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martedì 15 gennaio 2013

La fonte della nostra diaconia


Il diacono è chiamato ad animare la "diaconia" nella comunità ed essere lui stesso esempio concreto di servizio evangelico che fa della carità in atto una presenza dell'amore di Dio. La sua non è una semplice attività caritativa né un intervento, anche qualificato, di servizio sociale: è carità di Dio. Il servizio che pone in atto ha la sua radice nella diaconia di Gesù Cristo, nell'amore che gli viene "dall'alto", inscritto nell'intimo del suo cuore. In questo anno della fede, dove cerchiamo di mettere a fuoco la ragione del nostro credere, spesso si pone l'accento sul desiderio innato dell'uomo ad un rapporto personale con Dio.
Mi ha fatto riflettere uno scritto del vescovo san Basilio, tratto dalle "Regole più ampie", del quale riporto alcuni stralci.
«L'amore di Dio non è un atto imposto all'uomo dall'esterno, ma sorge spontaneo dal cuore come altri beni rispondenti alla nostra natura. Noi non abbiamo imparato da altri né a godere la luce, né a desiderare la vita, né tanto meno ad amare i nostri genitori o i nostri educatori. Così dunque, anzi molto di più, l'amore di Dio non deriva da una disciplina esterna, ma si trova nella stessa costituzione naturale dell'uomo, come un germe e una forza della natura stessa. Lo spirito dell'uomo ha in sé la capacità ed anche il bisogno di amare. […]
Nella stessa nostra costituzione naturale possediamo la forza di amare anche se non possiamo dimostrarla con argomenti esterni, ma ciascuno di noi può sperimentarla da se stesso e in se stesso. Noi, per istinto naturale, desideriamo tutto ciò che è buono e bello, benché non a tutti sembrino buone e belle le stesse cose. Parimenti sentiamo in noi, anche se in forme inconsce, una speciale disponibilità verso quanti ci sono vicini o per parentela o per convivenza, e spontaneamente abbracciamo con sincero affetto quelli che ci fanno del bene. […]».

In questo modo il nostro "essere per gli altri" ha la sua radice nel cuore di Dio, che, perché ci ama, purifica l'anima e le fa dire «con sincero affetto: Io sono ferita dall'amore (cfr. Ct 2, 5)». Solo così, nel nostro ministero, non usurpiamo posti riservati ad altri, ma, nel nostro "farci uno con gli altri", siamo anima che manifesta la vita del corpo, che il corpo della chiesa è vivo.


(Foto: Cappella della Madre del Buon Soccorso, Tamar - Slovenia. L'angelo tiene in mano un fiore che rappresenta l'eternità e l'infinità di Dio, nell'altra mano tiene il mondo, segno che l'amore divino abbraccia tutto e tiene tutto in vita. L'amore di Dio arriva alle parti più nascoste del mondo e raggiunge l'uomo con la salvezza, anche se l'uomo cadesse nel precipizio più nascosto e buio).


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