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mercoledì 11 novembre 2009

Il nostro sacerdozio


In questo anno dedicato ai sacerdoti mi viene spontaneo pensare al modo migliore per rapportarmi con loro. Per quanto riguarda i diaconi si legge che questi "sono posti in speciale relazione con i presbiteri, in comunione con i quali sono chiamati a servire il popolo di Dio" (Ratio n. 8).
Ma la luce per vivere nel migliore dei modi, ognuno al proprio posto, la partecipazione all'unico sacerdozio di Cristo mi viene da queste parole di san Leone Magno:

«Afferma l'apostolo Pietro: "Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1Pt 2,5), e più avanti: "Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (1Pt 2,9).
Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo poi sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani sono rivestiti di un carisma spirituale e soprannaturale, che li rende partecipi della stirpe regale e dell'ufficio sacerdotale.
Non è forse funzione regale il fatto che un'anima, sottomessa a Dio, governi il suo corpo? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? Per grazia di Dio queste funzioni sono comuni a tutti» (dai Discorsi, n. 4).

Solo così, con la consapevolezza di vivere in pienezza questo sacerdozio comune a tutti, posso rapportarmi in maniera vera con coloro che partecipano, come ministri ordinati, al sacerdozio di Cristo. Se questo vale per tutti i cristiani, indistintamente, vale in modo speciale anche per chi ha ricevuto il dono del diaconato. Se il rapporto del diacono col presbitero è particolarmente significativo per la partecipazione al medesimo sacramento dell'ordine, lo sarà in modo pieno e fruttuoso solo se nascerà dalla grazia del Battesimo pienamente vissuta.




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