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giovedì 21 febbraio 2013

Il sangue sugli stipiti


Meditando sul passo dell'Esodo relativo alla Pasqua ed alla notte in cui veniva consumato l'agnello prima dell'uscita dall'Egitto (cf Es 12,1-20), mi sono soffermato sul racconto del sangue sugli stipiti della case.
«Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio…».
In quella casa viene consumato l'agnello, «senza difetti…», che la comunità «immolerà al tramonto»… «Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare… con azzimi ed erbe amare… È la Pasqua del Signore!».
Il sangue sulle nostre case è il segno della presenza dell'agnello immolato, è il segno di Cristo, l'Agnello senza macchia, che "era morto, ma ora vive!".
Noi siamo i suoi testimoni. La nostra casa è la casa di chi testimonia l'amore di Cristo per la sua Chiesa, per l'umanità…
Il sangue… segno di una vita donata per amore…
Il diacono, ministro del Calice, è testimone con la sua vita che il Sangue di Cristo ha "riscattato" l'umanità.
Non posso non pensare che gli "stipiti e l'architrave" della porta della famiglia del diacono non siano segnati dal sangue di Cristo che in essa vi regna.
L'essere testimoni dell'Amore di Cristo per la Chiesa è compito di ogni coppia cristiana, unita nel sacramento del matrimonio. Ma penso che lo sia ancora di più ed in modo speciale la coppia diaconale, la famiglia del diacono. La sua diaconia domestica è caratterizzata da una carità speciale, quale segno distintivo, anche se non esclusivo, della Carità di Cristo per la sua comunità. È una famiglia che lo Spirito ha reso partecipe del carisma del ministero ordinato per il bene della Chiesa, rendendola capace di quella carità pastorale che contraddistingue la carità del pastore.
La sua è testimonianza della presenza del Sangue di Cristo, di cui "sono segnati gli stipiti delle sue porte", con le caratteristiche della sobrietà e della totale disponibilità, dove "si consuma l'agnello", si vive cioè la propria diaconia, «con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano…», sempre pronti verso quella carità che l'amore di Cristo ci spinge, verso gli ultimi nei quali il Signore Gesù ama essere servito con predilezione, affinché ognuno che ci incontra possa partecipare alla "liberazione" della Pasqua del Signore.



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