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domenica 1 novembre 2009

Testimoni prima che maestri


Quello che guardiamo nei Santi è la loro "vita", il loro essere "testimoni" di quell'Amore che li ha presi totalmente.
Riporto alcuni passi della prima parte, "Testimoni prima che maestri", dei pensieri del libretto "Come il Padre…" sull'Anno sacerdotale (secondo volume - di cui ho già parlato), come ho fatto con il precedente volume, cercando di applicarlo alla vita del diacono, con nell'anima e nella mente quanto il Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi mi ricorda: «Il diacono tenga sempre presente l'esortazione della liturgia dell'ordinazione: "Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunciatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni"» (nr. 52).

I testi completi di quanto riporto si possono trovare nel mio sito di documenti:


«Non è tanto importante che cosa fai, ma è importante che cosa sei nel nostro impegno sacerdotale. (…)
L'essere convince e il fare convince solo in quanto è realmente frutto e espressione dell'essere» (Benedetto XVI).

«Spesso le cure pastorali tengono l'anima impegnata in tante cose e si diventa incapaci di attendere a tutto con mente assorbita da troppe ansie. (…)» (San Gregorio Magno).

Se abbiamo scelto Dio come Ideale - e questa è la nostra identità -, se l'abbiamo messo al primo posto, ciò richiede praticamente che mettiamo al primo posto nel nostro cuore la sua Parola, la sua volontà. (…) Importante è vivere la Parola, essere Parola viva» (Chiara Lubich).

Nell'«obbedienza radicale di Maria la Parola non resta solo Parola ascoltata, ma diventa Verbo incarnato e generato tra noi che diventiamo così suoi fratelli» (Silvano Cola).

«I discepoli vengono tirati nell'intimo di Dio mediante l'essere immersi nella Parola di Dio. La Parola di Dio è, per così dire, il lavacro che li purifica, il potere creatore che li trasforma nell'essere di Dio. (…)» (Benedetto XVI).

(…) Il «gesto del Signore che invia i discepoli a due a due a predicare, significa pure, anche senza il commento della parola, che non deve in alcun modo esercitare il ministero della predicazione, chi non ha carità verso il prossimo» ( San Gregorio Magno ).

«"Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21). (…) Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di "parlare" di Cristo, ma in certo senso di farlo loro "vedere". (…)» (Giovanni Paolo II).

«(...) L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri (...) o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni. (…)» (Paolo VI).

«… ciascuno nel suo lavoro, nel posto che occupa nella società, deve sentirsi obbligato a fare un lavoro di Dio, che semini dappertutto la pace e la gioia del Signore. (…)» (San Josemaría Escrivá De Balaguer).

«(…) I giovani devono sentire che non diciamo parole non vissute da noi stessi, ma parliamo perché abbiamo trovato e cerchiamo di trovare ogni giorno di nuovo la verità come verità per la mia vita. (…)» (Benedetto XVI).

«Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure … parlare di giustizia, … di esigenze evangeliche.
Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo (…)» (Card. Carlo Maria Martini).

«Il clericalismo è quella deformazione - chiaramente combattuta da Gesù - a cui sono esposti tutti i "professionisti" della religione, e si manifesta nel sentirsi superiori o nel predicare per gli altri senza vivere a fondo essi stessi o nella ricerca di privilegi e riconoscimenti. (…)
Noi non dobbiamo preoccuparci di essere né anti clericali né antilaicisti, ma sforzarci di rivivere in noi la vita di Gesù, per tendere sempre più a quello che dice san Paolo: "Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me" (Gal 2,20). Qui si trova il migliore antidoto contro il clericalismo» (Pasquale Foresi).

«Con certezza il primo e più importante servizio che la Chiesa può e deve svolgere per l'uomo concreto e storico di oggi è l'evangelizzazione. (…)
"Noi non possiamo tacere" (At 4,20), hanno detto gli apostoli Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio. Anche noi pastori di oggi, non possiamo tacere. Dobbiamo dare continuità, coraggiosamente … senza aver paura delle resistenze, da qualunque parte esse vengano. (…)» (Card. Claudio Hummes).

«(…) I figli non si partoriscono senza dolore. È morendo sulla croce che Gesù ci ha partorito alla vita eterna; fu ai piedi della croce che Maria divenne nostra madre. Nell'ordine soprannaturale, il dolore e spesso anche la morte sono ragione di fecondità» (Beato Paolo Manna).

1 commento:

  1. credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni: Ho sempre trovato questa esortazione semplicemente "meravigliosa"

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