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venerdì 20 febbraio 2009

Essere perdonati

22 febbraio 2009 – 7a domenica del Tempo ordinario (B)

Parola da vivere

Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati (Mc 2,5)

È uno strano confessionale quello che Gesù usa per celebrare l'assoluzione dai peccati: una casa scoperchiata, tra la confusione della folla, sguardi taglienti di condanna, ghigni di vittoria nella speranza di poterlo condannare pubblicamente: "costui bestemmia, solo Dio può perdonare il peccato".
È vero. Solo Dio, con il suo amore senza confini, conosce fino in fondo la nostra miseria e la scavalca per raggiungere il nostro cuore. Non gli interessa quello che abbiamo fatto, quanti sono e quanto grandi siano gli sbagli nella nostra vita: gli basta la piccola scintilla di amore che ci fa riflettere: "tornerò da mio Padre!". Solo Gesù poteva radiografare l'anima di una creatura che vuol vivere, vuole ritornare all'incanto del primo amore, vuole ricominciare ad essere amore per i fratelli.
La vera malattia - ha scoperto il paralitico - è essere senza Dio. Sul marciapiede della sua misera esistenza di mendicante, ha ritrovato la fede. "Grande è lo tua fede! - si sente dire -, io cancello i tuoi peccati".
Nel nostro mondo che si illude di trovare rimedio ad ogni dolore, Gesù ci fa capire che c'è un solo male: non amare Dio, non lasciarsi amare da Lui e dal prossimo. Un po' di umiltà e uno slancio di amore sono più forti di tutte le scienze psicologiche, perché sciolgono la nostra vita dalla paralisi dell'egoismo e della disperazione. Il perdono di Dio ci fa testimoni di misericordia e di speranza, risana ogni paralisi.

Testimonianza di Parola vissuta

Sono sposata e ho una famiglia che per vari motivi richiede sempre la mia costante presenza, per cui grande è stata la mia gioia quando sono riuscita ad andare in pellegrinaggio da San Padre Pio, cosa che non avrei mai immaginato. Sono partita con il grande desiderio di chiedere una grazia, un perdono.
È stato tutto bellissimo, ogni tappa è stata ricca di fede; Padre Pio, San Gabriele dell'Addolorata. In ogni posto ho sentito la presenza di Gesù e Maria e ho capito che loro, quei santi, persone come noi, con la forza della fede sono arrivati alla santità, invece io, pur cogliendo tutte queste realtà, stavo ritornando a casa arricchita sì di cose belle, ma mi sentivo sempre male, la mia grazia pur chiesta con tutto il cuore non era arrivata.
Sono tornata a casa sabato notte; a letto non riuscivo a dormire; non vedovo l'ora di andare a Messa la domenica mattina. Grande è stata la mia gioia quando, entrando nella mia chiesa, ad aspettarmi c'era un manifesto con la frase: "Va', la tua fede ti ha salvato". In quell'istante il mio cuore ha esultato di gioia, la risposta alla mia richiesta di grazia era lì in quelle parole di Gesù, che Lui ha voluto farmi trovare proprio nella mia chiesa.
È stato un momento bellissimo, credevo di volare, ero pazza di gioia. Solo allora ho capito che Lui mi aveva già perdonato un sacco di volte, ero io che non riuscivo a perdonarmi. Allora Lui nella sua immensa bontà ha pensato di scrivermelo.
Finalmente libera, la mia firma è sempre e solo GRAZIE.

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

1 commento:

  1. E' la cosa più difficile quella di chiedere il perdono perchè implica anche il perdonarsi. Ma il paralitico questo perdono non lo ha chiesto anzi sono stati i suoi amici e/o parenti a portarlo da Gesù. Sono stati loro a vincere le resistenze (la folla) che si frapponeva al loro andare verso Gesù portando il paralitico sul suo lettuccio. Con fantasia e coraggio hanno scoperchiato il tetto di paglia e lo hanno calato ai piedi di Gesù. (Ved lo immaginate il trambusto e magari le proteste del proprietario di quella povera casa con il tetto di paglia?) Marco non ci dice altro ci mostra però come possono i parenti e gli amici "intecedere" presso Gesù per implorare la guarigione del paralitoco. Ma Gesù ci sorprende ancora e prima di guarirlo nel corpo gli perdona i peccati. E' Lui che prende l'iniziativa. Del paralitico non sappiamo gran che conosciamo cosa ha fatto Gesù. Mi chiedo? Quanti di noi si comportano come i parenti e gli amici del paralitico e intercedono verso Gesù per chiedere la guarigione di chi è "paralitico" (nel corpo e nello spirito -peccato)?

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