Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


mercoledì 29 aprile 2009

Rocco, sei qui con noi!


Non posso non parlare ancora dell'amico diacono Rocco, che sento presente come non mai… ora che vive oltre il tempo e lo spazio, nel cuore di Dio.
È stato commovente vedere – ci scrivono – la testimonianza della moglie Rosa e dei figli Giuseppe, Nuccia e Elisabetta. Nel dolore hanno saputo trasmettere l’amore vissuto con Rocco; quell'amore che si vedeva vivo fra loro e verso tutti.
Voglio riportare alcuni stralci del profilo, che è stato letto al suo funerale svoltosi il 22 aprile nella chiesa madre di Gela, stracolma di gente, con il vescovo Michele Pennisi, il sindaco Crocetta, il sindaco di Butera e altre personalità. Un grande tributo di affetto da parte di tanti. Rocco aveva 54 anni.

«(…)
"Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23). La croce, Gesù abbandonato, era il faro, la stella polare della sua vita. (…)
E se è vero che, così come si vive, così anche si muore, vorremmo ripercorrere gli ultimi momenti della sua vita perché ci hanno colpito profondamente. Non si improvvisa una fedeltà a Dio anche nel dolore. C’è dietro tutta una vita di allenamento.
Quando Rocco si è aggravato, è stato portato in ospedale a Ragusa lo scorso venerdì 27 marzo. Da allora ha semplicemente continuato a fare ciò che era abituato a fare: ha amato.
Ha amato i compagni di stanza che hanno condiviso con lui la degenza in ospedale, al punto da lasciare in loro un segno indimenticabile con le sue parole ricche di speranza, di forza, di serenità.
Ha amato i medici e il personale dell’Ospedale e, poco prima di tornare nella sua casa di Gela, li ha radunati e li ha voluti salutare uno ad uno, ringraziandoli e raccomandando loro di lavorare sempre uniti. Un dottore ha esclamato di non aver mai visto una cosa del genere, impossibile, vedere morire un uomo vivo, che non si è mai ripiegato sul proprio dolore, su se stesso.
Ha amato ogni fratello, ogni sorella che andava a trovarlo. Era sempre lui, con il suo temperamento energico, non lesinava consigli o suggerimenti. Non sopportava tentennamenti o incertezze o mezze misure nella vita con Dio. Ha invitato ciascuno a donare con generosità il proprio tempo e la propria vita per Dio.

Ha chiesto scusa a tutti per gli errori che sentiva di avere commesso.

Ci ha benedetto solennemente. Con affetto. Più volte.

Aveva a cuore Gela, la sua terra, nella quale doveva brillare l’amore e l’unità. “Sarà la prima cosa che chiederò all’Eterno Padre. Non lascerò incompiuto questo compito” ci ha detto ieri.

Ieri mattina aveva chiesto ai medici la verità del suo stato e, saputo del suo aggravamento irreversibile, aveva subito chiesto di essere portato a casa.
Ha potuto parlare a lungo con la moglie Rosa, con i figli. Ha voluto mettere in ordine, sistemare, ogni cosa. Ha ringraziato Rosa per tutto l’amore e la fedeltà in un’ora e mezza di continuo parlare del paradiso, di Gesù, di Maria.
Ha gioito della presenza accanto a lui, nel momento del passaggio al Cielo, di alcuni amici che erano venuti per salutarlo; fino alla fine ha chiesto che gli cantassimo la canzone che preferiva: "Ama e capirai".

"Ci vediamo in paradiso", aveva detto a Maurizio, un medico che gli era stato accanto in ospedale.

Ci vediamo in paradiso, Rocco! E te lo diciamo come un impegno, con il tuo stesso impeto generoso! Non da soli, ma assieme: come comunità, con tutta la Chiesa locale, e con tutti i cittadini di questa città di Gela, città di luce e di amore, perché è la tua, la nostra città, che tanto hai amato».

Nessun commento:

Posta un commento