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venerdì 22 maggio 2009

Vivo e presente


24 maggio 2009 – Ascensione del Signore (B)
Parola da vivere
Vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione
che vi è stata rivolta
(Ef 4,1)

Il tempo ideale che va dalla Risurrezione all'Ascensione è quello di cui abbiamo bisogno per eliminare nella nostra vita la distanza tra il cosiddetto Cielo e la terra.
Con la Pasqua l'umanità è stata strappata alla morte per vivere in Dio. L'amore di Dio ci ha riabbracciati in Gesù e ci ha fatti suoi figli. Per lo Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori abbiamo luce per scoprire la nuova chiamata: "amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato".
Nell'esperienza dell'amore la speranza diventa in noi roccia incrollabile: "sarò con voi tutti i giorni fino alla fine dei tempi". Per san Paolo la nuova vocazione esplode neIl'incontro con Gesù morto per lui che lo ha perseguitato e continuerà nella partecipazione alla sua morte fino alla pienezza del Regno.
Perciò la missione neanche per noi è guardare il cielo in attesa che Gesù ritorni, ma è trovarlo vivo e per sempre presente tra noi.
Come? Grazie allo Spirito Santo siamo un solo corpo, uniti nella stessa speranza, rinati dalla stessa Parola che è Gesù, fatti uno in Gesù nel nostro fratello, fatti corpo di Cristo nel suo corpo dato per noi nell'Eucaristia, fatti Chiesa di Gesù per l'amore reciproco.
Lo sguardo deve piegarsi dal cielo sull'orizzonte dell'umanità e spingerci dappertutto, arrivare a tutti perché Lui possa essere tutto in tutti, innestarci come corpo in lui, unico capo.
Testimonianza di Parola vissuta

Per un lungo periodo ci siamo occupati di un 'attività sociale promossa da amici, la "Casa del niño Nuevo Sol", un centro situato in un quartiere molto povero nei dintorni della città. Quei diciassette anni sono stati molto importanti per noi, un periodo in cui l'unica realtà che ci legava era lo spirito di servizio e l'amore reciproco tra noi. È stata un'esperienza molto forte constatare come in questo clima, anche le realtà più crude e dolorose si trasformavano attraverso aiuti concreti e speranza ritrovata.
I nostri tre figli sono cresciuti attenti ai bisogni degli altri. Abbiamo vissuto la cultura del dare e, nel fare qualche spesa ritenuta necessaria, tante volte, in quella prospettiva tutto prendeva un'altra dimensione.
La gioia più grande è vedere che ora, anche senza il nostro aiuto, questa nuova vita nata nel quartiere continua per l'impegno dei suoi abitanti.
(M.F.G., Argentina)










(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola
)

2 commenti:

  1. La speranza che lo Spirito Santo infonde in noi è una grande consolazione; una grande opportunità per la felicità; una verità profonda. Ma la speranza ha bisogno delle nostre mani, dei nostri occhi, delle nostre parole, della nostra capacità di ascolto... sperare nello Spirito Santo, allora, è saggezza e bagliore di luce e felicità in questo mondo.

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  2. Lo sappiamo, caro Vincenzo: la speranza "non delude". A noi lasciarci guidare da quelle "mani materne" che ti fanno sperimentare che sei sempre a casa.

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