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martedì 11 ottobre 2011

Ministro del Calice


Il diacono è detto "ministro del Calice"; "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue" dice san Paolo (1Cor 11,25): il diacono ministro di questi Misteri!
Se il servizio, la carità è la sua nota caratteristica, essa deve necessariamente essere un segno distintivo ecclesiale. Nel Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, al n° 55, si legge: "Il diacono ricordi, pure, che la diaconia della carità conduce necessariamente a promuovere la comunione all'interno della Chiesa particolare. La carità è, infatti, l'anima della comunione ecclesiale".
Pensando a tutto questo, non posso non interrogarmi se il mio servizio alla comunità è un vero "dare la vita per i propri amici" (cfr. Gv 15,13), sull’esempio del Maestro che è venuto per servire e donare la propria vita in riscatto. L'Eucaristia mi riporta quindi ogni volta a questa dimensione essenziale: facciamo memoria di Lui che per noi ha dato la sua vita.

Il vescovo san Fulgenzio di Ruspe scrive nel trattato Contro Fabiano: "Quando facciamo memoria della sua morte, durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo quale dono di amore. La nostra preghiera chiede quello stesso amore per cui Cristo si è degnato di essere crocifisso per noi. Anche noi, mediante la grazia dello Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al mondo e il mondo a noi. Siamo invitati ad imitare Cristo. […]
Noi partecipiamo al corpo e al sangue del Signore, noi mangiamo il suo pane e ne beviamo il calice. Perciò dobbiamo morire al mondo e condurre una vita nascosta con Cristo in Dio e crocifiggere la nostra carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze (cfr. Col 3,3; Gal 5,24).
Tutti i fedeli che amano Dio e il prossimo, anche se non bevono il calice della passione corporale, bevono tuttavia il calice dell'amore del Signore. Inebriati da esso, mortificano le loro membra e, avendo rivestito il Signore Gesù Cristo, non si danno pensiero dei desideri della carne e non fissano lo sguardo sulle cose che si vedono, ma su quelle che non si vedono. Così chi beve al calice del Signore custodisce la santa carità, senza la quale nulla giova, neppure il dare il proprio corpo alle fiamme. Per il dono della carità poi ci viene dato di essere veramente quello che misticamente celebriamo in modo sacramentale nel sacrificio".

Il diacono, infatti, "con la sacra ordinazione, è costituito nella Chiesa icona vivente di Cristo servo" (Ratio 11).


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