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sabato 13 ottobre 2012

Il deserto, scuola di intimità divina


Sempre sull'onda del discorso di Benedetto XVI pronunciato in occasione dell'apertura dell'Anno della fede, mi torna alla mente questo scritto di Carlo Carretto, tratto da Un cammino senza fine:

«Se l'esodo è il simbolo del cammino dell'uomo verso la perfezione, il deserto ne è lo spazio vitale. È nel deserto che l'uomo impara a conoscersi, fare le sue scelte come dice il Deuteronomio: "pongo davanti a te due strade: il bene e il male, scegli" (Dt 30,15.19). È nel deserto che l'uomo matura la preghiera prolungata e vitale, che si abitua alla fatica della marcia, che impara a conoscer i suoi limiti, il suo egoismo, la sua pigrizia, la sua golosità e più di tutto le cose nascoste. "Ti ho condotto nel deserto per vedere ciò che c'era nel tuo cuore" (Esodo).
Ma c'è di più. Il deserto è la scuola dell'intimità divina, è lo spazio silenzioso e senza confini dell'incontro con l'Assoluto di Dio. Nel deserto la Legge diventa Amore e l'uomo scopre che Dio è Persona. I profeti hanno aiutato il popolo di Dio a trovare questa dimensione matura del rapporto con Jahvè proprio nel deserto e il rapporto è diventato amicizia, colloquio, conoscenza, vita».

«Resta la faccenda della mormorazione di cui abbiamo riempito tutte le tappe della marcia nel deserto. "Non potevi lasciarci in Egitto dove il pane era in abbondanza e non mancava?". Quando è mancata l'acqua abbiamo mormorato dicendo: "Perché ci hai condotto in questo luogo arido ombra di morte?". Quando è mancata la carne e la manna ci disgustava abbiamo mormorato dicendo: "Là in Egitto le marmitte erano piene di carne e tu ci hai condotto qui a mangiare questo cibo insipido" (Es 16-17).
Per tutta la marcia abbiamo mormorato. Di mormorazione abbiamo riempito il deserto. Ma non ne usciremo se non avremo prima trasformato le mormorazioni in beatitudini. Dovremo arrivare a dire: beati gli affamati. Beati gli assetati. Beati! Beati! Beati! Il deserto è veramente il luogo di Dio ed è il luogo dove l'uomo impara a divenire Dio. Figlio di Dio, s'intende, ma della stessa natura di Dio. Chi compirà la trasformazione è la carità e quando regnerà la carità non ci sarà più bisogno né della fede né della speranza, che avranno esaurito il loro compito».


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