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domenica 7 giugno 2009

La radice della comunione fraterna


Mi ha fatto riflettere un intervento dell'amico diacono Vincenzo, sul suo blog, che commentava l'omelia che il Papa ha pronunciato il giorno di Pentecoste. Ho lasciato un commento che trascrivo: «Riporto questa frase del Papa: "La concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera". Cosa possono fare i diaconi? Personalmente (ce lo siamo detto tante volte) sono convinto che se i diaconi sono "se stessi" in seno alla comunità (cioè "anima" di quella diaconìa che fa viva la vita di una comunità ecclesiale e parrocchiale, perché vivono e fanno vivere di quella carità che porta all'unità, animata e sostenuta dalla Parola e da un profondo rapporto con Dio), allora non è una utopia purificare quell'aria che ammorba la vita di relazione che ci circonda. È un lavoro che, se si vuole che non sia sterile, non deve essere fatto da soli, ma in comunione: è il "corpo" che vive, perché è chiesa».

Comunione tra fratelli e preghiera. Con altre parole si potrebbe anche paragonare questa dinamica all'essere uniti come tralci alla vite, per portare frutto, "molto frutto" (cfr. Gv 15,1 e seg.).
Lo Spirito Santo opera e i suoi frutti si vedono se c'è questa vita di comunione, che è, in altre parole, fare esperienza del Risorto vivo e operante in mezzo ai suoi.
La visibilità di cui parla il vangelo è che "vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre…" (Mt 5,16). La visibilità che porta alla glorificazione del Padre è il Cristo Risorto che il mondo vede, oggi: queste sono le nostre "opere buone", Lui presente in mezzo a noi…
La comunità diventa così "luogo" di irradiazione e i frutti, i "molti frutti" si potranno cogliere, a gloria di Dio.
C'è una condizione: essere uniti a Cristo, come tralci alla vite, "perché senza di Lui, non possiamo far nulla" (cfr. Gv 15,5).
Questo è l'antidoto al veleno che ammorba l'aria che respiriamo, nei nostri rapporti, nella società che ci circonda, nella mancata fraternità che vogliamo costruire.
Questa è la diaconia che siamo chiamati a vivere nella vita di ogni giorno.
Il nostro impegno civico è proprio questo: collaborare, nel nostro quotidiano, a questa fraternità che deve esprimersi poi anche nella nostra vita pubblica, nella coscienza di essere costruttori consapevoli del bene comune.


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