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lunedì 13 settembre 2010

"Obbedire" è essere!


Rientro da un breve periodo di ricovero ospedaliero. L'esperienza è sempre arricchente nonostante il luogo, la situazione, le incognite, le persone che si incontrano e con le quali convivi per un po'… e ringrazi l'amore di Dio per tutto.
Mi piacerebbe raccontare tante cose. Preferisco soffermarmi su una esperienza ed una considerazione che mi hanno fatto riflettere... Ho visto, vivendo assieme a persone che hanno bisogno di tutto, di assistenza, di conforto…, che in certi momenti della vita emerge il profondo del tuo essere e del tuo relazionarti con gli altri. Il tuo dipendere dagli altri, il tuo pretendere i servizi, l'attenzione, le cure, esprimono la maturazione della tua persona, della tua umanità più o meno realizzata.
Ho sempre creduto (ma non so se sempre l'ho realizzato) che la propria personalità si realizza nell'essere "per gli altri", nella vita espressa come dono, soprattutto nella quotidianità. È lì che sperimento la mia libertà, pur nell'inevitabile condizionamento della situazione particolare in cui mi vengo a trovare. Aver bisogno di tutto e non pretendere nulla, non comandare…
Solo se si fa l'esperienza di una "obbedienza" al fratello, che le circostanze mi pongono accanto, che non è formale, ma che è dettata unicamente da un rapporto vero, umano, evangelico, d'amore si direbbe, si sperimenta la vera libertà e si cresce in umanità.
Questo per tutti. Ma se una persona, che per professione ha il compito di comandare, ha una strada più faticosa da percorrere, e quando si è arrivati al fondo, le cose si complicano un po'.
Ho scritto poco tempo fa un pensiero su questa originale libertà. Credo proprio che in questo "saper obbedire" si manifesti la cosa più intelligente che una persona possa fare.


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