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domenica 13 febbraio 2011

L'amore che si abbassa


Sono rimasto profondamente colpito da uno scritto di Riccardo di San Vittore - mistico dell'inizio del secondo millennio -, che un amico mi ha fatto conoscere (e che cercherò di riportare): I quattro gradi della violenta carità, nella quale si descrive il cammino del mistico.
Lì ho trovato una grandissima affinità con la spiritualità che anima ogni diaconia, ed in special modo quella ordinata, dove si incarna il genuino amore di Dio.

I primi tre gradi sono quelli classici. Nel primo grado l'anima ritorna a sé, riceve le visite assidue del promesso sposo e sale fino a sé. Nel secondo oltrepassa se stessa, sale a Dio ed è condotta nella sua casa. Nel terzo passa in Dio, si unisce a lui e si modella nella luce di Dio.
Il quarto grado (ma si può andare oltre al terzo, cioè oltre l'unione con Dio, se non c'è niente oltre Dio?), il quarto grado, allora, non sale… ma scende, è la Caritas deficiens, l'amore che si abbassa!
L'esperienza dell'amore di Dio, spiega Riccardo, ha reso l'anima talmente ardente, che adesso essa si comporta come un metallo fuso: «Come il metallo fuso scende giù con corsa inarrestabile dovunque gli si apre una via, così l'anima si umilia alla totale obbedienza e con gioia accetta il sacrificio di sé correndo incontro a Dio nel modo che a Lui piace».
L'anima così fa proprio l'amore e la compassione di Dio per l'umanità e, dimentica di sé e delle gioie dell'unione mistica con Dio, si dedica tutta al servizio dei fratelli. Se nel terzo grado l'anima, innalzata a Dio, trapassa tutta in lui, nel quarto «lascia l'intimità di Dio e scende al di sotto di se stessa», «esce spinta dalla compassione»: l'anima «diventa madre di vita».
Ripercorre così la strada di Cristo che, pur essendo di natura divina, annientò se stesso venendo incontro all'uomo per dare a lui la propria vita. A Cristo, continua Riccardo, «deve uniformarsi chi vuole attingere il grado superiore della carità, se è vero che non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici».
Arrivare al grado supremo della carità può significare essere maledetto, fino ad essere separato da Cristo per amore dei fratelli. «Chi sale a questo grado di carità – continua Riccardo – attinge una tale virtù d'amore che può dire con assoluta verità: Mi sono fatto tutto a tutti per fare tutti salvi. Persino vorrebbe essere maledetto lui stesso dal Cristo per amore dei fratelli. È pazzia d'amore, che non sa mantenere nella passione la giusta misura».

Il vero mistico è colui che, diventato Dio, agisce come Dio che ama l'umanità, e corre verso l'umanità.


3 commenti:

  1. Amare l'altro..anche la persona che non ci piace e per cui non proviamo simpatia e affetto. Solo con con il Signore accanto e con la preghiera possiamo riuscirci. Questa mattina, alla fine della S. Messa, ho visto tanti volti felici e sereni, gente che parlava, si ritrovava. E' proprio vero che la sua parola ci cambia dentro e anche fuori. Buona serata e buon inizio di settimana a te e a tua moglie. Un caro saluto e un abbraccio. :)

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  2. Sì, è proprio vero che la Parola ci cambia!
    Ed è nell'amore, oltre il nostro limite, che sperimentiamo quella libertà che riempie di gioia il nostro cuore.
    Grazie! e buona settimana anche a te!

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  3. Quando si fanno le cose per amore e solo per amore la vita rifiorisce ma abbiamo anche bisogno di compagni di viaggio con i quali condividere e sperare insieme.

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