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mercoledì 3 marzo 2010

La giustizia che viene da Dio (2)


Riprendo il discorso sul messaggio del Papa sulla Quaresima.
Dio è giusto perché dà a ciascuno il suo, quello che gli spetta, cioè Se stesso! E lo fa in Gesù…

La giustizia ("sedaqah") per l'israelita è "da una parte, accettazione piena della volontà del Dio di Israele; dall'altra, equità nei confronti del prossimo, in modo speciale del povero, del forestiero, dell'orfano e della vedova... Dare al povero, per l'israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo… Dio, attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato, chiede giustizia verso il povero, il forestiero, lo schiavo. Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell'illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l'origine stessa dell'ingiustizia".

Il cammino di conversione, di questo mutamento del cuore, è un aprirsi a Dio, è un affidarsi a Lui, con la certezza che senza di Lui l'uomo, in balìa di se stesso, è alla deriva. Non riconoscendo se stesso, non riconosce il proprio simile, dove tutti abbiamo bisogno di sperimentare che è Dio che ci ha riscattati, in Gesù, dalla nostra condizione di ingiustizia individuale e sociale. "È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue".
La giustizia dunque che viene da Cristo "è anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l'uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri... ma il gesto dell'amore di Dio che si apre fino all'estremo, fino a far passare in sé la maledizione che spetta all'uomo, per trasmettergli in cambio la benedizione che spetta a Dio".

Il fatto che questo avvenga nel "sangue" di Gesù, mette a fuoco l'identità più intima di colui che è chiamato ad esercitare una diaconia particolare nella chiesa, come è quella del diacono, ministro del calice e quindi del sangue di Cristo.
Il questo gesto estremo di amore di Gesù riconosco il mio dover essere e la strada da percorrere, che si concretizza in quel farsi uno col prossimo fino ad assumere in me tutto dell'altro, in quel nulla d'amore che ha in Gesù abbandonato il modello di ogni carità.
Ma occorre uscire da una logica solamente umana ed aprirsi ad una "giustizia divina, dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto".
"Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall'illusione dell'autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio"… ed "entrare nella giustizia più grande, che è quella dell'amore".
Solo così "il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall'amore", ed essere così nella società fermento di vita, perché impastato totalmente nell'esistenza dei miei fratelli.


1 commento:

  1. Ho letto molto volentieri questo post, perchè la "giustizia" nella nostra società assume tutt'altro significato, ognuno vuole la sua di "giustizia" e pensa che debba farsela da se.
    Le parole del Papa ci riportano al senso vero che ha questa parola per noi cristiani. Un abbraccio a te e alla tua famiglia :)

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