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sabato 2 aprile 2011

Chiamato alla santità


Sesto anniversario della morte-vita di Giovanni Paolo II, alla vigilia della sua beatificazione.
Il cuore ed i pensieri inondano l'anima, rendendomi presente ed incessante il suo invito, autentico e deciso, alla santità.
Leggendo il suo libro Dono e Mistero, scritto in occasione del 50° del suo sacerdozio, sento rivolte personalmente a me queste sue parole:

«A costante contatto con la santità di Dio, il sacerdote deve lui stesso diventare santo. È il medesimo suo ministero ad impegnarlo in una scelta di vita ispirata al radicalismo evangelico. Questo spiega la specifica necessità, in lui, dello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. (…) Da qui il particolare bisogno di preghiera nella sua vita: la preghiera sorge dalla santità di Dio e nello stesso tempo è la risposta a questa santità. (…)
Se il Concilio Vaticano II parla della universale vocazione alla santità, nel caso del sacerdote bisogna parlare di una speciale vocazione alla santità. Cristo ha bisogno di sacerdoti santi! Il mondo di oggi reclama sacerdoti santi! Soltanto un sacerdote santo può diventare, in un mondo sempre più secolarizzato, un testimone trasparente di Cristo e del suo Vangelo. Soltanto così il sacerdote può diventare guida degli uomini e maestro di santità. Gli uomini, soprattutto i giovani, aspettano tale guida. Il sacerdote può essere guida e maestro nella misura in cui diventa un autentico testimone!».
(Giovanni Paolo II, Dono e Mistero, Chiamato alla santità, p. 98).

Tutto questo vale anche per me, chiamato a servire quella porzione di umanità che mi è affidata, nella santità di una diaconia che vuole essere autentica testimonianza dell'amore di Dio.


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