Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 3 luglio 2009

Nella debolezza, la forza

5 luglio 2009 – 14a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Molto volentieri mi vanterò
delle mie debolezze
(2Cor 12,9)


Paolo, l'apostolo delle genti, aveva fatto un'esperienza profonda della grazia di Cristo. E aveva capito una grande verità: vantarsi della propria forza è un atto di pazzia; ma vantarsi nel Signore, nella sua opera è un atto di saggezza.
Certamente Paolo, anche dal punto di vista umano aveva mille motivi di cui vantarsi: le "visioni" avute, le "rivelazioni" ascoltate, le "estasi" che l'avevano rapito in Dio potevano essere buoni motivi di vanto. Sono così importanti le rivelazioni che Dio gli ha fatto nella sua vita, che Dio stesso vuole che l'apostolo non occupi il centro; perciò lo "pungola" nella carne: "è stata data alla mia carne una spina", un'espressione visibile ed evidente di debolezza. E di questa Dio si serve per mostrare la sua forza, la sua grazia: "Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Per questo Paolo può dire: "Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze". Ogni fragilità per l'apostolo è spazio per l'intervento di Dio: la debolezza, gli insulti, i bisogni, le persecuzioni, le angosce: in tutto ciò che è debole Paolo si scopre forte.
Quante volte anche noi abbiamo sperimentato vera questa esperienza di Paolo! Se contiamo sulle nostre capacità, sulle nostre forze, sui nostri mezzi, ci affidiamo su ciò che è limitato. Se lasciamo spazio, se ci fidiamo di Dio allora la sua azione, la sua forza, la sua grazia possono agire e ci permettono di sperimentare la paternità di Dio, che mai ci abbandona e sempre ci è accanto premurosa. Mi piace pensare che, come figli di Dio, siamo chiamati da una parte lasciare fare tutto a Dio, dall'altra agire come se tutto dipendesse da noi.


Testimonianza di Parola vissuta


In Pietro, il nostro secondo figlio, l'adolescenza aveva accentuato quei problemi di insicurezza e di poca fiducia in se stesso già presenti nell'infanzia, dovuti in parte alla sua sensibilità, in parte ad esperienza negative in ambito scolastico.
Sono stati anni difficili e dolorosi per lui e anche per noi perché, mio marito ed io, ci trovavamo ad affrontare la situazione da due prospettive diverse.
Accettando questa difficoltà abbiamo cercato sempre di farci spazio a vicenda, credendo nel compito di ciascuno di noi due. Abbiamo continuato a cercare la strada con lui, sostenendolo. Lo abbiamo seguito nella sua passione per l'informatica, incoraggiando le sue scelte.
Sono passati anni e ora, proprio grazie all'informatica, ha trovato l'ambito lavorativo in cui giocare i suoi talenti ed è apprezzato anche per la sua umanità, recentemente ha ricevuto un riconoscimento come impiegato dell'anno per il suo reparto.

(G.C., Italia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

1 commento:

  1. fidarci e affidarci: fidarci del Padre e affidarci a alla sua volontà che trova realizzazione attraverso strade e sentieri che umanamente ci sembrano assurdi da percorrere ma che, invece, il Signore ci permette di compiere.

    RispondiElimina