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lunedì 2 dicembre 2013

Servizio e non servitù


Riporto questa intervista, apparsa sul Corriere della Sera di sabato 30/11/2013, di Gian Guido Vecchi a Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, sulla figura della donna nella Chiesa, perché significativa per chi svolge un servizio nella Chiesa.


«Le donne nella Chiesa devono avere pari dignità»

Rocca di Papa (Roma) – A chiederle se le dispiace non poter essere un sacerdote, lei che è una delle donne più influenti nella Chiesa, si fa una risata sommessa: «Guardi, conosco pastore evangeliche legate al movimento, amiche e donne eccezionali che fanno molto bene nelle loro chiese, però io non ho mai pensato che la possibilità di diventare sacerdote aumentasse la dignità della donna: Sarebbe solo un servizio in più. Perché il punto è un altro: come donne, quello cui dobbiamo tendere, mi sembra, è vedere riconosciuta la pari dignità, la pari opportunità nella Chiesa cattolica. Servizio e non servitù, come dice lo stesso Papa Francesco…».
Maria Voce guida dal 2008 i Focolari, due milioni e mezzo di aderenti in 182 Paesi, l'unico movimento guidato per statuto da una donna. È succeduta alla fondatrice, Chiara Lubich, che la chiamava «Emmaus» ed sepolta poco distante, nella piccola cappella del centro mondiale di Rocca di Papa, con la vetrata che guarda tra i poni la sua casa e, di fronte, alla lapide, un mosaico a rappresentare Maria come Madre della Chiesa. Il 7 dicembre saranno passati 70 anni dalla «consacrazione a Dio» di Chiara. Una donna laica che anticipò diversi temi del Concilio. «La Chiesa come aperture, comunione, amore reciproco…».

Quale è oggi il ruolo delle donne nella Chiesa, e quanto sono ascoltate?
«Il ruolo è quello di ogni essere umano, uomo o donna, che appartiene alla Chiesa come corpo mistico di Cristo. Come venga considerato da altri, invece, è una cosa un po' diversa. Mi pare che le donne non abbiano ancora molta voce in capitolo. Tante volte si riconoscono loro i valori di umiltà, docilità, flessibilità, però un po' ci si approfitta di questo. Il Santo Padre, del resto, ha detto che gli fa pena vedere la donna in servitù, non la donna a servizio: il servizio è una parola chiave del suo pontificato, ma in quanto servizio d'amore. Non nel senso di servizio perché sei considerata inferiore e quindi sottomessa. In questo credo ci sia ancora da fare».

Il Papa ha detto che bisogna pensare una «teologia della donna». Che significa, per lei?
«Io non sono una teologa. Ma il Papa ha dato il titolo: "Maria è più grande degli apostoli". È bello che lo dica, è molto forte. Però da questo deve venire fuori la complementarietà. La partecipazione anche al magistero, in un certo senso…».

In che senso?
«Chiara pensava Maria come il cielo azzurro che contiene il sole, la luna e le stelle. In questa visione, se il sole è Dio e le stelle i santi, Maria è il cielo che li contiene, che contiene anche Dio che si è incarnato nel suo seno. La donna nella Chiesa è questo, deve avere questa funzione, che può esistere solo nella complementarietà con il carisma petrino. Non può esserci soltanto Pietro a guidare la Chiesa, ma ci deve essere Pietro con gli apostoli e sostenuto e circondato dall'abbraccio di questa donna-madre che è Maria».

Per Francesco bisogna riflettere sul posto della donna «anche dove si esercita l'autorità». Come si potrebbe fare?
«Le donne potrebbero guidare dei dicasteri di Curia, per dire, non vedo difficoltà. Io non capisco perché, ad esempio, a capo di un dicastero sulla famiglia ci debba essere necessariamente un cardinale. Potrebbe benissimo esserci una coppia di laici che vivono cristianamente il loro matrimonio e, con tutto il rispetto, sono di sicuro più al corrente di un cardinale dei problemi della famiglia. Lo stesso potrebbe valere per altri dicasteri. Mi pare normale».

Che altro?
«Penso alle Congregazioni generali prima del conclave. Potrebbero parteciparvi le madri superiore delle grandi congregazioni, magari rappresentanti elettivi delle diocesi. Se l'assise fosse più ampia, aiuterebbe anche il futuro Papa. Del resto, perché deve consultarsi solo con gli altri cardinali? È una limitazione».

Può valere anche per il gruppo cardinalizio di Consiglio voluto da Francesco?
«Certo. Non vedo un gruppo di sole donne che si aggiunge. Sarebbe più utile un organismo misto, con le donne e altri laici che assieme ai cardinali possono dare le informazioni necessarie e delle prospettive. Questo mi entusiasmerebbe».

E le donne cardinale? Si parlò di Madre Teresa, come l'avrebbe vista?
«Vorrei capire come si sarebbe vista lei! Una donna cardinale potrebbe essere un segno per l'umanità, ma non per me né per le donne in genere, credo. Sarebbe una persona eccezionale che è stata fatta cardinale. Va bene, ma poi? Grandi figure, sante e dottori della Chiesa, sono state valorizzate. Ma è la donna in quanto tale che non trova il suo posto. Ciò che va riconosciuto è il genio femminile nel quotidiano».

La famosa complementarietà…
«Certo. Parlavo di carisma petrino e carisma mariano. Ma in genere direi fra uomo e donna, la complementarietà iscritta nel disegno divino. L'uomo a immagine di Dio, "maschio e femmina li creò", non si realizza altrimenti. Vale pure per i consacrati: anche se uno rinuncia al rapporto sessuale non può rinunciare al rapporto, alla relazione con l'altro».


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Leggi pure l'intervista rilasciata da Maria Voce alla Rivista Città Nuova (n. 21/2013).


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