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martedì 21 agosto 2012

Come alle origini...


Ho letto un Post, dal titolo Perché le nostre chiese sono vuote?, che Fabio Ciardi ha pubblicato nel suo blog. Mi ha richiamato all'essenziale del nostro essere chiesa, comunità dei discepoli del Risorto, al nostro genuino essere suoi seguaci. Nel contempo mi ha fatto riflettere sulla particolarità della mio servizio ministeriale, su quell'essere "animatore della diaconia" nella comunità, dove ciascuno prende coscienza di essere parte viva di questo "corpo", dove le famiglie "sentono" la responsabilità di essere "chiese domestiche", seme ed icona della comunità ecclesiale.
Ecco il testo (clicca qui per leggere l'originale):


Lunedì 20 agosto 2012

Perché le nostre chiese sono vuote?

Ieri ho incontrato per caso un vecchio professore di storia che conosco da molto tempo. Mi ha chiesto di fermarmi un momento con lui perché voleva riflettere a voce alta. "La Chiesa, agli inizi, non era molto organizzata – comincia a dirmi – c'erano pochi presbiteri, non c'era il Vaticano, non riceveva l'8 per mille, anzi era perseguitata, i missionari erano soldati e mercanti… Eppure era piena di entusiasmo e attirava sempre nuove persone. Perché oggi invece…"

Nel frattempo mi arriva una e-mail: "Siamo stati ad Orsigna, luogo tanto amato da Tiziano Terzani, dove ha scelto di terminare la sua vita terrena. Un cartello indica un sentiero che porta "all'albero con gli occhi", che Terzani aveva creato per spiegare al nipotini che anche la natura ha una sua vita. Attorno all'albero qualcuno ha messo oggetti vari: un rosario, pezzi di stoffa che ricordano le preghiere buddiste, bigliettini, ecc. Nel prato dove si erge l'albero sono disseminati mucchietti di pietre a piramide. Il tutto crea un ambiente che invita alla meditazione; infatti vediamo una giovane famiglia seduta in silenzioso raccoglimento. Penso basti poco per creare un ambiente magico o sacro; la gente cerca luogo di pace come questo, ne ha bisogno… Perché allora le nostre chiese sono vuote?"

Uno dei miei amici delle Filippine è stato in Belgio. Ha visto tante chiese trasformate in locali pubblici o semplicemente chiuse al culto. "Alcune sono a ancora aperte - mi ha detto -, ma sono frequentate soltanto da Filippini; i Belgi non vanno più in chiesa…"

È forse tempo di un cristianesimo nuovo, più semplice, essenziale, che nasce e cresce attorno a rapporti personali, come nelle chiese domestiche all'inizio del cristianesimo.




2 commenti:

  1. Essenzialità, sobrietà, mitezza, ecc. ormai sono solo un sogno. Ovunque si vede sfarzo, lusso e, purtroppo arroganza ... i potenti nella Chiesa usano metodi sottili ... il carrierismo, l'affermazione personale, l'ergersi a primi della classe ... anche il nostro ministero è attraversato da queste piaghe ... il dolore mi stringe il petto!!! vincenzo

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  2. Grazie, Vincenzo, per quanto dici! Sì, il dolore ci stringe il petto... E' quel dolore della Chiesa che vorremmo fare nostro, portarlo sulle nostre spalle, stringerlo al cuore... come Gesù... che, nonostante tutto ha "creduto" nella sua risurrezione.
    Luigi

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