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lunedì 25 aprile 2011

È Pasqua!


È Pasqua! Dopo i giorni della Passione la luce del Risorto illumina sì la nostra vita, ma è una luce che dà volto e senso anche al buio dei giorni del dolore e li fa rivivere con la sua stessa intensità. Si fa esperienza che il prima e il dopo sono compresi nella stessa Persona e nello stesso Evento del Figlio di Dio, nel quale ha significato il tutto di noi: ogni azione personale e familiare, come ogni azione di ministero, incastonati nell'unica diaconia di Cristo.
Così ho vissuto questi giorni santi: la Messa Crismale nella gratitudine e nel ricordo del ventesimo della mia ordinazione diaconale ed i giorni del Triduo Santo.
Venerdì mattina, nel dormiveglia che precede il risveglio, sto sognando un inizio normale di giornata: mi alzo, è buio nella stanza, non accendo la luce per non svegliare mia moglie e mi avvio verso la cucina a preparare la colazione; il percorso ormai lo conosco. Entro in cucina e accendo come sempre la luce. Ma non vedo niente: è buio pesto… Riprovo con l'interruttore e mi sembra che ci sia la corrente, ma resto al buio. È un attimo… poi mi dico: Non vedo niente, sono diventato cieco!
È come sprofondare in un baratro e tutta la mia vita azzerata di colpo… Sono perduto, è finita… e l'angoscia mi prende la gola…
È stato un attimo… Poi di colpo mi rendo conto che si può vivere anche se si è ciechi e mi riaffiora il ricordo d'aver fatto, da giovane, il mio servizio militare come accompagnatore di un grande invalido, un cieco di guerra, la cui vita mi sembrava normale, era anche sposato…
Mentre riprendo la calma, mi sveglio…
Prendo coscienza e mi dico: Oggi è Venerdì Santo! Oggi è il giorno in cui "si fece buio su tutta la terra", riflesso di quel buio che ha invaso l'anima di Gesù.
Con quel pensiero inizio la giornata e cerco di viverla con quel dono ricevuto al mattino e che mi accompagnerà fino alla Risurrezione.
È la luce della Vita che dà senso a tutto quel buio: la Vita che è amore, relazione. E la vita è normale, come in quella esperienza giovanile.
Prendo coscienza che l'angoscia onirica della mia cecità si è tramutata in pace interiore nelle possibilità di una solitudine, che è vinta in una vita in cui sono i rapporti d'amore, di condivisione, a dare senso e speranza.
Vivo così questa Pasqua, nella certezza che "passiamo dalla morte alla vita, se amiamo i fratelli".


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