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martedì 13 novembre 2012

Un servizio che non fa sfoggio di sé


"Guardatevi da quelli scribi che vogliono i primi posti e divorano le case delle vedove" (cf Mc 12,38-40). Un esame di coscienza è necessario per chiunque ricopra un ministero a servizio della comunità, «un monito per tutti i credenti e, in particolare, per gli uomini "religiosi"», così Enzo Bianchi nel suo commento a questo passo evangelico.
E continua: «Spesso infatti gli uomini "religiosi", animati dalla loro pretesa giustizia, si ergono a esempio da imitare ma finiscono per esibire le proprie virtù solo per suscitare l'ammirazione degli altri: quali veri "sepolcri imbiancati", ostentano le loro opere buone sforzandosi ogni giorno di edificare la propria reputazione santa. Invece di servire Dio facendosi servi dei fratelli, essi si servono del loro ruolo per essere onorati: il loro peccato è l'ipocrisia, cioè il "fare scena", l'apparire piuttosto che l'essere, il vivere per conseguire l'applauso degli uomini, non per piacere a Dio... Di costoro Gesù altrove dice che "hanno già ricevuto la loro ricompensa", sia che facciano l'elemosina, sia che preghino, sia che digiunino: tutte azioni giuste in sé, le quali però, se esibite, non inducono a riconoscere l'azione di Dio nei credenti, ma indirizzano la gloria su chi le compie».

Sento che l'invito è rivolto a me direttamente, come cristiano e come diacono. Ed è d'obbligo un esame di coscienza per vedere se il nostro comportamento, di prete o diacono, lascia trasparire, nel nostro modo di esercitare il servizio ecclesiale affidatoci, quell'essere per gli altri sull'esempio di Gesù.
È vero che questa presenza ministeriale è così "essenziale" da essere insostituibile nella sua azione ecclesiale, ma allo stesso tempo la vedo così "nascosta" e "immersa" nella vita della comunità da non dare adito a plausi fuori luogo per la propria persona. Ma essere piuttosto "anima", e quindi "sorgente di vita", di quel "Corpo", porzione di Chiesa ma allo stesso tempo Cristo intero, che siamo chiamati a servire.
Ed essere così, insieme, comunità viva e credibile in mezzo al mondo.


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