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lunedì 16 marzo 2009

Non di solo pane... (1)

In questo periodo di Quaresima sto rileggendo e meditando sul messaggio che il Papa ha fatto quest'anno: la Quaresima quale "cammino di più intenso allenamento spirituale".
Ci si allena per raggiungere con profitto una meta. La nostra meta è l'incontro col Signore Risorto. Noi, il Risorto, lo incontriamo ogni giorno; ma è in un giorno particolare (dal quale tutti gli altri giorni prendono valore e forma) che Lo incontriamo e celebriamo: è nel giorno di Pasqua, nel giorno della sua Risurrezione. Celebriamo quel giorno per renderlo presente ed attuale, perché la Pasqua informi tutta la vita, ogni attimo della mia vita.

L'allenamento che quest'anno Benedetto XVI ci propone è il "digiuno", antica pratica ascetica cha ha il suo inizio del Giardino dell'Eden, nel comando di Dio di "non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male".

Anche Gesù ha digiunato…
Ma il digiuno non è un'ascetica fine a se stessa… È nota infatti l'accusa fatta a Gesù di non digiunare, ma di essere un mangione e un beone
"Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste che vede nel segreto… (cfr Mt 6,18)", perché "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il vero cibo, che è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34)".
Nutrirsi della Parola di Dio è fare, compiere, la sua volontà. E l'amore, che è Dio, sottende ad ogni sua Parola.
Se l'amore è il mio nutrimento, non mi nutro di altro… L'amore è l'essere della persona… Quando non amo, non vivo, rimando nelle tenebre, come direbbe san Giovanni.
Per una sorta di paradosso, il digiuno che è di per sé una privazione, diventa nutrimento che mi fa vivere. Il fatto è che quando si ama, non ci si priva, ma si dona… ed ogni mio non-essere, perché donato, è vivere in pienezza, è essere.
Se c'è privazione materiale, altro non è che far spazio a qualcosa di più grande, di più bello: la luce, anche se poca, quando entra in una stanza buia, scaccia l'oscurità.

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