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venerdì 31 luglio 2009

L'uomo nuovo

2 agosto 2009 – 18a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Avete imparato a rivestire l'uomo nuovo,
creato a immagine di Dio
(Ef 4,24)



"Sei diventato nuova creatura e ti sei rivestito di Cristo". Queste parole vengono pronunciate durante la celebrazione del Battesimo al momento della consegna della veste bianca. L'uomo nuovo, lo sappiamo, è Gesù. Il cristiano, grazie al Battesimo, è reso simile a Lui. È il cammino della vita cristiana poi a far sì che il messaggio e la vita di Gesù diventino vita del cristiano. Per questo si dice che il discepolo di Gesù vive in un atteggiamento di conversione permanente. Innanzitutto perché decide di mettere Dio sopra tutto e di sottomettersi a Lui.
La mia vita fa i conti con il primato di Dio e da lui dipendo nel bene e nel male, nella malattia e nella morte. Questo mi impegna a non servire gli idoli quali il denaro, il piacere, il successo e il potere, ma a lasciarmi guidare dallo Spirito Santo. Tale conversione è dono di Dio, è lo Spirito Santo in noi, è Cristo vivente in me. Per cui l'uomo convertito diventa l'uomo delle beatitudini. Se viviamo le beatitudini allora un po' alla volta riemerge nella nostra persona il nostro essere immagine di Dio, il rivestire l'uomo nuovo che vive nella giustizia, nella santità e nella verità.

Testimonianza di Parola vissuta



Sono separata da mio marito. Tutti gli anni, per Natale, davo ai miei quattro figli dei soldi per comprare regali per i bambini poveri.
Un anno il più piccolo, che aveva allora 8 anni, mi ha chiesto di aumentare la sua quota. Gli ho chiesto il perché e lui mi ha risposto: "Ho parlato con papà, è rimasto senza lavoro e non ha soldi. Così ho pensato che i suoi figli non avranno giocattoli a Natale".
È stata una doccia fredda. Dentro di me c'era una grande ferita che avevo tenuta nascosta: Ho risposto che ci avrei pensato. Quella notte ho pianto tanto, mi sentivo tradita anche dai miei figli.
Ma forse ero io che stavo sbagliando; proprio quel figlio mi stata dando una lezione. La mattina dopo gli ho detto che avrei aumentato la quota.
Qualche tempo dopo i ragazzi mi hanno chiesto di aiutare il papà a trovare lavoro. Era il colmo, mio marito aveva altri 3 figli, e i miei, che non avevano mai ricevuto niente dal padre, chiedevano a me di aiutarlo? Mi tornavano in mente tanti momenti dolorosi e nello stesso tempo capivo che dovevo perdonare. Si trattava di mettere in pratica le parole del Vangelo: "Ama i tuoi nemici". Mi è costato molto, ma alla fine ce l'ho fatta. Non posso descrivere la gioia che ho visto sul volto dei miei figli Ho ringraziato Dio per la loro generosità, ma anche perché mi avevano dato l'occasione di togliere dal cuore il risentimento che mi torturava da anni.


(C.C., Colombia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

mercoledì 29 luglio 2009

Se il Signore non costruisce...


"Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori…" (Sal 126,1).
Ho focalizzato nel mio animo, in questo periodo di riposo, questa indiscussa verità: se non metto Dio al primo posto, è inutile il mio faticare, è "battere l'aria" il mio darmi da fare per il Regno di Dio, il mio adoperarmi per rendere sempre più bella ed attuale la vocazione al servizio nella "diakonìa" di Gesù… come se dipendesse da me.
Sì, dipende da me nella misura in cui in me vive Cristo, se ho fatto di Lui il tutto della mia vita. "Segui Dio, e gli altri coglieranno Dio e ti daranno ascolto", mi sento ripetere dentro.
Faccio mie queste parole che Chiara Amirante disse ad una sua compagna: "Io oggi ci sono, domani non so. Nuovi Orizzonti è un'opera bellissima, ma può darsi che un giorno crolli. L'unica cosa che non crollerà mai – ricòrdatelo – è Dio. O ti radichi veramente in Colui che è l'Amore, la risposta a tutto quanto il tuo cuore cerca, oppure correrai sempre il rischio di restare con un pugno di fumo in mano e un vuoto incolmabile nell'anima".


lunedì 27 luglio 2009

In montagna


Siamo appena rientrati, mia moglie ed io, da un periodo di riposo in montagna.
Esperienza meravigliosa, tonificante per il corpo e per lo spirito!
Immersi nella natura, nel silenzio, lontano dagli "affanni" quotidiani, lasciati a molti chilometri di distanza, si sperimenta la pace, la gioia, l'armonia del creato.
È una sorta di "ri-creazione", in cui ogni cosa si pone al suo giusto posto, in cui, senza fretta, si cresce nella comunione reciproca e nell'unità.
Tutto ha il tocco dell'Amore, di quell'Amore che sottende ad ogni creatura ed ha la sua origine in Cielo.
Se Dio è Amore, tutto quello che è uscito da Lui porta la sua impronta d'amore. Ci sembra quasi una grazia intuire un piccolo barlume di questo Amore in ogni creatura. Come poter cogliere l'impronta amorosa del creato se noi stessi non siamo nell'amore? Con nostra sorpresa ci siamo accorti di intuire, in certo qual modo, che tutta la creazione è amore, proprio perché ci siamo sforzati di vivere nell'amore, di crescere in quell'armonia di rapporti che nella semplicità ed ordinarietà della vita ci fa sentire figli di un unico Padre, che tutto ama e a tutti si dona.
La famiglia è anche questo!

























































venerdì 24 luglio 2009

La soluzione della solidarietà

26 luglio 2009 – 17a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Gesù prese i pani e li diede
a quelli che erano seduti
(Gv 6,11)



Gesù è attorniato da una folla desiderosa di ascoltare la sua Parola. Si accorge, con il suo sguardo d'amore, della situazione di bisogno profondo di tutte quelle persone. A quel punto rivolge agli apostoli una domanda provocatoria: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". La risposta di Filippo sta a indicare che l'agiatezza economica non può soddisfare i bisogni dell'uomo. Andrea invece propone la soluzione della solidarietà: un ragazzino del gruppo dei discepoli possiede cinque pani e due pesci. A questo punto entra in azione Gesù. Dapprima assegna agli apostoli il loro servizio: far accomodare i cinquemila uomini. Poi interviene Gesù in persona: prende i pani e i pesci dei discepoli, loda Dio creatore per quel dono e li distribuisce per la sazietà di tutti, anzi in sovrabbondanza.
Dio di solito non agisce da solo. Chiede sempre la collaborazione della creatura umana. Ha fatto così con Abramo, con Mosè, i profeti, con Maria. Gesù, il Figlio di Dio, si comporta allo stesso modo. E la nostra pochezza nelle sue mani diventa abbondanza, la nostra piccolezza diventa meraviglia. Perché niente è piccolo di ciò che è fatto con e per amore. La vita cresce solo se qualcuno la sa regalare per amore. Se ce la teniamo stretta, la perdiamo noi e la facciamo perdere a tutti. Se sappiamo condividere tutto, davvero tutto, avremo vita e felicità in abbondanza. Tutto diventa mio, se lo condivido con gli altri.

Testimonianza di Parola vissuta


L'idea della bancarella venne ad alcune famiglie davanti ad oggetti inutili ricevuti in regalo. Perché non venderli per sostenere un progetto di adozioni a distanza?
Da allora una coppia mise a disposizione uno spazio sotto casa, dove cominciarono ad arrivare le prime cose: mobili vecchi, servizi di posate, quadri, dischi, soprammobili... E l'avventura cominciò. Con una certa emozione vedemmo avvicinarsi i primi acquirenti, cominciammo ad incassare le prime banconote. Una giovane coppia si fermò per acquistare una borsa offrendo il quadruplo del prezzo richiesto. Non potevamo accettare quella somma, ma il ragazzo con il sorriso ci spiegò che era il suo compleanno ed erano lieti di contribuire anche loro al nostro progetto.
Venne una signora con degli oggetti di valore da vendere. Non potevamo comprarli, le spiegammo che tutto quello che avevamo ci era stato regalato. Dopo dieci minuti tornò con due scatoloni pieni di cose; aveva pensato di fare anche lei un regalo. La solidarietà muove altra solidarietà.

(R.P., PD)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

venerdì 17 luglio 2009

Stare insieme a Lui

19 luglio 2009 – 16a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù (Mc 6,30)


I Dodici sono stati mandati a continuare e a moltiplicare l'attività di Gesù. Ora ritornano e gli raccontano che cosa hanno fatto e sperimentato. Erano stati chiamati per stare assieme a Gesù. Ed egli sente l'importanza di questo tempo di intimità con i suoi amici. "Voi siete miei amici. Vi ho scelti personalmente uno ad uno e ho condiviso con voi tutto quello che mi sta a cuore. Mi fido tanto di voi da affidarvi la mia passione più grande. E voi sapete, l'avete sperimentato, quando c'è di mezzo la vita degli altri nel nome di Dio, non siamo più padroni di nulla: né del tempo, né dei rapporti personali né delle cose... perché tutti hanno una grande fame di vita e di speranza.
Sappiamo che Dio ama tutti e a tutti regala il sole e la pioggia. Non possiamo aspettare. Con ognuno che incontriamo siamo chiamati ad essergli servitori: servitori della causa della vita: è la passione e l'impegno di Dio. Lui la realizza. Lui però l'ha affidata a me: ed io ora l'affido a voi, perché siete miei amici. Per questo vi ho fermati, almeno un po' attorno a me: per ritemprare le forze, ma anche per una ricarica in modo da essere sempre più servitori della passione del Padre...". Così sono anche le nostre celebrazioni eucaristiche: riunirci attorno a Gesù per lasciarci contagiare dalla sua passione per la Vita e per il Regno.

Testimonianza di Parola vissuta


Tempo fa un nostro giovane amico, Danilo, si è ammalato di leucemia. La notizia ci aveva sconvolto. Molti di noi si erano resi disponibili a dargli il proprio midollo. «Se guarisco - aveva detto - andremo insieme dappertutto, nelle scuole nelle fabbriche, negli uffici a dire che bisogna donare il midollo osseo per salvare tante vite». Lui non ha potuto farlo perché è morto, ma noi ci siamo assunti questo impegno.
Il giorno dopo il funerale ci siamo recati al centro trasfusionale della nostra città per diventare donatori di midollo osseo e abbiamo diffuso presso amici e parenti questa idea. In pochi mesi eravamo già un centinaio; così abbiamo dato vita alla "Associazione provinciale di donatori di midollo osseo" intitolata a Danilo. Attualmente siamo più di mille soci.
Vista la difficoltà di trovare un midollo sano compatibile col malato, una delle nostre attività più importanti è la divulgazione, perciò abbiamo organizzato conferenze, incontri e dibattiti nei luoghi più vari, per far nascere una cultura nuova attenta ai bisogni dell'altro.

(G.L.C., Italia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

venerdì 10 luglio 2009

Continuare la sua missione

12 luglio 2009 – 15a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Chiamò a sé i Dodici (Mc 6,7)


Si dice che la nostra vita è vocazione. Ma cosa significa questa parola? Vocazione è l'accettazione di un dialogo in cui non dico io né la prima né l'ultima parola: io devo rispondere. L'importante per me è accettare il dialogo. Per far questo non c'è altra via che prendere sul serio la parola di Dio come Parola, lasciarla parlare, dare ad essa il primato e poi rispondere. Prendere sul serio la Scrittura come parola detta a me. È successo anche agli apostoli.
Erano tra la folla quel giorno mentre seguivano Gesù che insegnava. Ad un certo punto Gesù si rivolge a loro, li chiama. Essi prontamente rispondono e accettano l'incarico: sono mandati a "moltiplicare" l'azione di Gesù, ad essere messaggeri di Dio come lui stesso.
Anche noi siamo chiamati. Abbiamo la gioia e la responsabilità di essere fra coloro che hanno risposto. A noi ora tocca il compito di continuare la missione di Gesù. Conosciamo quell'antica preghiera che dice: "Cristo non ha mani, ha le mie mani per aiutare gli uomini oggi... Cristo non ha piedi, ha i miei piedi per camminare sulle strade del nostro mondo...". E potremmo continuare. Siamo chiamati per essere mandati: chi ci incontra possa incontrare una persona che rende manifesto l'agire di Dio oggi.

Testimonianza di Parola vissuta


Un nostro vicino ha avuto un gravissimo ictus. La moglie era incinta e il primo figlio di soli 13 anni era legatissimo al padre. Non avevamo una particolare confidenza con loro, ma ci è sembrato logico andare a trovarli. In quel breve colloquio a un certo punto lei mi ha guardato e mi ha detto: «lo non so pregare, ma ti chiedo di farlo per me».
La notizia aveva commosso tutti e a mia moglie è venuta l'idea di proporre ai vicini di casa di trovarci a pregare per loro. lo ero un po' scettico, ma sono andato a dirlo a qualcuno del palazzo.
Abbiamo cominciato in tre famiglie poi è stato bellissimo vedere come ci si organizzava nel palazzo per partecipare: preparando la cena per tempo, aprendo le case per accogliere i bambini... Il giorno prima della partenza di Luca per il cielo eravamo in 12 famiglie a dire il rosario. Al funerale c'era un'aria di famiglia. Quel dolore ci univa. Siamo passati da un buon vicinato a un rapporto di amicizia che è si aperta in modo speciale con l'arrivo della piccola di Luca: frutta, dolci, vestitini, giochi, aiuto discreto.

(K.J.B., Svizzera)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

venerdì 3 luglio 2009

Nella debolezza, la forza

5 luglio 2009 – 14a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Molto volentieri mi vanterò
delle mie debolezze
(2Cor 12,9)


Paolo, l'apostolo delle genti, aveva fatto un'esperienza profonda della grazia di Cristo. E aveva capito una grande verità: vantarsi della propria forza è un atto di pazzia; ma vantarsi nel Signore, nella sua opera è un atto di saggezza.
Certamente Paolo, anche dal punto di vista umano aveva mille motivi di cui vantarsi: le "visioni" avute, le "rivelazioni" ascoltate, le "estasi" che l'avevano rapito in Dio potevano essere buoni motivi di vanto. Sono così importanti le rivelazioni che Dio gli ha fatto nella sua vita, che Dio stesso vuole che l'apostolo non occupi il centro; perciò lo "pungola" nella carne: "è stata data alla mia carne una spina", un'espressione visibile ed evidente di debolezza. E di questa Dio si serve per mostrare la sua forza, la sua grazia: "Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Per questo Paolo può dire: "Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze". Ogni fragilità per l'apostolo è spazio per l'intervento di Dio: la debolezza, gli insulti, i bisogni, le persecuzioni, le angosce: in tutto ciò che è debole Paolo si scopre forte.
Quante volte anche noi abbiamo sperimentato vera questa esperienza di Paolo! Se contiamo sulle nostre capacità, sulle nostre forze, sui nostri mezzi, ci affidiamo su ciò che è limitato. Se lasciamo spazio, se ci fidiamo di Dio allora la sua azione, la sua forza, la sua grazia possono agire e ci permettono di sperimentare la paternità di Dio, che mai ci abbandona e sempre ci è accanto premurosa. Mi piace pensare che, come figli di Dio, siamo chiamati da una parte lasciare fare tutto a Dio, dall'altra agire come se tutto dipendesse da noi.


Testimonianza di Parola vissuta


In Pietro, il nostro secondo figlio, l'adolescenza aveva accentuato quei problemi di insicurezza e di poca fiducia in se stesso già presenti nell'infanzia, dovuti in parte alla sua sensibilità, in parte ad esperienza negative in ambito scolastico.
Sono stati anni difficili e dolorosi per lui e anche per noi perché, mio marito ed io, ci trovavamo ad affrontare la situazione da due prospettive diverse.
Accettando questa difficoltà abbiamo cercato sempre di farci spazio a vicenda, credendo nel compito di ciascuno di noi due. Abbiamo continuato a cercare la strada con lui, sostenendolo. Lo abbiamo seguito nella sua passione per l'informatica, incoraggiando le sue scelte.
Sono passati anni e ora, proprio grazie all'informatica, ha trovato l'ambito lavorativo in cui giocare i suoi talenti ed è apprezzato anche per la sua umanità, recentemente ha ricevuto un riconoscimento come impiegato dell'anno per il suo reparto.

(G.C., Italia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)