".
«L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Il dono dello Spirito e la sua presenza nel credente lo rassicurano che Dio lo ama. "L'amore di Dio" infatti non è tanto il nostro amore per Lui, quanto il suo amore per noi, che ha portato nel cuore del credente, grazie allo Spirito che congiunge inseparabilmente il Padre e il Figlio, tutta la realtà di Dio; che è vortice di amore dove i Tre si incontrano unendosi e distinguendosi in una eterna danza di tenerezza e felicità.
L'amore, infatti, non è un attributo di Dio, ma il suo stesso essere.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


venerdì 17 maggio 2013

Lo Spirito, forza di trasformazione radicale


Pentecoste (C)

Appunti per l'omelia

Nella festa di Pentecoste la Chiesa, in un'atmosfera di esultanza e di gratitudine immensa, celebra il dono dello Spirito Santo, che è il dono per eccellenza del Cristo risorto, il dono più prezioso che il Padre e il Figlio potessero offrire agli uomini. È la realtà della Pasqua giunta al suo pieno compimento. L'effusione dello Spirito è il "lieto evento" che ha determinato la nascita ufficiale della Chiesa. Il "vento gagliardo" e le "lingue come di fuoco" sono come una "cascata" di luce, di forza, di amore che ha trasformato radicalmente gli Apostoli rendendoli testimoni audaci ed entusiasti del Signore risorto. Da quel giorno la Chiesa ha iniziato il suo cammino e non si è più fermata.
Lo Spirito santo, il Respiro di Dio! Mentre è l'incontro, l'abbraccio tra il Padre e il Figlio, è anche l'Amore che li porta a donarsi al mondo, lo sguardo di misericordia e di tenerezza con cui ci avvolgono. È quel moto del cuore che è in Dio e che si riversa in noi. In Dio è l'Amore che unisce il Padre e il Figlio e insieme apre la loro comunione al mondo e all'umanità. In noi è l'Amore che da una parte ci lega intimamente a Dio e fra noi, e dall'altra ci fa attenti e solidali verso il mondo intero.
Egli è la nostra Vita!
È Lui la sorgente nascosta di tutto il bene che fiorisce ovunque nel mondo, come pure di ogni ricerca e scoperta della verità.
È Lui il grande protagonista che può trasformare un cuore di pietra in un cuore di carne. Può cambiare il deserto in un giardino fiorito, la terra arida in sorgenti d'acqua. Non c'è situazione, per quanto squallida e disperata, che Egli non sia in grado di ribaltare.
È Lui il regista segreto del nostro incontro con Cristo, il tessitore infaticabile di ogni trama d'amore e quindi anche di quella specifica trama d'amore che è il cammino cristiano, un cammino di santità. Egli ci dona di amare, ci fa essere amore.
È Lui che ci fa dire con Gesù "Abbà, Papà" a Dio e ci riempie il cuore di fiducia filiale.
È Lui che ci dà la forza di resistere alle tentazioni, di andare contro corrente, di ricominciare sempre, di rimanere fedeli a Gesù.
Egli è l'artefice dell'unità della Chiesa nella varietà dei doni che ciascuno riceve per l'utilità comune.
È la ragione ultima della nostra radicale trasformazione!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


mercoledì 15 maggio 2013

Non servi, ma amici


«Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15).
La meditazione di questo passo del vangelo di Giovanni mi ha portato ad una comprensione più approfondita della diaconia a cui sono chiamato.
Molto spesso, parlando del diacono, lo si indica come colui che è addetto al servizio; anzi, non è inconsueto sentirsi dire da un presbitero: Tu che sei diacono, fai questo… fai il diacono, cioè, servi.
Ma questa Parola mi ha richiamato al vero senso del mio essere "servo".
Il servizio di cui parla Gesù non è un semplice fare… Il diacono, chiamato ad essere nella Chiesa icona vivente di Cristo Servo, è da Lui introdotto in un vero rapporto di amicizia, …dove siamo messi "a conoscenza" dei segreti del Re.
Si è "amici" di Gesù…
Si è Gesù, quindi si serve…
Si serve perché si è Gesù…
È in questa dimensione di novità che prende senso ogni azione pastorale e si sperimenta veramente la fecondità apostolica.

lunedì 13 maggio 2013

Il Diaconato in Italia

Il Diaconato in Italia n° 178 (gennaio/febbraio 2013)



Educare alla fede:
la diaconia dell'ascolto


Sommario


EDITORIALE
Dall'ascolto al servizio il percorso della fede (Giuseppe Bellia)

DISCORSO
Rivisitare i doni del Concilio (Benedetto XVI)

CONTRIBUTO
Come una sinfonia. Ripensare l'ascolto a partire dal Verbo (Domenico Concolino)

SPIRITUALITÀ
Quale identità diaconale proviene dall'ascolto? (Giuseppe Bellia)

FOCUS
La diaconia del Servo di Jahwè (Ortensio da Spinetoli)

APPROFONDIMENTO
Ascoltare per servire (Daniele Fortuna)

RIFLESSIONI
Antropologia e diaconia dell'ascolto (Giovanni Chifari)

PASTORALE
Ministerium Verbi (Enzo Petrolino)

ANALISI
Il diaconato permanente… in evoluzione (Vincenzo Mango)

CONFRONTI
I laici nella Chiesa e nel mondo (Francesco Giglio)

SERVIZIO
Un righiamo permanente per la Chiesa (Felice Chiarelli)


Rubriche

TESTIMONIANZE
Entrambi avevamo scelto… (Nando Di Tommaso)
… Avevamo scelto Cristo come centro della nostra vita (Anna Fenderico)
Da Napoli (Gaetano Marino)

PAROLA
Prima Lettera di Pietro (III) ( Luca Bassetti)


Riquadri

Il desiderio del cuore ci spinge verso dio (S. Agostino)



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domenica 12 maggio 2013

Nel seno della Trinità


Al termine di questa giornata, nella quale abbiamo celebrato l'Ascensione di Gesù, un pensiero mi resta impresso: i discepoli ritornarono a casa "con grande gioia".
In realtà, ho pensato, Dio non si è mai allontanato dal suo Cielo… eppure noi lo abbiamo incontrato, qui nella nostra dimensione umana.
La verità è che Dio, nel suo Figlio, è "disceso"; è entrato nella nostra realtà umana, nel limite umano, oltre che nella dimensione spazio-temporale. L'infinito nel finito, l'onnipotente nella debolezza umana…
È in questo "discendere" di Dio che io ho potuto incontrarlo. E tutto questo illumina di comprensione nuova la mia diaconia, dove scopro che il vero essere di Dio è il suo "svuotarsi" per amore: è venuto "non per essere servito, ma per servire…".
È in questo "non essere" di Dio che mi si svela il mistero del suo vero essere: Egli ha dato tutto, come Dio sa e può fare; per questo Egli è, è Amore.
Dio si è fatto uno di noi. Ed è in questo suo modo di essere che ho potuto incontralo… Lui, facendosi me, mi ha fatto Lui! Nel mistero della Pasqua di Gesù, questo "discendere" si è trasformato in un "ascendere", in un entrare "nel suo Cielo", Lui con noi, noi in Lui!
È sempre lo stesso Gesù, come due facce della stessa medaglia: da un lato questo "discendere" fino alla kenosi dell'abbandono; dall'altro la sua gloria che deriva dal suo totale, infinito, donarsi, che è la pienezza dell'essere. In frammezzo, tutto il Vangelo, che è il nostro "consumarci" in Lui e con Lui; il nostro essere da Lui generati, per la Parola annunciata, accolta e vissuta.
Allora la nostra gioia è veramente grande, quella che Gesù ha promesso e che nessuno può toglierci: siamo nel seno della Trinità!


sabato 11 maggio 2013

Il Diaconato in Italia – Indice 2013



Il Diaconato in Italia
Periodico bimestrale di animazione per le chiese locali

Indice 2013 (anno 45°)







Titolo dell'annata:
LA DIACONIA PORTA DELLA FEDE:
IL DIACONATO A CINQUAT'ANNI DEL CONCILIO VATICANO II



Temi monografici:

n° 178 – gennaio/febbraio 2013
Educare alla fede: la diaconia dell'ascolto
"A Dio che si rivela è dovuta l'obbedienza della fede" (DV, 5)

n° 179 – marzo/aprile 2013
La diaconia edifica la Chiesa
"Nel loro ministero i diaconi sono a servizio del popolo di Dio" (LG, 29)

n° 180 – maggio/giugno 2013
Celebrare la fede e servire nella carità
"L'eucaristia conduce e accende i fedeli nella carità di Cristo" (SC, 10)

n° 181 – luglio/agosto 2013
Il diacono dentro le sfide del nostro tempo
"Le gioie e le speranze … degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto,
sono pure le gioie e le speranze … dei discepoli di Cristo" (GS, 1)


n° 182/183 – settembre/dicembre 2013
Il diaconato a 50 anni dal Concilio Vaticano II
"Diaconi, siate apostoli attivi della nuova evangelizzazione" (G.P. II)



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venerdì 10 maggio 2013

Testimoni del Risorto


Ascensione del Signore (C)

Appunti per l'omelia

Nella festa dell'Ascensione la Chiesa celebra un ulteriore aspetto del mistero profondo della risurrezione di Gesù. L'evangelista Luca, sia nel brano degli Atti che in quello evangelico, pur collocando questo evento in tempi diversi, vuole esprime un unico messaggio: il mandato che Gesù dà ai suoi prima di salire al Padre. All'autore sacro non interessa tanto l'esattezza cronologica, quanto offrire un messaggio ricco ed articolato sulla Pasqua di Gesù.

Il brano evangelico (cf Lc 24,46-53), seguendo il criterio letterario dell'unità di luogo (tutto si svolge a Gerusalemme) e di tempo (tutto avviene nell'ambito di una giornata), riunisce la Risurrezione e l'Ascensione in un solo giorno, indicando così che i due eventi sono inseparabilmente congiunti: Gesù risorge dalla tomba ed entra nella gloria di Dio.
La missione della Chiesa, che è il frutto della Pasqua, consiste quindi nel «predicare» e «testimoniare» il Cristo morto e risorto, nel quale si è compiuta la Scrittura, il disegno di Dio annunciato dai profeti. Lo scopo della missione, poi, è che «tutti i popoli», ascoltando la predicazione e ricevendo la testimonianza, «si convertano» e ottengano «il perdono dei peccati».
Ecco che l'accento del messaggio del Risorto è posto soprattutto sulla testimonianza: «Di queste cose voi siete testimoni». Testimoni dell'evento pasquale, ma anche di tutto quanto Gesù ha insegnato e compiuto prima della sua morte: in una parola, tutto ciò che è contenuto nei Vangeli.

Nel testo di Atti (1,1-11) Gesù risorto incontra i discepoli a più riprese, «apparendo loro per quaranta giorni». L'intento di Luca è mostrare che essi hanno avuto il tempo per ricevere da Cristo un insegnamento e una formazione completi in vista della missione. L'evangelista, poi, narra l'ultima apparizione di Gesù risorto ai discepoli, parallela a quella riferita nel vangelo. In questo incontro Gesù orienta lo sguardo dei discepoli al futuro prossimo che li attende: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni... fino ai confini della terra». Con queste parole Gesù delinea l'esperienza e il servizio della Chiesa nella storia.
Alla base di questa esperienza c'è il dono dello Spirito Santo. È Lui, fonte inesauribile di vita, che comunica la luce, l'energia e il coraggio per la missione. Missione che consiste nel rendere testimonianza al Cristo risorto!
L'elemento costitutivo dell'esperienza e della coscienza della Chiesa è quindi «sarete testimoni di me», cioè della mia persona. E lo Spirito Santo svolge un ruolo decisivo nell'abilitare gli evangelizzatori al loro compito. E questa testimonianza al Risorto, che è dono e impegno nello stesso tempo, ha una apertura universale: nessun territorio è escluso ed ogni persona della terra e della storia è destinataria di questo annuncio.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
E stavano sempre nel tempio lodando Dio (Lc 24,53)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


martedì 7 maggio 2013

Convegno – Napoli 2013


Comunità del Diaconato in Italia

XXIV Convegno Nazionale
Napoli, 21-24 Agosto 2013



Il Diaconato a 50 anni dal Concilio Vaticano II
"Diaconi, siate apostoli attivi della nuova evangelizzazione" (G.P. II)




Vai al dépliant (con programma)

Vai alla Scheda di Prenotazione


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PRESENTAZIONE

L'incontro che la Comunità del diaconato in Italia tiene ogni due anni avrà per tema:

IL DIACONATO A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

La tematica si inserisce nel cammino che la Comunità ha scelto per l'approfondimento e la riflessione in riferimento all'Anno della Fede e ai 50 anni della celebrazione del Concilio Vaticano II.

SEDE DEL CONVEGNO
CENTRO DI SPIRITUALITÀ "S. IGNAZIO"
CAPPELLA CANGIANI
Viale S. Ignazio 51 - NAPOLI


Come arrivare:

Dall'aeroporto: Taxi. 10 minuti di tangenziale.

Dalla stazione: Prendere la linea 2 della Metropolitana direzione Pozzuoli e scendere a Piazza Cavour, seguire le indicazioni e prendere la linea 1 della Metropolitana direzione Piscinola e scendere alla fermata Policlinico. Proseguire a piedi verso il Viale S. Ignazio di Loyola (a destra uscita Metropolitana).

Per chi arriva in macchina dall'autostrada: tangenziale fino all'uscita n. 7 "zona ospedaliera", seguire l'indicazione "Ospedale Policlinico" fino a Largo Cangiani. Proseguire per Viale S. Ignazio per circa 300 metri.


NORME DI PARTECIPAZIONE

Il Convegno è aperto a tutti: presbiteri, diaconi e candidati, religiosi e laici uomini e donne.

• Iscrizione: la quota di iscrizione è fissata in 30,00 euro (ad esclusione delle mogli e dei figli) e dovrà essere versata alla COMUNITÀ DEL DIACONATO IN ITALIA con versamento
c/c postale: 14284426
o bonifico bancario: IBAN IT65C0335901600100000014951
indicando come causale del versamento "Convegno Diaconi 21-24 Agosto 2013".

- I non residenti potranno iscriversi direttamente il giorno di inizio del Convegno presso la segreteria.
- La quota per alloggio (non divisibile per l'intera durata del Convegno dalla cena di Mercoledì 21 agosto al pranzo di Sabato 24 agosto, comprese bevande), è fissata:

In camera doppia (a persona) € 145,00
Supplemento singola € 25,00

Riduzione bambini (in camera con due adulti):
0-2 anni (non compiuti) gratuiti (event. culla e pasti da pagare in loco),
3-8 anni riduz. 30%, 9-12 anni riduz. 20%.

- Le relative richieste devono essere inoltrate compilando ed inviando l'acclusa scheda di prenotazione versando come caparra di quota soggiorno 60,00 euro, indicando come causale del versamento "XXIV Convegno nazionale" entro il 15 Giugno. La scheda di adesione e copia del versamento devono essere inviate via fax al n. 0522/406888.

• Il saldo della quota di alloggio dovrà essere versato 14 giorni prima dell'inizio del Convegno con bonifico bancario o bollettino postale.
• Le richieste di alloggio saranno evase secondo l'ordine di arrivo, fino ad esaurimento dei posti disponibili.
• Coloro che, dopo aver prenotato l'alloggio, intendessero ritirarsi, dovranno disdire entro il 1° Luglio altrimenti perderanno l'importo della caparra.


Per informazioni:
Comunità del Diaconato in Italia
c/o Seminario Vescovile
Viale Timavo 93
42100 Reggio Emilia
Tel. e fax: 0522-406888
Email: diaconatoinitalia@libero.it
Orario (Lun, Mar, Gio): 9.00-12.00



venerdì 3 maggio 2013

La realtà più vera che anima la Chiesa, l'amore


VI domenica di Pasqua (C)

Appunti per l'omelia

"Paolo e Barnaba dissentivano e discutevano animatamente contro coloro che obbligavano a vivere secondo l'usanza di Mosè" (cf At 15,1-2). La comunità cristiana si sviluppa e si espande anche fuori dei confini di Israele, accogliendo nel suo grembo molti pagani. Ma si manifesta presto un pericolo mortale per la sua vita e la sua crescita: una forte corrente al suo interno pretende che quanti dal paganesimo approdano alla fede cristiana osservino la legge di Mosè e accettino di farsi circoncidere. In pratica, rinunciare alla propria cultura diventando "ebrei", quale condizione necessaria per la salvezza. Come dire che la fede in Cristo non è sufficiente! È come obbligare a estraniarsi dal proprio ambiente di origine per inserirsi forzatamente in una situazione culturale diversa, col risultato che la Chiesa cristiana diventi semplicemente una setta giudaica. La fede in Cristo invece è necessaria, ed è anche sufficiente!
La presenza della Chiesa in mezzo agli uomini diventa così manifestazione dell'amore di Dio per ogni persona a qualsiasi razza e cultura appartenga, impegno serio e coraggioso di superamento di tutte le disuguaglianze. La Chiesa è la nuova Gerusalemme che, con umiltà e con fatica, cammina lungo i secoli, in attesa di risplendere nella gloria di Dio. Nella visione di Giovanni, la famiglia umana è ormai definitivamente dentro la famiglia divina della Trinità, godendo della stessa gioia. L'unità con Dio e tra fratelli è perfetta. Il sogno eterno di Dio nei confronti degli uomini, come pure il desiderio di unione con Dio, che costituisce l'essere profondo di ogni uomo, sono pienamente realizzati (cf Ap 21,10-14.22-23).
È la realizzazione della promessa di Gesù prima di ritornare al Padre. Gesù annuncia che con la sua morte non si apre per i suoi discepoli un tempo vuoto, caratterizzato dalla sua assenza. Essi invece sperimenteranno la presenza nuova del Maestro insieme al Padre e vivranno con loro una relazione intensa di intimità e di amore: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
I discepoli si aspettavano che Gesù si sarebbe manifestato in modo pubblico e spettacolare. Egli invece dichiara che tale manifestazione sarà interiore e profonda: sarà una semplice e straordinaria venuta della Trinità nel cuore del cristiano.
I discepoli non saranno abbandonati a se stessi. Godranno della compagnia permanente del Padre e del Figlio. Godranno della presenza attiva del "Consolatore", lo "Spirito Santo", che il Padre "manderà nel nome" di Gesù.
La missione dello Spirito del Padre e del Figlio sarà in relazione a Gesù, sarà legata strettamente a quella di Gesù; agirà in rapporto alla persona e all'opera di Gesù: «Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14,26). Non aggiungerà nuove rivelazioni, perché Gesù ha detto tutto, ma richiamerà alla mente ogni parola di Gesù, spiegandola nel profondo, facendola comprendere, gustare, vivere.
In ultima istanza, è "amare" Gesù, che comporta l'amore reciproco. È "essere amati" da Lui e dal Padre nello Spirito Santo. È questa la realtà più vera della Chiesa, il dinamismo profondo che anima i cristiani. È qui che siamo chiamati a investire il meglio di noi stessi e ogni nostra risorsa, perché a questa esperienza è legata la pace, quella pace che Gesù ci dona, non come il mondo la dà. Per questo il nostro cuore non è turbato e con Lui è superata ogni paura. È la gioia che deriva dal poter appartenere alla famiglia di Gesù (cf Gv 14,27).



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Non sia turbato il vostro cuore (Gv 14,27)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi



mercoledì 1 maggio 2013

Alla Sua sequela...


Festa grande oggi nella diocesi di Velletri-Segni (RM). Presso il Centro di spiritualità "Santa Maria dell'Acero" si è svolta la "festa diocesana della famiglia", che ogni anno si celebra al 1° maggio. Era bello vedere questa folla festante, di ogni età, giovani, bambini, adulti, famiglie…
In questa cornice di famiglia il vescovo mons. Vincenzo Apicella, a conclusione della giornata, durante l'Eucaristia, ha celebrato il rito di ammissione al diaconato permanente per due amici con i quali, da alcuni anni, facciamo un cammino di discernimento e formazione. Sono Luciano Taddei e Gaetano Di Laura, attorniati dalle loro spose, dai loro figli e da tutta la comunità diocesana.
Quello che mi ha colpito veramente e mi rimane impresso nel cuore è l'aver fatto una esperienza di particolare fraternità, in un clima gioioso di famiglia, dove veniva messo in evidenza un ministero, quello diaconale, per tutta la chiesa diocesana, non come un atto privato ma come il frutto di una maturazione comunitaria. È la diaconia, vocazione a cui tutti i cristiani sono chiamati e che alcuni ne sono il segno sacramentale.