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giovedì 31 marzo 2011

Un cuore grande


«Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,21.22).
In questo nostro camminare verso la Pasqua non ci può essere programma più serio che coinvolga tutto l'essere, per un "oggi" che mi proietti verso un futuro di luce, per qualcosa che mi faccia assaporate l'eterno, dove il perdono, la misericordia, l'accoglienza reciproca sono vita piena e non solo "mezzo" ascetico per l'oggi. Ma "oggi" percorrere questa strada, a volte faticosa del perdono, mi mette nella condizione di essere anch'io perdonato dal Padre celeste (cf. Mt 18,35).
In questo cammino quaresimale, faccio mio questo pensiero di san Pietro Crisologo (da Disc. 43):
«Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica. (…)
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti.
O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai. (…)».

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