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venerdì 12 ottobre 2012

Col cuore veramente libero


28a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

«Un tale corse incontro a Gesù e gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?"» (Mc 10,17). Domanda di un tale, in cui ognuno di noi può identificarsi, che contiene l'aspirazione più profonda di ogni uomo: non fare naufragio nella vita, "realizzarsi", assaporare la felicità tutta intera. Ed il Maestro dichiara che la condizione di una esistenza "riuscita" è attuare la volontà di Dio espressa nei comandamenti, da Lui elencati in quelli che riguardano l'amore al prossimo. Che Gesù voglia forse sottolineare con forza e quasi paradossalmente che l'amore per Dio ha il suo test di autenticità nell'attenzione concreta al prossimo, dato che i primi tre comandamenti non vengono menzionati? La risposta la possiamo trovare nel seguito del colloquio, nel rapporto personale che il discepolo instaura con Gesù che fissa lo sguardo su di lui, uno sguardo penetrante e carico di simpatia e di affetto che raggiunge l'interiorità della persona e l'afferra sconvolgendola. È l'effetto di quel «Lo amò»! Un amore che si fa proposta ben precisa: «Va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» (Mc 10,21).
Se Gesù ti chiama, è perché ti ama! Ed è un amore esigente che apre orizzonti nuovi: non fare abbondanti elemosine, regalando il superfluo di beni, di tempo, di energie, ma di vendere tutto, decidendo di vivere nella dimensione del dono e della condivisione, affidandosi incondizionatamente a Gesù. Il vendere ed il donare i propri beni ai poveri costituiscono la libertà necessaria per appartenere a Cristo.
Gesù ci rivela che aderire a Lui è ormai il modo vero e unico di osservare i comandamenti, compresi quelli che richiedono l'obbedienza a Dio. Tale obbedienza a Dio ormai si esprime nel "seguire" Gesù, nel quale Dio si fa presente in modo supremo. In altri termini, si può dire che Gesù riformuli il primo comandamento in modo nuovo e sbalorditivo, applicandolo alla sua persona.
Ma donarsi a Gesù è una scelta irrevocabile. Significa tagliare i ponti dietro di sé, rinunciando ad ogni appoggio e sicurezza che non sia Dio solo. La prospettiva di lasciare quei beni che garantiscono una sicurezza umana, fa paura; può mancare il coraggio di giocarsi per intero e di lasciarsi "sedurre" dal Dio che è apparso in Gesù, giudicando troppo alto il prezzo da pagare: «Egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni» (Mc 10,22).
L'attaccamento alla ricchezza, il timore di perdere le possibilità e la sicurezza che essa offre, smorza anche gli slanci più generosi. Ed allora chi può salvarsi? Ma a Dio tutto è possibile! Dio può cambiare il nostro cuore, donandogli la libertà interiore ed esteriore dai beni materiali, e metterci nella condizione di appoggiarci solo a Lui, con una ricompensa centuplicata.
Tutti, indistintamente, siamo chiamati da Gesù a far parte del suo seguito, ad avere il cuore libero di amare senza condizionamenti, a vivere questa sequela non da soli, ma inseriti in una comunità, dove si sperimenta che la ricchezza non si tiene per sé ma si condivide, nel recupero di infiniti fratelli, sorelle, figli, madri; dove la famiglia naturale è piccola cosa davanti alla grande famiglia dei discepoli di Gesù, in cui ognuno si sente "portato" dall'amore di tutti.
L'appello di Gesù rivolto al ricco è per tutti noi: metter Dio al primo posto, legarsi incondizionatamente a Gesù!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni (Mc 10,22)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi



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