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lunedì 28 giugno 2010

Diaconato, ministero di frontiera


Ieri, domenica, giornata di ritiro con la comunità del diaconato della diocesi di Velletri-Segni (RM), guidato dal vescovo mons. Vincenzo Apicella.
Il titolo: diaconato, ministero di frontiera. Argomento molto stimolante, del quale cercherò di trascrivere alcune delle linee di riflessione che ci sono state proposte.
Non è una novità che la restaurazione del diaconato nella chiesa latina non abbia ancora espresso tutte le sue potenzialità di espressione e faccia fatica a trovare una sua collocazione all'interno della struttura e della vita della chiesa. Anche perché il diaconato non è un recupero puro e semplice di un ministero antico, anche se è in quello che pone le sue radici e le sue motivazioni, ma è un rilancio di una realtà "nuova" che può accompagnare la chiesa nel suo rinnovamento: è una cosa nuova, per le sfide di oggi!
Quindi un elemento di speranza e di fiducia per il futuro, più che un "ripescaggio" di una cosa passata, anche se il suo manifestarsi è ancora agli inizi.
Per capire meglio come "inquadrare" l'identità del diacono – ha detto mons. Apicella - è bene rifarci a quell'icona per eccellenza della Chiesa che è l'Eucaristia: lì troviamo il modo di vivere oggi il nostro essere chiesa, lì troviamo l'antidoto al clericalismo.
L'Eucaristia, l'atto di un Dio che esce da sé, che rinuncia al suo essere Dio (cf Fil 2), ed andare incontro agli uomini, al mondo: tutta l'azione di Dio è un "uscire", un "sporcarsi le mani"… Questa è l'icona della Chiesa!
Ed è nell'Eucaristia che si delinea anche il ruolo del diacono, nel comune compito di "uscire da sé" ed incontrare l'altro, la "persona"…
Quello che lì è ritualizzato è espressione di un compito ed una missione specifica fuori dal tempio, nella comunità degli uomini.

Alcuni spunti per una pista di riflessione per l'identità e l'azione del diacono:

1) Il diacono proclama il vangelo. È suo compito specifico, l'annuncio della risurrezione di Cristo. Il Vangelo, in tutto ciò che narra, è proclamazione della risurrezione, della vita nuova che nasce dal Signore risorto. Il diacono è l'angelo della risurrezione… esprime quell'uscire da sé per andare ed annunciare a tutti, con slancio missionario rinnovato, questa straordinaria novità.

2) Il diacono è al servizio del calice e, come "co-liturco" del vescovo, partecipa all'offerta al Padre. Il calice, che esprime il dono della vita, il sangue versato… per tutti. Il diacono è segno sacramentale di quella carità di Cristo che ha dato la sua vita per l'umanità, perché tutta la comunità ne sia espressione viva per tutti gli uomini.

3) Il diacono, all'offertorio, accoglie quanto è presentato all'altare per il sacrificio e per i poveri. Raccoglie e porta ai poveri.

4) Il diacono propone le intenzioni di preghiera. Porta le gioie e le sofferenze dei fedeli, della chiesa e dell'umanità.

5) Il diacono invita allo scambio della pace. Gesto di frontiera, rimanda al suo essere in mezzo alla gente, ad essere costruttore di pace nella comunità, a mettersi frammezzo alle divisioni e trovare soluzioni alle conflittualità della società di oggi. Il diacono mette pace!

6) Il diacono congeda l'assemblea: "Andate in pace!", per quella missione che è propria della chiesa, nella quotidianità dell'esistenza.

Da questi spunti si possono scorgere quegli elementi che fanno del diacono un uomo di "frontiera", tutto proiettato fuori. Dall'Eucaristia al mondo… per rientrare e ripartire.
Per questo è detto anche che il diacono è l'uomo della "soglia", sorta di "cerniera" da quanto annunciato e quanto fatto.
La sua condizione di sposato e lavoratore facilita questo "incontro" col mondo in questo farsi carico della vita concreta delle persone. Perché le sue risposte non sono le risposte del potere, ma sono le risposte di Gesù, della testimonianza del vangelo.
Il suo compito però, nella sua specificità, non è esclusività: tutta la chiesa infatti e "diacona" dell'umanità. Egli è espressione "sacramentale" del servizio di tutta la chiesa e mette gli altri nella condizione di esercitare la propri diaconia, come il sacerdote mette in grado la comunità di esercitare il proprio sacerdozio battesimale.
Finché tutta la chiesa non diventerà "serva", difficilmente si comprenderà appieno il ruolo del diacono.


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