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mercoledì 9 settembre 2009

Far casa, fare famiglia


Ho letto sul libretto "Come il Padre.." (pensieri quotidiani sull'Anno sacerdotale) la pagina (7 settembre) dal titolo La nuova "famiglia" dei preti (di Toni Weber) dove è scritto, tra l'altro: «Come si può esigere dal sacerdote che lasci tutto: padre, madre, fratelli, campi... se non gli si offre una nuova famiglia, la vita di comunione fra i sacerdoti? Gesù non ha agito così!
Sì, ha chiesto ai suoi di lasciare tutto per seguirlo... ma contemporaneamente ha offerto e assicurato loro una vita a corpo, una nuova famiglia che arrivava fino alla comunione dei beni e che si attuava nella convivenza quotidiana con Lui. (...)
Urge far crescere questa comunione fraterna tra i sacerdoti…
Venendo a contatto con tanti sacerdoti, sentivo un'esigenza fortissima di aiutarli a trovare una casa, un posto dove vivere in famiglia».


Mi colpisce sempre quando viene ricordata l'importanza, per la vita di un ministro ordinato, prete o diacono, l'insistenza di uno stile di vita che manifesti l'essere comunitario del ministero.

Uno dei compiti della famiglia diaconale è proprio questo: essere punto di riferimento, anche umano, per i sacerdoti: quasi un calice che sappia accogliere con estrema delicatezza il sacerdote, come Maria…

Far casa con i sacerdoti… far casa ai sacerdoti…

Mi sembra un aspetto importantissimo della nostra vita di diaconi: sviluppare questa fraternità umana e soprannaturale che ci lega con vincoli, non di sangue, ma che nascono dall'amore di Dio.

Per i diaconi si insiste, nei documenti della Chiesa, sul fatto che essi sono «chiamati ad essere uomini di comunione e di servizio», dove è di «particolare importanza» «la capacità di relazione con gli altri» (Norme 67). Inoltre ai diaconi viene chiesto di «vivere nel vincolo della fraternità e della preghiera, impegnandosi nella collaborazione (reciproca), conducendo uno stile di vita che favorisca una generosa condivisione fraterna» (Direttorio 9). Ed ancora: «La comunione con i confratelli ordinati, presbiteri e diaconi, è un balsamo che sostiene e stimola la generosità del ministero»; con il dovere «alla collaborazione fraterna e alla condivisione spirituale» (Norme 76).
«Il diacono ricordi, pure, che la diaconia della carità conduce necessariamente a promuovere la comunione all'interno della Chiesa particolare… Favorisca, quindi, con impegno la fraternità, la cooperazione con i presbiteri e la sincera comunione con il Vescovo» (Direttorio 55).

Per i diaconi coniugati significa, tra l'altro, «irradiare la comunione familiare a tutta la Chiesa e la società» (Norme 68).


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