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venerdì 20 agosto 2010

Gesù è la porta!

22 agosto 2010 – 21a domenica del Tempo Ordinario (C)

Parola da vivere


Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,24)


Il Regno di Dio è certamente dono che va accolto con fede. Questa accoglienza impegna la vita del discepolo in una scelta continua. "Sforzatevi di entrare per la porta stretta": possiamo capire questa immagine guardando all'esempio di Gesù, che dona la sua vita fino alla fine. La porta è Gesù: attraverso di Lui tutti gli uomini sono salvati. Ognuno può entrare. Unico biglietto di ingresso è l' ''aver bisogno". Per entrare basta riconoscersi peccatori davanti al perdono di Dio: nessuno si salva per i propri meriti, ma tutti siamo dei salvati. La salvezza è un dono. Costa solo la fatica di aprire il cuore e la mano per accoglierlo. Ma è una lotta grande, perché spesso il cuore è duro e la mano è paralizzata (Lc 6,6). Il dono non toglie l'iniziativa. E la prima grande iniziativa è di farci piccoli, umili, capaci cioè di vivere soltanto della sua misericordia, gioiosi di vivere di Dio e della sua grazia.
La porta è detta "stretta" perché l'io e le sue presunzioni non vi passano. La porta stretta della salvezza richiama la necessità della effettiva corresponsabilità di ciascuno: bisogna fare come se tutto dipendesse da noi, sapendo che tutto dipende da Dio. Il cristiano è sempre un chiamato che accoglie il richiamo del Signore a varcare la porta stretta in diversi modi: nella gioia, nel dolore, nell'impegno costante al suo dovere, nella vita di comunità e di singolo fedele. Prendiamo sul serio l'offerta della salvezza che il Signore ci fa e affrettiamoci, corriamo: ora, qui, subito devo decidermi per Te.



Testimonianza di Parola vissuta


Abbiamo una società immobiliare dove lavoriamo con tre impiegati.
Un lavoro impegnativo che ha alti e bassi e che cerchiamo di condurre con serietà e serenità.
Un giorno ci è arrivato un fax anonimo che ci rinfacciava tanti nostri difetti e sbagli commessi. Aggiungeva poi che non meritavamo di avere una figlia come la nostra e tante altre cose molto spiacevoli.
Insieme alle figlie abbiamo analizzato la lettera e abbiamo concluso che non importava sapere chi ce l'aveva mandata; intanto noi potevamo cominciare a perdonarlo come dice il vangelo e coglierla come un invito a diventare migliori. Non erano vere le accuse contenute nella lettera, ma certo non siamo perfetti. Così quello che in un primo momento sembrava poter dividere e danneggiare la nostra famiglia, si è mutato in una occasione positiva di unità.

(G.L.S. - Colombia)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi Commento alla Parola di Claudio Arletti)



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